Lotta all’abbandono scolastico, alla povertà educativa e ai ritardi strutturali in ambito formativo in alcune zone del Paese: sono i punti centrali che caratterizzano le osservazioni inviate oggi dall’Anief alla Commissione Cultura della Camera, a proposito della “Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza” presentata in questi giorni dal premier uscente Giuseppe Conte. Il fine è quello di evitare che rimangano in vita quegli ostacoli che poi possano far fallire sia le politiche di investimento, ben 28 miliardi, che sono presenti nel Recovery Plan, sia i 24 progetti. Secondo il giovane sindacato, gli obiettivi posti non possono prescindere dalla volontà di “rivedere l’attuale formulazione degli organici, ridefinire l’obbligo scolastico, anticipando a tre anni ed estendendolo fino a 18-19, contrastare la precarietà per valorizzare la professionalità del personale e per favorirne la mobilità nei trasferimenti per conciliare tempi di vita e di lavoro”.
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il presidente Anief Marcello Pacifico ha ricordato che sono diversi i punti su cui non ci possiamo permettere di fallire: “Uno di questi ostacoli - ha detto - è l'attuale definizione rigida degli organici, ben lontana dall'interesse e dalle esigenze del territorio. Tutto ciò non fa che aumentare la dispersione scolastica, l'abbandono scolastico e non tiene conto del tessuto sociale ed economico che c'è in ogni luogo di produzione o di ricerca del sapere. L'altro grande tema è la precarietà. Purtroppo, abbiamo una scuola precaria, un'università precaria, un'alta formazione coreutica e musicale precaria e dei ricercatori che sono precari per eccellenza, perché non sono neanche nei ruoli a tempo indeterminato”.
LE OSSERVAZIONI ANIEF
Anief ha scritto ai deputati della VII Commissione della Camera dei Deputati nell’ottica di avere cura dell’impatto di genere, generazionale e territoriale; sono ormai più che maturi i tempi per “superare l’attuale rigida assegnazione degli organici in base al rapporto numerico tra la popolazione studentesca scolastica e il personale impiegato”: nello stabilire la quantità di docenti, Ata, dirigenti scolastici e Dsga da assegnare, ciò che conta in modo predominante è “il contesto sociale, economico, produttivo di ogni comunità, stabilizzare in organico di diritto i posti vacanti o in deroga pluriennale sul sostegno, assegnare stabilmente l’organico Covid-19 come per assistente tecnico in ogni istituto comprensivo, attivare i ruoli di coordinatori previsti dalla contrattazione per il personale amministrativo”.
Il sindacato autonomo si sofferma anche sul sistema di progressione di carriera per il personale docente indicato dallo stesso piano governativo: per Anief dovrà “essere oggetto di confronto con le parti sociali, alla luce di uno stipendio ancorato al costo della vita e al valore medio registrato nell’Unione europea, con una specifica indennità legata al rischio biologico, al bornout e una finestra specifica per la pensione”. Specificatamente “per il personale amministrativo, bisogna aggiornare i profili professionali in base ai nuovi compiti sia nelle scuole che negli atenei perché si riconoscano alcune nuove figure tecniche di sistema”.
Per quanto riguarda invece il potenziamento delle competenze e sul diritto allo studio”, l’organizzazione sindacale “ritiene opportuno potenziare il tempo della scuola in ogni ordine e grado, anticipare l’obbligo scolastico al terzo anno di vita dello studente ed estenderlo fino alla maggiore età, introdurre in pianta organica il personale docente delle sezioni primavera, ripristinare l’insegnamento per moduli nella scuola primaria oltre all’insegnamento specialistico di lingua inglese, di educazione motoria e musicale, per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica e per migliorare anche le competenze linguistiche e logico-matematiche”.
A proposito della revisione del sistema di reclutamento dei docenti di ogni ordine e grado, il sindacato evidenzia “la necessità di prevedere procedure concorsuali ordinarie triennali con l’accesso di tutti gli idonei nelle graduatorie di merito, e riservate annuali per titoli ed esami con l’accesso nelle graduatorie finale di tutti i candidati con 36 mesi di servizio prestato nel sistema nazionale di istruzione, senza escludere insegnanti di religione o educatori. Tale riforma potrebbe partire da un ripensamento dell’attuale concorso straordinario bandito”.
Infine, “sulla formazione in servizio per il personale della scuola, per quanto riguarda l’accesso alla professione insegnante”, Anief ritiene che “bisogna riprogrammare i percorsi già attivati presso le scuole di specializzazione (SSIS) e collegarli a un sistema di accesso ai ruoli, mentre a tutto il personale con contratti a tempo determinato deve essere garantita l’attribuzione della card attualmente riservata al solo personale docente di ruolo. Risulta necessario, altresì, periodicamente organizzare corsi di abilitazione e di specializzazione su sostegno a tutto il personale supplente della scuola”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
L’idea di fondo del professor Marcello Pacifico è che bisogna agire con dei proficui “processi di riforma, a partire dal reclutamento, affiancando ai concorsi ordinari, che devono essere banditi periodicamente, concorsi riservati ai candidati che hanno più di 36 mesi servizio. Per quanto riguarda il superamento dell'abbandono scolastico – continua Pacifico - occorre partire da una ridefinizione dell'obbligo, che deve iniziare dai 3 anni e portare lo Stato a garantire quest'obbligo fino ai 18-19 anni, perché altrimenti è inutile che parliamo di orientamento, di percorsi che dovrebbero portare i nostri studenti ad avvicinarsi all'istruzione terziaria, al mondo dell'università, e poi a 16 anni li abbandoniamo”.
Il leader dell’Anief ritiene quindi centrale “superare quei deficit emersi dal Rapporto Ocse-Pisa nelle competenze linguistiche o logico matematiche”: a questo scopo, “bisogna introdurre di nuovo l'insegnamento per moduli nella scuola primaria, quando avevamo un insegnante che si occupava delle competenze logiche ed un altro delle competenze linguistiche. Questo però – continua - significa avere più organici, non solo legati alle esigenze specifiche di potenziamento del tempo scuola e del tempo pieno, ma organici legati al territorio. Non è più possibile assegnare lo stesso numero di insegnanti nelle scuole, ma occorre determinarlo in base al tessuto sociale ed economico in cui è inserita l'istituzione scolastica".
Qualsiasi piano, ha detto ancora Pacifico, non può inoltre prescindere dall’essere “accompagnato da una formazione permanente” dei cittadini, attraverso la quale fornire “gli strumenti a tutti di poter operare. Abbiamo ancora oggi 200 mila precari che non hanno una card per poter fare questa formazione, così come il personale amministrativo”. Come deve essere fondamentale investire sull'avanzamento di carriera del personale: è un tema che va “concordato con le parti sociali anche nella scuola”, perché, ha sottolineato Pacifico, “come si fa a parlare di carriera quando gli stipendi sono lontani dall'inflazione? Occorrerebbe allora partire da uno stipendio comune, che sia ancorato al costo della vita ed ai livelli medi europei e che preveda anche delle specificità legate al burnout o al lavoro correlato o, come si è visto in tempo di pandemia, legate al rischio biologico".
Il sindacalista autonomo, infine, ha ricordato che nel Recovery Plan non ci si potrà dimenticare del tema della mobilità del personale, “in particolare quella transfrontaliera che interessa il settore della ricerca, e si concretizza nella rimozione di tutti i vincoli alla mobilità del personale docente e amministrativo". A iniziare dall’assurdo obbligo di permanere nel territorio di assunzione per almeno cinque anni, imposto ai docenti immessi in ruolo dallo scorso mese di settembre e contro il quale il sindacato si sta opponendo in tutte le sedi.
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