Dai relatori della maggioranza spunta la proposta di realizzare un concorso a cattedra straordinario, aperto ai precari in possesso di diploma magistrale abilitante e laureati in scienze della formazione primaria, purché nel corso degli ultimi 8 anni scolastici abbiano svolto almeno due annualità di servizio specifico anche non continuative, su posto comune o sostegno. Secondo il sindacato autonomo Anief, questa proposta, seppure non selettiva, porterà di sicuro una nuova stagione di contenziosi e non risolverà il problema del precariato che nella sua drammaticità è vissuta anche nell’attuale gestione della fase transitoria del reclutamento nelle superiori fissata dalla riforma Renzi-Giannini. Il giovane sindacato invita, invece, parlamentari e Governo ad esprimersi in modo favorevole sull’emendamento 4.1. con cui si chiede la riapertura delle GaE, l’unica reale soluzione non solo per il problema dei diplomati magistrale ma di tutto il precariato scolastico italiano. Nella fattispecie, approvando tale richiesta di modifica, si confermerebbero anche nei ruoli tutti i maestri assunti con riserva a tempo indeterminato e si aprirebbero finalmente le GaE a tutto il personale abilitato.
Intanto, presso le Commissioni Cultura vengono segnalati anche il 4.17 (pure questo sulla riapertura Gae), 4.23 (nuovi concorsi), 4.2 (320 giorni), 4.3 (GRMP), 4.11 (120 giorni), 4.12, 4029 (limite ai contratti). I relatori dopo l’invito di Anief presentano la loro proposta 4.24: trasformazione dei contratti dei maestri con diploma magistrale da t.i. al 30 giugno 2019 e conferma delle supplenze entro la stessa data, concorsi ordinari biennali e straordinario riservato a laureati SFP e diplomati magistrale con 24 mesi di servizio negli ultimi otto anni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La soluzione provvisoria trovata dalla maggioranza non tutela negli anni successivi i supplenti inseriti con riserva nelle GaE della scuola primaria e secondaria. Inoltre, non conferma nei ruoli i 6 mila maestri diplomati magistrale assunti con riserva che hanno anche superato l’anno di prova, limitandosi ad estendere alla scuola primaria e dell’infanzia quella gestione del transitorio pensato dalla Legge 107/2015 che si è rivelata un vero disastro: basta ricordare che al primo e unico concorso svolto, solo un docente precario abilitato su tre ha partecipato e in alcune regioni ci vorranno 40 anni per entrare di ruolo.