Nel mese di luglio più che inoltrato, siamo ancora ad attendere “aggiornamenti” via internet da parte di chi è tenuto ad erogare gli incrementi di stipendio. L’Anief non ci sta. Dopo ladenunciapartita dal presidente nazionale Marcello Pacifico, che riveste anche il ruolo di segretario confederale Cisal, il sindacato inviata il personale in attesa ad inviare una formalediffida e messa in mora: il modello, debitamente compilato, va inviato via PEC alla Ragioneria provinciale dello Stato. Il sindacato, inoltre, si riserva di avviare una specifica vertenza legale, attraverso la quale procedere al recupero di tutti gli interessi nel frattempo maturati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La mancata assegnazione delle somme arretrate, tutt’altro che importanti ma comunque da assegnare il prima possibile per dare un po’ di conforto a chi non ha una stabilità lavorativa e spesso ha anche anni e anni di servizio alle spalle, si colloca all’interno della battaglia legale che il sindacato sta conducendo per riconoscere la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, a partire dagli scatti di anzianità negati e sui quali si sono espresse favorevolmente al personale supplente anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione italiana.
Le stime di 25mila docenti e quasi 10mila Ata che hanno diritto a lasciare il lavoro per essere collocati in pensione sono state confermate dal Miur. Una parte, però, potrebbe saperlo all’ultimo o essere costretto a rimanere in servizio un anno in più perché l’Inps non farebbe in tempo a lavorare le pratiche. Per il sindacato, quanto sta accadendo rappresenta l’ennesimo danno prodotto gratuitamente nei confronti del personale scolastico: qualora dovesse essere impedito a dei dipendenti della scuola di andare in pensione, pur avendone i requisiti, è chiaro che l’Anief interverrà, se vorranno, in loro difesa, chiedendo un risarcimento, sia per avere costretto del personale a lavorare un anno in più rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente, sia in difesa del personale di ruolo e precario a sua volta danneggiato. Questi ultimi, infatti, non hanno potuto, rispettivamente, spostarsi sul posto che andava liberato, in fase di mobilità, né essere assunti a tempo indeterminato su quella cattedra che andava resa vacante e disponibile. Poi ci sono, comunque, da coprire altri 50 mila posti vacanti, tra turn-over con le vecchie regole precedenti all’ultima riforma delle pensioni, posti residuali delle immissioni in ruolo già autorizzate e posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto dell’anno successivi. Per non parlare dei 40mila in deroga, senza titolare, del sostegno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Abbiamo l’impressione che Miur e governo vogliano prendere a pretesto questo problema per limitare il contingente delle immissioni in ruolo. Ammesso che siano anche 10mila i docenti, gli amministrativi, tecnici e ausiliari ad avere il via libera tardivo o differito verso la pensione, rimarrebbero almeno altre 70mila assunzioni da realizzare subito. I posti ci sono. Se poi contiamo altri 40mila posti in deroga del sostegno, facendo cadere il vincolo della Legge Carrozza 128/13, allora le assunzioni in ruolo diventerebbero oltre 100mila. E non si mettano avanti, come al solito, le resistenze del Mef: vanno superate, perché c’è un impegno forte dell’attuale Esecutivo nello stabilizzare un alto numero di precari, l’unica vera arma da utilizzare per abbattere quella supplentite cronica, di cui è ben cosciente anche Bruxelles, che il governo precedente, con le azioni fallimentari contenute nel Jobs Act e nella Buona Scuola, non ha nemmeno scalfito. Senza dimenticare che se dovesse passare ‘Quota 100’, senza limitazioni anagrafiche, allora ci sarebbero altri 150mila docenti e Ata a chiedere di andare via nel giro di anno, mettendoci finalmente alle spalle quel precariato storico sempre più difficile da sradicare.
È possibile avere informazioni ulteriori o presentare direttamente ricorso per chiedere di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, un risarcimento adeguato per il danno cagionato, l’assegnazione degli scatti stipendiali automatici per tutto il periodo di precariato e l’estensione dei contratti nei mesi estivi.
Per difendere i lavoratori pubblici assunti dopo il 2000, a cui lo Stato sottrae in modo illegittimo una bella fetta di liquidazione, Anief ha presentato un atto di intervento nella causa promossa dal tribunale di Perugia con ordinanza del 25 aprile 2017 sulla questione della legittimità costituzionale dell'art. 26, c. 19 della legge 448/98, dell'accordo collettivo nazionale quadro firmato dai sindacati confederali del 29 luglio 1999 e del conseguente art. 1, c. 3 del DPCM 20 dicembre 1999 che giustifica tale trattenuta a titolo di rivalsa con una evidente discriminazione rispetto a quanto prescrive l'art. 2120 del Codice civile per il settore privato.
Al centro della diatriba c’è la violazione degli articoli 3 e 36 della Costituzione da parte della Legge 448/98 che regge il DPCM del 20/12/1999, il quale a sua volta recepisce l'accordo sindacale confederale del 29/07/99. Ma la parte pubblica lo ignora, riferendosi a vecchie espressioni dei giudici. Il sindacato invita il personale interessato ad opporsi a questo balzello illegittimo, inviando la diffida per recuperare quasi 22mila euro. Il provvedimento potrebbe interessare soltanto nella scuola un milione di contratti tra supplenze e immissioni in ruolo avvenute negli ultimi cinque anni, sia docenti che Ata.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Siamo ad una svolta, perché se il giudice delle leggi ci darà ragione, chi ricorrerà in tribunale otterrà la quota a partire dai cinque anni precedenti la diffida. Intanto, continuiamo ad invitare tutti i dipendenti pubblici assunti dopo il 2000 ad inviare una diffida per interrompere il termine di prescrizione, proprio in attesa della decisione della Consulta, che ci sembra abbia le idee chiare sul tema. I vantaggi sono evidenti: su uno stipendio medio di 1.500 euro, la trattenuta per tutta la vita lavorativa del 2,5% è superiore ai 21 mila euro.
È bene però sapere che tutti i dipendenti che sono in regime di TFS, qualora non inviino una diffida entro novembre 2018, non potranno recuperare il differenziale del 2,69% mensile per il biennio 2011/2 non versato dallo Stato, per la prescrizione intervenuta a seguito del quinquennio trascorso da quando il Governo avrebbe dovuto disciplinare e finanziare l'ex TFS “tieffirizzato”. Resta inteso che se già pensionati, allora dovrebbero da subito, anche con decreto ingiuntivo, ricorrere in tribunale sempre al fine di recuperare il credito indebitamente sottratto.
Al centro della questione sono i cosiddetti posti “in deroga”, con termine del servizio collocato al 30 giugno dell’anno successivo, benché siano cattedre vacante e disponibili. Una vergogna, legalizzata cinque anni fa con la Legge Carrozza 128/13. Anche il Ministro dell’Istruzione dice che il personale specializzato su sostegno è sempre insufficiente, a causa del mantenimento dei posti di sostegno ancora al 30 giugno nonostante le deroghe ci siano ormai ogni anno nel numero di decine di migliaia: in occasione della presentazione dell’Osservatorio per l’inclusione ha dichiarato “L’inclusione scolastica è una priorità. La via maestra per garantirla è aumentare il personale specializzato. Dobbiamo lavorare in questa direzione”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Ministro Bussetti è bene che si adoperi per superare quanto previsto dalla legge 128/13 che blocca gli organici a quelli complessivamente attivati dieci anni prima, quando il numero di alunni con disabilità certificata era quasi la metà di quella attuale, visto che siamo arrivati ad oltre 250mila iscritti. Considerando che il decreto legislativo 66/2017, in vigore dal prossimo 1° gennaio, non ha minimamente affrontato questo problema, tentando invece di introdurre elementi di medicalizzazione della disciplina di cui nessuno sentiva il bisogno, spetta a questo governo prendersi in carico il problema: bisogna assolutamente aumentare le immissioni in ruolo, procedendo con l’abrogazione dei posti in deroga e con l’assunzione immediata su almeno 40 mila posti vacanti e disponibili.
Se ci si ferma alle ore di lezione settimanali, queste in Italia sono superiori alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e uguali nella secondaria inferiore (18 contro 18,1). Per renderci conto di quanto sia enorme il gap tra i compensi annui percepiti dai nostri docenti e quelli europei, basta citare qualche esempio: alla primaria i nostri maestri prendono ad inizio carriera appena 22.903 euro, a fronte dei 32.648 dei maestri olandesi oppure dei 38.214 euro dei colleghi tedeschi; a fine carriera ai nostri docenti delle ex elementari vanno soltanto 33.740 euro (meno di quello che prendono in Germania appena assunti in ruolo), mentre in Olanda portano a casa oltre 48mila euro e i tedeschi arrivano a 51.371 euro. Se si guarda ai docenti di medie e superiori, il divario è ancora più grande. Basta dire che mentre gli insegnanti della secondaria di secondo grado con 35 anni e oltre di anzianità di servizio debbono accontentarsi di 38.745 euro lordi, quelli che operano in Olanda sfiorano i 61mila e i tedeschi i 64mila. Pure la media generale, comprendente tutti i docenti dei vari cicli scolastici, risultano impietose: in tutti e tre i cicli scolastici, infatti, ai nostri docenti mancano circa 10mila euro per stare in linea con gli altri Paesi del vecchio Continente. Anief ricorda che il risultato raggiunto dai sindacati Confederali, firmatari dell’accordo sui mini-aumenti e sugli arretrati ancora più ridicoli, assegnati dopo un blocco quasi decennale, non ha scalfito minimamente un disavanzo che è sempre più insopportabile, oltre che ingiusto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per questi motivi, il nostro sindacato si siederà al tavolo delle trattative, appena sarà ratificata la rappresentanza sindacale raggiunta con il rinnovo delle Rsu dello scorso marzo, con uno preciso obiettivo: salvaguardare gli aumenti già corrisposti, sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale, in modo da agganciare gli stipendi almeno al costo della vita, sempre tenendo conto dell’indice previsionale legato all’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea pari all’1,4%.
Anief consiglia a tutti i docenti (ma vale anche per il personale Ata, cui vengono assegnati stipendi ancora più scandalosamente ridotti) di non soccombere dinanzi a questo andare: sempre in attesa di prendere parte alle trattative presso l’Aran, il nostro sindacato chiede agli interessati di inviare modello di diffida scrivendo all’indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; in questo modo è possibile ottenere un adeguamento stipendiale finalmente equo, con tanto di arretrati. Anief prosegue, inoltre, i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018.