Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “senza incrementi di spazi, plessi, organici, tempo scuola, il Recovery plan rischia di trasformarsi in un progetto ‘zoppo’. E perché non si dice con chiarezza che per ridurre l’alto tasso di dispersione si agirà sulla l’estensione dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, con avvio a tre anni? Perché non c’è un impegno chiaro sulla cancellazione delle classi pollaio, con l’introduzione di un tetto massimo di 18 alunni e meno di 15 in presenza di disabili? Che fine hanno fatto le docenze per moduli, alla docenza specialistica d’inglese e l’educazione motoria nella scuola primaria? Questo piano può soddisfarci, servono correttivi importanti. Stavolta i soldi ci sono, manca la lucidità politica sulle priorità da adottare”, conclude il leader della giovane organizzazione sindacale.
Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, il Recovery Plan passa in Parlamento, con il premier Mario Draghi che nel pomeriggio ha riferito alla Camera dei deputati sulle misure previste. Il presidente del Consiglio ha confermate le 4 “missioni” annunciate: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute, a cui vanno aggiunti 16 Componenti. La missione Istruzione e Ricerca assorbirà 31,9 miliardi, il 17% delle risorse totali, di cui “uno finanziato con risorse nazionali tramite il Fondo complementare, e 31 con il Dispositivo europeo”, ha detto il premier. Per domani è prevista l’approvazione dell’Aula.
“Gli interventi principali – ha elencato Draghi – riguardano: Il miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell’offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Lo sviluppo e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante. I processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti. Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche, ad esempio con il cablaggio interno di circa 40.000 edifici scolastici, la riforma e l’ampliamento dei dottorati. Il rafforzamento della ricerca e la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese. Il sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico”. Secondo il capo del Governo, con questo progetto si “inciderà su fattori indispensabili per un’economia basata sulla conoscenza”.
Anief sostiene che il programma predisposto dall’esecutivo Draghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito dei comparti Istruzione e Ricerca è ambizioso, può godere di una parte importante dei finanziamenti europei, peraltro anche incrementata nella fase di revisione precedente al Consiglio dei ministri svolto ieri. Tuttavia, permane la mancanza di “voci” rilevanti per i destini della scuola italiana, ad iniziare dalla mancanza di un impegno previso sull’aumento di istituti scolastici autonomi: l’indicazione del ‘potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche’ non è sufficiente. Come non c’è più un impegno diretto sulla semplificazione dei concorsi, con assunzioni da graduatorie per titoli e servizi, visto che si parla solo di rinnovo dei ‘processi di reclutamento’
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