Nei prossimi giorni, in Consiglio dei ministri si discuterà dell'estensione dell'obbligo vaccinale anche al personale scolastico. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “la norma se approvata sarebbe però inutile e irragionevole, alla luce sia delle già alte percentuali dei vaccinati (75%con entrambi le dosi e 85% con la prima dose), sia del fatto che quasi tutta la popolazione studentesca tornerà sui banchi non certo immunizzata. Ma soprattutto, la disposizione sarebbe inconcludente senza lo sdoppiamento delle attuali classi: si tratta di un costo, in termini di edifici e organici, che si aggira attorno ai 10 miliardi, a dispetto dei 5 già spesi in banchi monoposto, mascherine, sanificatori e didattica a distanza. Inoltre, obbligare il personale a farsi somministrare delle dosi di vaccino è incostituzionale per la violazione di norme comunitarie, anche legate alla privacy: il datore di lavoro, infatti, non è titolato a verificare lo stato di vaccinazione dei sui dipendenti. Come si andrebbe a scovare in Sicilia, ad esempio, quel 40% di cittadini, non solo dipendenti della scuola, che oggi non sono ancora vaccinati? Va poi considerato che la vaccinazione comporta ancora effetti incerti per la salute, visto che l'attuale sperimentazione non esclude nuovi contagi”. A pensarla così sono anche illustri esperti di legislazione, come il professor Ugo Mattei. Il giovane sindacato si conferma pronto a ricorrere in tribunale.
Dopo il passo indietro del Comitato tecnico scientifico, la decisione sull’obbligo vaccinale tra il personale scolastico resta ad appannaggio del Governo: "Ci troveremo questa settimana con il Consiglio dei ministri e la decisione sull'obbligo o meno per gli insegnanti andrà presa dall'intero collegio", ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Il punto è che sulla vaccinazione obbligatoria del personale sanitario c’erano già dei forti dubbi, figuriamoci ora che si vorrebbe imporre ai lavoratori della Scuola. Ricordiamo che vi sono diversi esperti di legislazione a pensarla in questo modo. Uno di questi è il professor Ugo Mattei, socio ordinario della International Academy of Comparative Law e membro del comitato esecutivo della American Society of Comparative Law di diritto civile e di diritto internazionale e comparato all'Università della California, professore di diritto internazionale e comparato all'Hastings College of the Law dell'Università della California a San Francisco, di diritto civile all'Università di Torino e per due volte patrocinatore di un referendum presso la Corte Costituzionale italiana.
I DUBBI DI COSTITUZIONALITÀ
“Se il governo rendesse obbligatorio il vaccino per il personale sanitario in queste condizioni di oggi, secondo me – ha detto il professor Mattei - sarebbe incostituzionale e sarebbe incostituzionale per due ragioni fondamentali: primo, perché si tratta ancora di terapie sperimentali e non si conoscono ancora tutti gli effetti; secondo, perché non è noto quanto la vaccinazione effettivamente impatti su terzi, cioè se il vaccinato sia ancora contagioso oppure no”. Quindi, “viste queste due ragioni, per l'articolo 32 della Costituzione non è possibile un obbligo vaccinale neppure in una forma mirata al personale sanitario”.
Per l’esperto di diritto, “imporre un obbligo vaccinale in assenza di certezze conoscitive, relative alla funzione sociale e pubblica di un vaccino, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Riguarda la scelta personale di un individuo, se si vuole vaccinare oppure no, perché ha più o meno paura per sé stesso. Non essendoci chiarezza sull'impatto verso terzi è illegale dopodiché lo è a maggior ragione nel momento in cui la sperimentazione non è stata portata fino in fondo. Ci sono obblighi vaccinali che sono costituzionali nel nostro sistema ma questi nuovi vaccini hanno le due problematiche che dicevo all'inizio”.
I DUBBI DEL SINDACATO
Anief ricorda che le procedure per superare l’attuale quadro normativo sull’obbligo vaccinale tra i lavoratori non possono essere superate con una semplice circolare ministeriale. Lo stesso Garante delle privacy ha chiarito inoltre che negli ambienti di lavoro “solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario e il contesto lavorativo, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti. Il datore di lavoro deve quindi limitarsi attuare, sul piano organizzativo, le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità”.
“Comprimere il diritto alla privacy – dice Marcello Pacifico, leader Anief – non può essere superato da motivi etici: la stessa Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha comunicato formalmente ai Paesi membri che occorre garantire che i cittadini siano informati sul fatto che la vaccinazione non è obbligatoria e che non è possibile politicamente, socialmente o in altro modo mettere sotto pressione i cittadini e i lavoratori per farsi vaccinare, se non desiderano farlo da soli. Per questi motivi, confermiamo, che se dovesse venire meno questo principio in Italia, la nostra intenzione di rivolgerci in tribunale”
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