Mentre si discute sul nuovo protocollo per la scuola, con la didattica a distanza prevista d’ora in poi per tutti gli alunni di una classe solo se si verificano almeno tre contagi da Covid19, tornano a salire i numeri di chi ha contratto il virus: in Francia, il portavoce del governo ha annunciato che la situazione è in peggioramento e in ben 39 dipartimenti gli alunni dovranno tornare a indossare le mascherine “ovviamente per motivi di sicurezza sanitaria”. In Germania, il presidente dell’Istituto Koch, Lothar Wieler, ha parlato di “numeri preoccupanti”: i morti sono saliti a 194, solo una settimana fa erano 114, con il portavoce della cancelliera Angela Merkel che ha annunciato "l'esecutivo favorevole a un rafforzamento delle regole".
Non si possono obbligare i lavoratori a comunicare al datore di lavoro il possesso o la mancanza del Green Pass con un preavviso idoneo a soddisfare le suddette esigenze: a sostenerlo è il sindacato Anief, che ha presentato un emendamento apposito al decreto-legge 8 ottobre 2021, n. 139, contenente disposizioni urgenti per l’accesso alle attività culturali, sportive e ricreative, nonché per l’organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali. Nell’emendamento, il giovane sindacato sostiene che la richiesta dell’obbligo di anticipare la comunicazione sul possesso del certificato verde non può “essere sempre soddisfatta in considerazione della durata della certificazione rilasciata a seguito di tampone (48 o 72 ore)”. L’organizzazione sindacale guidata da Marcello Pacifico ha inoltre chiesto, attraverso altri due emendamenti, che non venga eccessivamente depotenziato il ruolo attivo del Garante della Privacy “con riguardo all’esecuzione di un compito di interesse pubblico”, quale è quello del trattamento dei dati.
Sta partendo il confronto sul rinnovo del contratto della mobilità del personale scolastico. Anche a livello politico. Anief conferma la sua idea sulla cancellazione dei vincoli che continuano a tenere ingiustamente bloccati decine di migliaia di insegnanti, soprattutto tra i neo-assunti.Secondo la giovane organizzazione sindacale, quello di cambiare le regole sulla mobilità, con l'abolizione dei vincoli incostituzionali che ad oggi negano il diritto alla famiglia, è un obiettivo sul quale il Governo deve impegnarsi: non si può permettere che si continui a negare il diritto alla famiglia in cambio di una continuità didattica tutta da dimostrare.
“In assoluto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - i vincoli alla mobilità, ancora di più quando si è in presenza di posti liberi, diventano una palese violazione al diritto a ricongiungersi agli affetti. Siamo sempre più convinti che occorra ripristinare le assegnazioni provvisorie annuali dopo aver ottenuto il riconoscimento delle assegnazioni temporanee previste per i genitori con figli fino a tre anni. Se pensiamo che dovremo convivere con la pandemia ancora chissà per quanto tempo, diventa sempre più incomprensibile negare l’assegnazione annuale, naturalmente in presenza della cattedra libera, solo per via di cavilli e motivi risibili. Ancora di più perché è dimostrato che la conferma del docente, curricolare o di sostegno, non ha benefici da tale imposizione. È bene che, considerando quanto è previsto dalla Legge 159/2019, che a metterci mano dovrà essere prima di tutti il legislatore. Al fine di ottenere lo spostamento di sede prima dei tre anni indicati dalla legge, ma anche per favorire altre forme di spostamenti e di mobilità fino ad oggi negate, Anief offre la possibilità di ricorrere al giudice, con l’opera di legali dello stesso sindacato”.
Le richieste di modifica sono state comunicato all’interno del documento congiunto Cisal-Confedir, consegnato stamane in occasione dell’audizione svolta presso le Commissioni riunite Finanze e Lavoro del Senato, nell’ambito dell'esame del disegno di legge n. 2426, di conversione del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, che contiene misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili. Sono diversi i punti toccati dal giovane sindacato: tutela dei lavoratori fragili e congedi parentali fino al termine dell’emergenza; mobilità del personale senza vincoli temporali e geografici; revisione delle percentuali del rapporto alunni-docenti; ripristino dell’organico Covid per effettuare lo sdoppiamento delle classi e permettere lo sdoppiamento; revisione ed ampliamento degli organici, anche per il rispetto di 1,80-1,90 metri quadrati di spazio ad alunno; rivedere il dimensionamento scolastico alla base dei tagli di posti, sedi e tempo scuola degli ultimi anni; revisione del numero minimo degli alunni per mantenere le scuole autonome; dare la possibilità al personale scolastico di fare gratuitamente e periodicamente i tamponi antigenici; assegnare al personale della scuola l’indennità di rischio biologico.
L’insegnamento è un lavoro usurante, con casi elevati di insegnanti esposti a malattie mentali e fisiche. Tra i più esposti al rischio burnout risultano i docenti più emotivi e stanchi, spesso con tanta anzianità lavorativa alle spalle. È questo il motivo che ha portato la Commissione lavori gravosi a chiedere ed ottenere dal Governo di includere, dopo i maestri della scuola dell’infanzia, anche quelli scuola primaria nella lista delle occupazioni usuranti, requisito indispensabile per poter accedere all’Ape Sociale e quindi lasciare il servizio a 63 anni di età in presenza di almeno 36 anni di contributi: una facoltà che porterebbe a non avere riduzioni importanti all’assegno di quiescenza, ma col vincolo che sei degli ultimi sette siano stati impegnati in attività faticose. Nella lista allargata anche altre professioni, come i conduttori di macchinari per l'estrazione di minerali, agli operai agricoli e agli artigiani, i magazzinieri, gli addetti alla consegna, gli estetisti, i lavoratori delle pulizie, i portantini e i tecnici della salute.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, non comprende come mai “il dato inequivocabile che il lavoro nella scuola risulti tra i più faticosi, portando crescente stress e burnout, sia noto a tutti, mentre al legislatore. Il quale si ostina a concedere l’accesso al pensionamento solo ad una parte del corpo docente. La possibilità di lasciare la cattedra a 63 anni deve essere data anche agli insegnanti della scuola secondaria, dove il numero di alunni arriva anche a 30 e più alunni, mediamente più del primo ciclo, e le difficoltà non sono da meno degli altri gradi scolastici. Ignorare tutto questo, derivante da un esaurimento emotivo, significa volere accettare l’insorgenza di patologie mentali, fisiche e comportamentali, come accertato da diversi studi scientifici, senza fare nulla. Esortiamo senatori e deputati ad includere tra le professioni meritevoli dell’anticipo pensionistico a 63 anni, con la manovra di fine 2021, anche i docenti della secondaria”, conclude Pacifico.