L’atto di indirizzo, che ha preceduto i finanziamenti della legge di stabilità 2018, ha predisposto aumenti per i dirigenti pubblici di 150 annui per il 2016 (+0,36), 470 per il 2017 (+1,09) e 625 per il 2018 (+1,45) rispetto allo stipendio sul tabellare che varia da 42 a 48 mila euro annuali dei dirigenti pubblici, compresi gli ex presidi delle scuole. Quindi, in assenza di risorse, si rischia di prendere molto di meno rispetto ai dipendenti del comparto, nonostante il nuovo Ministro Buongiorno annunci di voler assegnare 150 euro mensili.
Udir, Prodirmed e Dircond, in un comunicato congiunto, chiedono lo stanziamento di risorse aggiuntive per onorare gli intendimenti del Governo per tutta la dirigenza pubblica che comunque sarebbero inferiori all’aumento del 15% del costo della vita registrato dal blocco contrattuale. Basti pensare che se si dovesse per ordine del giudice recuperare il solo adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale scatterebbero aumenti del 4,26% per il 2016, del 4,66% per il 2017, del 5,51% per il 2018, grazie ai ricorsi promossi. Per aderire vai al seguente link.
All’articolo 4 il “Differimento del termine di esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali in tema di diplomati magistrale”, le cui sentenze verranno quindi “eseguite entro 120 giorni decorrenti dalla data di comunicazione del provvedimento giurisdizionale al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”: si dà indicazione al Miur di poter soprassedere all’applicazione delle possibili sentenze negative emesse sul caso dei diplomati magistrale a seguito dell’adunanza plenaria, emessa dal Consiglio di Stato lo scorso 20 dicembre.
A questo proposito, Anief torna ad esortare l’invio di repentine indicazioni, da parte dell’amministrazione centrale, rivolte agli Uffici Scolastici Regionali per evitare nuovi depennamenti prima della conversione in legge o un’applicazione diversificata della disposizione di “congelamento” delle sentenze fissate dal Consiglio dei ministri. Nel frattempo, il giovane sindacato non sta di certo a guardare: dopo avere ottenuto un’importante Risoluzione del Parlamento Europeo sul precariato, la 242 del 31 maggio scorso, ha visto ammessi due reclami collettivi al Consiglio d’Europa sui precari della scuole e sui diplomati magistrale e ha presentato ricorsi alla Cedu e alla Corte di Cassazione per l’annullamento per eccesso di giurisdizione della sentenza amministrativa denunciata.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):Durante le prossime audizioni parlamentari, presenteremo una proposta organica emendativa di diversi parti della Legge 107/15 - che anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha oggi dichiarato di voler cambiare - ritenuti illegittimi e irragionevoli che riguarderanno complessivamente la riorganizzazione del sistema di reclutamento della docenza, del personale Ata, dimenticato dalla Buona Scuola, e dei dirigenti scolastici, costretti a 2mila reggenze, nonché dei Dsga per i quali non si realizza un concorso pubblico da quasi 20 anni. A seguito del Consiglio nazionale della prossima settimana, saranno comunicate le proposte di Anief che riguarderanno anche il Jobs Act.
L’on. leghista Rossano Sasso parla degli insegnanti precari, da sempre discriminati, non solo per i contratti che si concludono al 30 giugno per poi rinnovarsi non più a settembre ma anche ad ottobre, novembre. Ma soprattutto – ha detto alle Commissioni Cultura – per il fatto che i docenti precari continuano a percepire lo stesso stipendio anche dopo venti anni di lavoro, seppure svolgano la professione con le stesse incombenze dei docenti di ruolo. È il momento di riconoscere gli scatti di anzianità anche ai docenti precari come ormai sancito da numerose sentenze. L’on Sasso ha fatto riferimento ad un altro problema che interessa il personale non di ruolo: il comma 131 della legge. “Dal 1° settembre 2019 alcuni precari corrono il rischio di essere licenziati, bisogna cancellare il comma 131 della legge Buona Scuola”. Un suggerimento in questa direzione è già stato fornito dal senatore Mario Pittoni che ha disegnato un’ideale porta di ingresso per stabilizzare i supplenti con 36 mesi di servizio e per l’attuazione del quale l’Anief ha chiesto un decreto plurimo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La prima operazione che il governo può fare, se vuole davvero affrontare il vulnus dei diritti negati a precari della scuola italiana, è quella di intervenire con il Decreto Dignità, andando a modificare il Testo Unico sulla scuola, risalente quindi a quasi 25 anni fa, in modo da arrivare ad una effettiva parità di trattamento economico e giuridico tra personale con contratti a termine e personale di ruolo. Inoltre, bisogna ovviamente trasformare il divieto dei contratti dopo 36 mesi, con cui si è andati a sovvertire la direttiva Ue n. 70/1999, in stabilizzazione del rapporto di lavoro, anche per evitare costi maggiori nei tribunali, dove il nostro sindacato sta raccogliendo successi considerevoli che portano nelle tasche dei lavoratori ricorrenti cifre sempre più considerevoli, anche decine di migliaia di euro, proprio per sanare la mancata adizione del principio di parità tra personale supplente e assunto a tempo indeterminato.
Entro il prossimo 13 settembre, il Governo italiano è chiamato a rispondere alle richieste formulate ai giudici europei dai legali dell’Anief che difende quasi la metà dei 50 mila maestri con diploma abilitante, conseguito prima del 2002, che ora non solo verranno estromessi delle Graduatorie provinciali e in 6mila casi pure dal ruolo, ma dal 1° settembre 2019 non potranno né insegnare più su posti vacanti e disponibili dopo 36 mesi di servizio a causa del comma 131 della Legge 107/15, né aver più possibilità di essere assunti a tempo indeterminato perché espulsi dalle Graduatorie ad esaurimento in virtù proprio della sentenza n. 11 del dicembre 2017 del Consiglio di Stato, dopo che lo stesso organismo giudiziario si era espresso con diverse sentenze di tenore opposto.
Sotto la lente d’ingrandimento del Consiglio europeo è andata a finire la violazione di una lunga serie di articoli e della Carta Sociale europea, la cui inosservanza sta mettendo a repentaglio la loro carriera professionale: con una risposta ineccepibile, nel ritenere ammissibili i rilievi mossi dai legali del giovane sindacato – secondo i quali il nostro Stato continua a non avere rispetto degli articoli 1.1, 1.2, 4.1, 4.4, 5, 6.4, 24 della direttiva comunitaria sul precariato e della lettera E della Carta Sociale europea –, il Consiglio d’Europa ha respinto le osservazioni sulla mancata legittimazione ad agire. Con la risposta del nostro Esecutivo che arriverà proprio nei giorni in cui sarà convertito in legge il Decreto Dignità, che concede 120 giorni di tempo all'amministrazione per ottemperare alle sentenze di merito dei tribunali e 60 giorni al Parlamento per decidere il da farsi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’apertura del Consiglio d’Europa conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita. E che espellere gli insegnanti dalle Graduatorie ad esaurimento esporrebbe lo Stato Italiano a un’ulteriore procedura d’infrazione comunitaria per l’evidente assenza di misure di prevenzione e di sanzione dell’abuso dei contratti a termine. Il nostro Governo si è invece sempre opposto al confronto, ritenendo illegittimo l'intervento della nostra giovane associazione sindacale perché non rappresentativa per il triennio 2016/2018 e non formatrice del nuovo Contratto collettivo nazionale di categoria. Ora, però, dovrà spiegare all'Europa cosa intende fare per evitare il più grande e discriminatorio licenziamento collettivo della storia italiana nel pubblico impiego, a meno che il Parlamento non dia una risposta corretta e giusta ai tanti danneggiati che stanno reclamando giustizia in tutti i modi attraverso l’approvazione di una semplice norma: quella che porta alla riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato.
Il sindacato torna a occuparsi dell’intricata problematica della sicurezza delle nostre scuole: il fatto è, purtroppo, che non ci manca un’amara risata quando affrontiamo il problema dei carichi di responsabilità dei DS su tale tema.Il preside non ha un budget di spesa; sarebbe necessaria invece la presenza di fondi di finanziamento nazionale e comunitario per la sicurezza degli edifici scolastici e ristrutturazioni edilizie. La giovane organizzazione sindacale ha più volte espresso la propria contrarietà a questo modo approssimativo d’interpretare le esigenze dello Stato e delle sue strutture, anche tramite interrogazioni parlamentari, esposti, audizioni alla camera.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): Durante gli incontri in giro per l’Italia con centinaia di presidi, è stata pressoché unanime la richiesta di cambiare in toto il Testo Unico sulla sicurezza. I dirigenti sanno bene che vi è un collegamento immediato tra il problema della sicurezza e quello della responsabilità che ricade sulle loro persone. Non è certo ammissibile finire in carcere per colpe non proprie. È bene che ciò sia chiaro. Udir continua la sua battaglia a favore dei dirigenti, ma soprattutto per una legalità equa e per una maggiore trasparenza verso il cittadino.