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News dal mondo Anief

 

 

Mobilità: è pioggia di condanne per il Miur

Altri quattro tribunali confermano le tesi Anief e condannano il Ministero dell'Istruzione dichiarando l'illegittimità dell'ormai famigerato “algoritmo impazzito” che ha trasferito i docenti nel 2016 in base a criteri illegittimi e non conformi al principio del merito.

Ormai è un vero e proprio uragano quello che si sta abbattendo contro il Ministero dell'Istruzione in merito alle procedure di mobilità operate nel 2016. I tribunali del lavoro di Asti, Catanzaro, Napoli e Pisa non lasciano spazio a dubbi e ribadiscono l'illegittimità dell'operato del MIUR nelle operazioni di trasferimento affidate a quel famigerato “algoritmo” che ha, in realtà, violato la normativa sotto molteplici profili. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Le operazioni di mobilità 2016 sono state palesemente inficiate da criteri che nulla c'entrano con il merito e la professionalità acquisita in anni di servizio; il nostro sindacato è orgoglioso di aver per primo condannato quel tipo di procedura e contribuito a far rientrare a casa tanti docenti che ne avevano diritto”. Le battaglie Anief, ora, si concretizzeranno anche ai tavoli della contrattazione e le tante storture previste nelle procedure di trasferimento del personale docente e ATA saranno sanate direttamente rimodulando le tabelle di valutazione dei titoli e dei servizi e riconoscendo, finalmente, precedenza al merito. Per questo motivo, l'Anief ha lanciato un appello a tutto il personale, docente e Ata, che vuole regole nuove ed una diversa organizzazione nella scuola per candidarsi con il giovane sindacato alle prossime elezioni RSU.

 

News dal mondo Anief
29 Ottobre 2017
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Diventare insegnanti, con le nuove regole strada più in salita: per due anni le supplenze pagate 400 euro al mese

I nuovi candidati potranno partecipare al nuovo concorso pubblico, aperto a tutti e previsto per il mese di giugno 2018, superato il quale si potrà quindi accedere al percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (il cosiddetto FIT) di durata triennale. Per accedere al concorso saranno necessari la laurea e il possesso di 24 CFU nelle discipline antro-psico-pedagogiche. I problemi sorgono subito dopo: il primo anno, coloro che sono stati reputati idonei acquisiranno una sorta di quella che oggi viene considerata l’abilitazione all’insegnamento; poi, proseguiranno con un altro anno di formazione. In questo biennio svolgeranno pure supplenze a stipendio ridotto. Anzi, sarebbe meglio parlare di rimborso spese, perché le cifre sembra che varieranno tra i 400 euro e i 600 euro al mese, probabilmente anche lordi. Al terzo anno di FIT, il candidato in formazione potrà accedere alle vere e proprie supplenze annuali, con stipendio equiparato ai precari attuali.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le cifre, da assegnare ai vincitori di concorso, che circolano in questi giorni per i primi due anni di FIT, sono così miserevoli che non si avvicinano nemmeno ad un assegno di disoccupazione. Inoltre, va ricordato che un laureato in questo modo deve anche rinunciare alle supplenze tradizionali perché non riuscirà a far conciliare tutto. Come Anief, quindi, siamo pronti a ricorrere per far riconoscere una borsa di studio adeguata al lavoro svolto. Lo stesso vale per gli studenti del Tfa, Pas, Cobaslid, Afam, SSIS e di ogni altro corso universitario abilitante: se sono abilitati non si può chiedere loro di lavorare come fossero dei “tirocinanti” senza esperienza pregressa. Inoltre, reputiamo illegittimo lo stipendio iniziale al terzo anno di FIT: dovrà essere adeguato agli effettivi anni di insegnamento già svolti dal docente, senza alcuna discriminazione rispetto al personale già di ruolo.

Eurosofia, in collaborazione con Anief ed Unipegaso, consente agli aspiranti docenti di acquisire i 24 CFU quali requisiti d’accesso per il prossimo Concorso a cattedra (Fit). Per maggiori informazioni cliccare qui.

 

News dal mondo Anief
28 Ottobre 2017
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Mancato aggiornamento I fascia GI: l'Anief mette di nuovo alle strette il MIUR in tribunale

Il TAR Lazio ordina al Miur di produrre documentati chiarimenti circa la ratio della disposizione adottata nel Decreto di aggiornamento delle Graduatorie d'Istituto 2017 che preclude ai docenti di valorizzare titoli e servizi maturati dal 2014 in poi.

Il Tribunale Amministrativo, infatti, chiede al MIUR chiarimenti sul D.M. n. 374/2017 nella parte in cui rinvia l’aggiornamento della graduatorie di prima fascia al 2018/19 e per il triennio successivo, “cristallizzando” il punteggio con il quale i docenti vi sono inseriti e, quindi, impedendo l’aggiornamento di tale punteggio. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Dopo la vittoria ottenuta dai nostri legali in tribunale contro l'impossibilità di effettuare il cambio provincia/sedi scolastiche delle Graduatorie d'Istituto 2017/2020 per quanti fossero inseriti in I fascia, adesso il MIUR si dovrà “giustificare” e dovrà spiegare in tribunale come sia possibile aver pensato di impedire anche l'aggiornamento del punteggio nelle Graduatorie d'Istituto ai tanti precari inseriti in I fascia”.

 

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28 Ottobre 2017
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Rinnovo del contratto, dopo il Ponte di Ognissanti riparte l’inutile trattativa all’Aran

L’Agenzia che segue i negoziati per conto del Governo ha convocato i sindacati per l’8 novembre: si ricomincia dal comparto della Pubblica amministrazione centrale, gli statali in senso stretto (Ministeri, Inps, Agenzie fiscali), per i quali già si erano tenute le prime riunioni. Presto toccherà anche alla Sanità. Una delle contrattazioni più attese è quella sulla Scuola, dove opera un terzo di tutta la PA e gli stipendi sono tra i più bassi del pubblico impiego. Ma quello che doveva rappresentare il contratto della svolta, dopo quasi un decennio di inaudito blocco adottato solo per il comparto pubblico, si sta rivelando un “contentino”, visto che le trattative che si stanno avviando possono contare su risorse a di poco inadeguate. Nella legge di Bilancio 2018, i finanziamenti si fermano a 2 miliardi e 850 milioni di euro ai rinnovi, per il triennio 2016-2018. Sono talmente pochi che solo per il comparto Scuola servirebbe altri 2,3 miliardi di euro.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il confronto della parte pubblica con i sindacati servirà solo a ratificare l’accordo del 30 novembre dello scorso anno, adottando dei criteri che faranno oscillare avanti e indietro quell’incremento in busta paga. Significa che alcuni lavoratori della scuola potranno contare su cifre vicine ai 100 euro, altri si fermeranno probabilmente a 60 euro. La sostanza comunque non cambierà di molto: perché si tratta sempre di cifre lorde, quindi di fatto un docente o Ata dovrà aspettarsi un incremento netto che potrà variare dai 30 ai 50 euro. Gli incontri che si svolgeranno nei prossimi mesi serviranno a capire quali sono i parametri da adottare per far pendere la bilancia da una o dall’altra parte. In ogni caso, anche coloro che percepiranno gli aumenti maggiori si ritroveranno con uno stipendio ancora fortemente inferiore al tasso d’inflazione, che nell’ultimo periodo è salito del 15 per cento, e a quello dei colleghi di quasi tutti i Paesi europei. Rispetto ai docenti tedeschi, che tra l’altro vanno in pensione con circa 25 anni di servizio e pure senza grosse penalizzazioni, i nostri insegnanti lavorano di più e continueranno a percepire quasi la metà.

Il giovane sindacato ricorda che solo presentando ricorso con Anief è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come giàconfermato dalla Corte Costituzionale. Tutti i lavoratori interessati a presentare ricorso possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento del costo della vita.

 

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28 Ottobre 2017
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Alunni accompagnati all’uscita, Fedeli annuncia ddl Pd. Anief: la scuola non è un albergo, si chiarisca che la ‘culpa in vigilando’ vale solo in orario didattico

In CdM, la Ministra ha detto che, a seguito della recente ordinanza della Cassazione, le scuole stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell'incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni, ma “se si vuole cambiare l'ordinamento serve un intervento in Parlamento”, perché “occorre venire incontro alle esigenze delle famiglie, chiarendo anche il quadro delle responsabilità giuridiche e penali rispetto alla tutela dei minori dopo la fine delle lezioni”.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La responsabilità dei giovani, una volta usciti dal perimetro scolastico, non può essere additata ancora agli insegnanti, al personale Ata o al dirigente scolastico. Su questo il Miur dovrebbe essere chiaro. Va bene rassicurare le famiglie, ma è un modo di procedere che non condividiamo, perché significa implicitamente addossare alla scuola e a chi vi opera le eventuali manchevolezze del patto di corresponsabilità stipulato con i genitori. Fino a prova contraria, la scuola esercita un pubblico servizio che prevede dei precisi orari di apertura e chiusura. Al di fuori delle ore prestabilite, non è possibile garantire la permanenza e vigilanza del minore. Ancora di più perché in questi casi il docente dovrebbe affidare l’alunno al suo preside, che quasi sempre non c’è perché ha in media sette-otto sedi da seguire, oppure al collaboratore scolastico, che però a sua volta deve rispettare degli orari di lavoro e siccome gli ausiliari sono stati tagliati in numero drastico, sono sempre più frequenti i casi, soprattutto alle medie, di istituti che già subito dopo l’ora di pranzo sono costretti a chiudere. Oppure, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pullmini.

 

News dal mondo Anief
27 Ottobre 2017
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