Il Governo sembra intenzionato davvero a coinvolgere nell’azione legislativa sindacati e parti sociali: mercoledì prossimo è infatti previsto un primo confronto a palazzo Chigi con i rappresentanti dei lavoratori. Del resto, come ha sempre ricordato Anief, i tempi sono davvero molto ristretti e la legge di bilancio incombe. I finanziamenti per coprire il debito delle famiglie sul caro bollette saranno quelli più rilevanti, almeno per i tre quarti, ma vi sono anche altre manovre da attuare: tra queste c’è ‘Quota 41’, pari agli anni di versamenti di contributi, che sembrerebbe la risposta per evitare l’adozione in toto della Legge Monti-Fornero. “Può essere un punto di riferimento ma è ancora presto per poter dire in che modo e con quali condizionalità”, ha detto la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, al termine dell’incontro con le parti sociali, al quale hanno partecipato anche Cisal e Anief. “L’altro tassello sarebbe la proroga di Opzione donna. Dunque non è detto che ci possa essere in Legge di Bilancio una proroga di quota 102 con cui bypassare la legge Fornero ma il governo starebbe pensando dunque ad altre soluzioni e ‘Quota 41’ sarebbe una di queste”, spiega oggi la stampa specializzata.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “l’ipotesi di introdurre nel 2023 la ‘Quota 41’ per Anief può essere anche una prima soluzione per arginare la Legge Fornero, ma a patto che non si applichino penalizzazioni sull’assegno e si preveda finalmente quel riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria che anche il presidente Inps Pasquale Tridico ha invocato in più di un’occasione. C’è poi da introdurre il riconoscimento della fragilità anche per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado, così come avviene oggi con i maestri di infanzia e primaria che già hanno accesso all’Ape sociale. Lo abbiamo ricordato a chi di dovere anche questa settimana, durante l’incontro tenuto con Marina Elvira Calderone, nuova ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, durante il quale – conclude Pacifico - si sono affrontare le priorità del programma di azione per la legislatura appena avviata”.
Anief, pertanto, continua a chiedere che i lavoratori della scuola vengano considerati, per l’accesso alla pensione, alla pari dei lavoratori delle forze armate, permettendo così a docenti e personale Ata di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non si tratterebbe di nessuna concessione, visto l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a burnout e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, invece previsto per altre professioni anche del comparto pubblico”, conclude il presidente Anief.
Il giovane sindacato ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede Anief più vicina.
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