Tra poche settimane un 1 milione e 350 mila dipendenti del comparto istruzione e ricerca in oltre 7.500 scuole autonome, atenei, enti di ricerca, Afam saranno chiamati a esprimere la propria preferenza.
Tra poche settimane un 1 milione e 350 mila dipendenti del comparto istruzione e ricerca in oltre 7.500 scuole autonome, atenei, enti di ricerca, Afam saranno chiamati a esprimere la propria preferenza.
“Tanto rumore per nulla”: così commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, la decisione con sentenza del tribunale di Roma che nel dispositivo diffuso ribadisce il diritto all’informativa e al confronto dei sindacati non firmatari di contratto collettivo nazionale (nella fattispecie la Uil Scuola Rua) ma non alla contrattazione integrativa. In attesa di prendere visione delle motivazioni per eventuali contestazioni. Anief ritiene che quanto scritto nel dispositivo non cambi le attuali relazioni sindacali condotte dalla Uil Scuola Rua con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, considerando che ha ottenuto le informative quando richieste e ha partecipato ai tavoli di confronto politico.
Tra le opportunità che vengono concesse ai dipendenti pubblici, il Governo e il Ministero per la pubblica amministrazione aprono a quella di rimanere in servizio fino all’età di 70 anni, ma continuano a non dire nulla sulla fondamentale possibilità di lasciare il servizio tra i 59 e i 60 anni: in particolare, spiega la Funzione Pubblica, il Ministro per la Pubblica amministrazione, Senatore Paolo Zangrillo, ha firmato le indicazioni applicative del ricorso al trattenimento in servizio del personale, dirigenziale e non dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche “di cui si renda necessario continuare ad avvalersi anche per far fronte ad attività di tutoraggio e di affiancamento ai nuovi assunti e per esigenze funzionali non diversamente assolvibili". Il documento prevede che il ricorso all’istituto possa essere applicato "non oltre il compimento del settantesimo anno di età e nel limite massimo del 10 per cento delle facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente”. È bene ricordare, a questo proposito, che la stessa Funzione Pubblica specifica che “la misura condiziona il trattenimento al consenso dell’interessato”.
Lavorare a scuola è sempre più difficile, perché stare dietro la cattedra significa vivere una realtà complessa, fatta di sfide quotidiane e di un impegno che va ben oltre le ore di lezione: i primi a sentire il malessere crescente sono i docenti. In tanti si sono rivolti a Reddit, piattaforma dove gli insegnanti si confrontano apertamente e ricordano che vivono un quadro complesso: in pratica, riassume la rivista specializzata Orizzonte Scuola, “la passione per l’insegnamento si scontra con le difficoltà di un sistema che sembra non tenere il passo con i tempi”. Le prime ad essere contestate sono le condizioni di lavoro: gli ambienti scolastici, in molti casi, sono descritti come “rimasti agli anni ’70”, inadeguati a rispondere alle esigenze di una didattica moderna. La gestione delle classi, sempre più complesse e a volte rischiose, rappresenta un’ulteriore sfida. A ciò si aggiungono le “continue e spesso inutili riunioni pomeridiane”, che sottraggono tempo prezioso alla preparazione delle lezioni e alla vita privata. Uno dei motivi maggiori del malessere è però lo stipendio, considerato “basso e non adeguato al percorso di studi e concorsi”, soprattutto se confrontato con il costo della vita, in particolare nelle regioni del Nord Italia.
“Il nostro sindacato è pronto a sedersi al tavolo per rinnovare il contratto Istruzione, Università e Ricerca, così da sbloccare i 150 euro di aumento e i 1.000 euro di arretrati, ma bisogna anche destinare nuove risorse per i settori e puntare al recupero anche dell'inflazione futura rispetto ai 23 miliardi stanziati”: così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, risponde al Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che ha in queste ore ribadito la disponibilità del Governo ad affrontare le tematiche contrattuali invitando i sindacati a collaborare per raggiungere soluzioni condivise. “Noi siamo pronti a farlo e spero che lo siano anche i sindacati”, ha dichiarato Zangrillo.