Per molti supplenti Covid, docenti e Ata, non ci sono buone nuove sulle difficoltà di pagamento. Dopo la denuncia dell’Anief, a gennaio erano state inviata a tutte le scuole delle circolari operative con la quale, oltre alle indicazioni tecniche, si stabilivano le date, con tanto di orari-soglia, entro le quali le segreterie scolastiche avrebbero autorizzato i ratei contrattuali. Per molti docenti e Ata precari, però, il pagamento dello stipendio non è mai arrivato. Nemmeno della prima mensilità. E parliamo pure di insegnanti e Ata in servizio dallo scorso autunno. Anche la prevista emissione ordinaria del 25 gennaio non è stata risolutiva per tutti: a questo punto, la speranza è che, siccome l’accredito dello stipendio ha effetti pratici entro una decina di giorni, la procedura sia ancora in via di definizione. Ma c’è dell’altro: tutti i supplenti Covid, come quelli temporanei, continuano a subire il taglio dell’importo, a causa del mancato riconoscimento della retribuzione professionale docenti e del compenso individuale accessorio al personale Ata, pari rispettivamente a una riduzione mensile di ben 174,50 e 64,50 euro.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i ritardi stipendiali e la cancellazione illegittima delle voci accessorie in busta paga sono condizioni non più accettabili. Ancora di più perché parliamo di docenti e personale Ata assunti in alto numero a centinaia di chilometri dalla loro dimora: dunque, si tratta di lavoratori che devono affrontare spese vive e anticipare costi per affitti, bollette e viaggi vari. È inaccettabile che siano abbandonati al loro destino. Ancora di più perché lo stipendio non è una concessione, ma un diritto che segue a determinati doveri professionali. Per Anief l’attesa è finita: è giunta l’ora della procedura di diffida e messa in mora”. Chiunque abbia necessità di procedere in questo senso può rivolgersi ad una delle sedi territoriali Anief.
I docenti e Ata cosiddetti Covid continuano a essere trattati come lavoratori di serie B: alcuni giorni fa, il quotidiano La Stampa riferiva che non tutti i 70mila supplenti assunti per affrontare meglio le problematiche della didattica durante i contagi da coronavirus avevano “ancora ricevuto lo stipendio di dicembre, almeno metà quello di novembre e almeno un quarto non ha mai visto un euro”.
Un istituto comprensivo, in provincia di Alessandria ha attivato un lodevole progetto: il Charity “Prestito d’onore”, attraverso il quale è stata fornita la possibilità ai dipendenti in queste condizioni di accedere a un anticipo economico di almeno 200 euro. Con la somma che verrà restituita alla scuola non appena il lavoratore avrà percepito lo stipendio. Siamo all’assurdo: il personale non viene pagato nei tempi stabiliti, ha delle spese da affrontare, perché spesso fuori sede, e arriva a indebitarsi.
Come se non bastasse, i lavoratori precari inclusi nell’organico Covid, alla pari dei supplenti temporanei, debbono combattere pure con il mancato riconoscimento della retribuzione professionale e del compenso individuale accessorio: una mancanza che costa a ogni docente supplente Covid o temporaneo ben 174,50 euro in meno al mese e 64,50 euro se collocato nel profilo Ata. Su queste azioni, già avviate per i supplenti brevi, sono tantissime le sentenze ottenute dal sindacato.
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