Nell’attivare i corsi bisogna tenere conto dell’effettivo fabbisogno e non soltanto dell’offerta formativa delle singole Università. I docenti da specializzare nel Piemonte e in Emilia Romagna nel 2018, quando era ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, erano diverse migliaia anziché appena 200 nel primo caso e 320 nel secondo. Quindi, il decreto dell’allora ministro è stato dichiarato illegittimo. Ora Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, chiede ai ministri Cristina Messa e Patrizio Bianchi di programmare il nuovo ciclo Tfa sostegno - il VI - alla luce delle effettive esigenze dei territori, includendo tutti gli idonei dei precedenti cicli e supplenti con almeno 24 mesi di servizio svolto: “In questo modo – dice il sindacalista autonomo - si eviterà che il prossimo anno scolastico si incorra nel record di insegnanti senza specializzazione su posti in deroga. E potrà anche garantire il diritto all’inclusione degli alunni disabili, invece spesso a rischio per la mancanza di docenti all’altezza e nominati prima dell’avvio dell’inizio delle lezioni. Nello stesso tempo bisogna ripensare il sistema di reclutamento dell’insegnamento, sempre a cominciare dal sostegno, così come si sta cercando di fare in questi giorni con il Patto per la Scuola.
È sbagliato programmare i posti per specializzare i docenti di sostegno degli alunni con disabilità considerando solo le condizioni e le possibilità degli atenei. Aveva ragione l’Anief: il numero di docenti da preparare non può essere stabilito da chi organizza, ma sono le Università ad adattarsi alle esigenze degli alunni. A dirlo non è solo il sindacato, ma anche una sentenza del Consiglio di Stato che accoglie il ricorso sull’assegnazione iniqua dei posti specializzazione su sostegno, in riferimento alla “dedotta sperequazione territoriale dei posti autorizzati rispetto al reale fabbisogno espresso, in specie in relazione alla carenza di istruttoria e di motivazione a base di una determinazione che risulta del tutto contraddittoria”.
Uno dei casi più clamorosi di mancata attivazione di posti adeguata fu, nel 2018, quello del Piemonte, prontamente denunciato dall’Anief, dove il fabbisogno di insegnanti da specializzare nel 2018 ammontava a 4.657 posti, ma nell’ultimo ciclo di TFA erano stati autorizzati solo 200 posti. Anche in Emilia Romagna la differenza fu enorme: a fronte del fabbisogno di insegnanti da specializzare pari a 4.860 posti (oggi diventati 6.000), nell’ultimo ciclo di TFA sostegno ne furono autorizzati appena 320. Mentre la sola Università di Messina organizzò i corsi per ben 2.000 posti di specializzazione e l’Università di Enna 1.125. Mentre altri atenei, come quello di Bologna, non ne avviarono nemmeno uno. Inoltre, vi furono Regioni dove il numero di specializzati era oltre dieci volte il fabbisogno. Ad esempio in Calabria dove, a fronte di un fabbisogno di soli 91 insegnanti specializzati, furono autorizzati ben 1.150 posti.
Anche il Consiglio di Stato ha adesso accertato, in sede di verifica dei fatti, come ammesso della stessa amministrazione pubblica “resistente”, che è mancata la necessaria preventiva consultazione tra le Università e gli Uffici scolastici regionali in merito ai fabbisogni di personale da specializzare per le attività didattiche di sostegno.
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