Chi insegna nella scuola italiana è sottoposto ad uno stress molto al di sopra della media, soprattutto dopo i 50 anni e negli istituti superiori: lo dice l’ultima indagine dell’Osservatorio sul Benessere dei Docenti dell’Università di Milano-Bicocca di Milano, ripresa oggi dalla stampa specialistica. Secondo la ricerca dell’ateneo milanese, quasi la metà degli insegnanti è a rischio burnout, il 20% soffre di presenteismo: va normalmente in cattedra anche se sta male.
“Questi dati confermano che è sempre più indispensabile anticipare l’uscita dei docenti dalla scuola includendo tutte le categorie, anche della secondaria, tra le professionalità usuranti – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, invece a dieci anni dalla riforma Fornero la scuola italiana è sempre più vecchia. Nel 2021, secondo ultimo rapporto Aran, il 56,5% del personale è over 50, tra poco saranno uno su tre, con sempre più over 60: ben 219.262 lavoratori che con Quota 96 sarebbero potuti andare in pensione e che oggi sono bloccati o penalizzati con Opzione donna, considerando che circa l’80% dei lavoratori della scuola è donna”.
“Come Anief, chiediamo ai ministri Calderone e Valditara una modifica immediata della norma con una specifica ‘finestra’, per anticipare l’uscita dal lavoro a 62 anni senza penalizzazioni, che tenga conto del burnout e il riscatto gratuito degli anni di studio negli atenei. L'alta età media del personale genera inoltre un gap insostenibile generazionale tra studenti e docenti: senza disposizioni ad hoc le cose andranno sempre peggio”, conclude Pacifico.
LA RICERCA DELL’ATENEO MILANESE
La prima indagine è stata avviata nel 2007 a Milano, per poi espandersi a tutta la Lombardia nelle edizioni del 2009, 2014, 2018 e diventare biennale. Il dato, preoccupante, emerge da un campione di 5.847 insegnanti di 449 scuole, e rappresenta un campanello d’allarme per la salute mentale di una categoria fondamentale per la nostra società. I sintomi del burnout sono tre: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e bassa realizzazione personale. L’indagine evidenzia come il 48% dei docenti presenti livelli critici in almeno uno di questi tre indicatori, e il 4,6% addirittura in tutti e tre.
Oltre al burnout, un altro problema diffuso tra gli insegnanti è il presenteismo, ovvero la tendenza a lavorare anche quando si è in cattive condizioni di salute. Un insegnante su cinque ha dichiarato di aver lavorato più di cinque volte in condizioni di salute non ottimali. Le condizioni lavorative degli insegnanti appaiono buone, anche se migliorabili. Il dirigente scolastico è visto come un supporto positivo, ma emerge la necessità di una formazione continua, in particolare sulla didattica per contesti multiculturali e sulle competenze trasversali.
La ricerca ha anche esaminate le differenze tra i vari gradi scolastici. I docenti delle scuole primarie riportano una situazione migliore rispetto ai colleghi delle secondarie, con migliori condizioni lavorative, maggior supporto del dirigente e una maggiore soddisfazione del proprio lavoro. I docenti più a rischio burnout sono quelli delle superiori, in particolare quelli dei licei. I docenti più giovani invece tendono ad essere più soddisfatti del proprio lavoro e a soffrire meno di presenteismo.
DOCENTI TROPPO ANZIANI
È di poche settimane fa uno sudio dell’Aran, l’Agenzia che opera per la PA, sui dati relativi agli occupati nella Pubblica Amministrazione per classi di età e genere. Nella scuola l’invecchiamento è evidente: su 1.183.442 lavoratori complessivi (di cui 933.945 donne e e 249.497 uomini), quasi la metà (ben 449.992) è compresa nella classe di età 50-59 anni. Nella PA la presenza di dipendenti appartenenti alla fascia anagrafica 50-59 anni è minore: su 3.238.744 lavoratori, solo 1.266.135 sono collocati in quel range. Nella scuola, se si guarda a tutti gli over 50 si scopre che oltre il 56,5% rientra in questa casistica. È emblematico anche che l’età media del personale scolastico, in prevalenza composto da insegnanti, è pari a 50,6 anni per gli uomini, 50,4 anni per le donne. Nei numeri dell’Aran c’è anche la mancanza di possibilità di fare carriera per chi lavora a scuola: su 1.183.442 lavoratori, ben 1.175.897 è personale non dirigente.
I NUMERI ARAN IN TABELLA
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