Da uno studio approfondito - svolto sulla base del numero dei posti vacanti e disponibili presenti in ogni provincia/regione, suddivisi per tipo di posto, classe di concorso e risultanti al sistema informativo al termine delle operazioni di mobilità – ne consegue che le regioni settentrionali avranno a disposizione complessivamente il 58% dei 52 mila posti per le immissioni in ruolo da svolgere entro il prossimo 14 agosto. Al resto della Penisola e alle Isole andranno le ‘briciole’. Il sindacato non contesta la ripartizione oggettiva del contingente, ma il fatto che non siano stati adottati altri parametri. Sconfessando, in questo modo, gli accordi presi ai tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali, che indicavano la necessità di attuare delle assunzioni ‘intelligenti’ che andassero oltre al mero conteggio del numero di alunni e alla conseguente formazione delle cattedre da assegnare a ogni scuola. Il calcolo sulla quantità di assunzioni a tempo indeterminato, quindi, non doveva essere solo ragionieristico.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Abbiamo fatto presente in tutte le sedi possibili, anche parlamentari, che nell’assegnare le immissioni in ruolo occorre per forza di cose tenere conto degli abbandoni scolastici, dei flussi migratori, dei rischi connessi alla povertà socio-culturale, della presenza di alunni difficili. Oltre che situazioni oggettive a livello logistico-geografico e legate alla sicurezza. Viene da chiedersi, a questo proposito, come si fa a relegare Abruzzo e Umbria agli ultimissimi posti delle regioni per numero di assunti. A complicare il quadro è il fatto che per le assunzioni a titolo definitivo, come per i trasferimenti, non si è tenuto conto dei tanti posti in organico di fatto ma in realtà vacanti e disponibili: quelle cattedre, quindi, andavano considerate utili per l’organico di diritto e quindi per le assunzioni. Serviva l’adozione di flessibilità e di organici differenziati. Invece, ha prevalso la fredda logica delle caselle vuote e piene.