“Il cammino della Dirigenza tra: sicurezza, rendicontazione, contrattazione e legislazione”è il titolo delII Convegno Nazionale Udirche si svolgerà a Palermo il 16 e 17 settembre 2017, presso il San Paolo Palace Hotel sito in Via Messina Marine, 91.
Il workshop, attraverso interventi di specialisti del mondo della scuola, intende approfondire le tematiche e le problematiche sollevate e affrontate già durante i precedenti seminari sulle Tre RRR della dirigenza, che hanno registrato un’apprezzata partecipazione.
Nell’Isola, in un solo anno è cresciuto di oltre 1.200 unità il numero di allievi che necessitano di supporto didattico ed è salito sensibilmente il numero di disabili gravi, per cui serviranno quasi 6mila docenti specializzati in più rispetto all’organico di diritto: da settembre avremo 16.378 posti di sostegno (di cui oltre 4mila sia a Palermo che e Catania), ma di questi ben 4.872 saranno cattedre in deroga. La replica del sindacato: sono state tutte disattese le nostre richieste e ora si paga il conto naturale per i mancati interventi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Un posto su tre di sostegno continua a essere collocato in deroga, perché in questo modo lo Stato risparmia sui mesi estivi e mantiene il personale in stato di precarietà. Stando così le cose, diventa ancora più incomprensibile l’impossibilità per i docenti specializzati di potersi collocare nelle province dove risulta un maggior numero di posti vacanti e disponibili. Il mancato aggiornamento completo delle GaE, infatti, diventa ancora più incomprensibile laddove va a incidere sul supporto agli alunni con problemi psico-fisici. Riteniamo, stando così le cose, particolarmente importante il nostro patrocinio gratuito a famiglie, docenti e cittadini che intendono chiudere, attraverso il giudice, il numero di ore coincidente con quelle indicate dalle commissioni di esperti e invece troppo spesso negate dall’amministrazione.
L'Anief, nel ribadire il proprio impegno a tutela dei diritti degli alunni con disabilità con l'iniziativa ‘Sostegno, non un'ora di meno!’, ricorda che, in caso di inadempienze sulla corretta attribuzione delle ore di sostegno, le segnalazioni (da parte delle famiglie, dei docenti, dei dirigenti scolastici e del personale tutto) possono essere inviate scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il giovane sindacato ha chiesto l’intervento della Cedu contro l’annosa discriminazione che impedisce la stabilizzazione e che, a seguito della sentenza di Cassazione n. 5072 del 15 marzo 2016, limita il risarcimento del danno ai precari della Pubblica Amministrazione non assorbiti nei ruoli dello Stato con una somma minima, variabile tra le 2,5 e le 12 mensilità. La denuncia fa seguito a quelle rivolta al Comitato Europeo dei Diritti Sociali, il quale non ha esitato a pubblicare la presa in carico del reclamo collettivo Anief n.146/2017 sull’abuso di precariato. Gli stessi dubbi sono stati recepiti dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento Ue, proprio sulla mancata adozione della Direttiva Ue 1999/70/CE sulla stabilizzazione del personale pubblico con 36 mesi di servizio: tanto che nel prossimo autunno, le autorità del nostro paese e i componenti della rappresentanza permanente dovranno presentarsi in adunanza plenaria per fornire dettagliati ragguagli.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è l’ennesima stoccata inflitta dal nostro giovane sindacato nei confronti di governanti che continuano a ignorare indicazioni, direttive e sentenze europee prodotte nell’ultimo ventennio a tutela dei diritti e della stabilizzazione dei precari. Tra l’altro, perpetrando un danno anche nei confronti degli alunni, visto che questa estate verranno stipulate comunque quasi 90mila supplenze annuali tra i docenti, di cui oltre 80mila su posti vacanti ma furbescamente non ritenuti tali dal Miur. Per non parlare del personale Ata, che dal 2011 non viene immesso in ruolo, con le supplenze annuali quasi sempre decretate fino al 30 giugno anziché al 31 agosto pur in presenza di posti liberi. Il problema del risarcimento esiguo è stato recepito, proprio questa settimana, dalla Corte di Giustizia dell’Unione, la quale ha ritenuto pertinente la questione pregiudiziale sollevata dal Tribunale di Trapani.
Miur travolto dai legali Anief anche in Lombardia: 7 sentenze ottenute dall'Anief in meno di una settimana dichiarano il diritto di altrettanti docenti precari a percepire gli scatti di anzianità riconosciuti solo ai lavoratori di ruolo e condannano l'Amministrazione a ben 10mila Euro di spese di soccombenza. Il Tribunale di Milano, in particolare, conferma anche il diritto al risarcimento del danno per sfruttamento del precariato in favore di un docente che per diversi anni ha ottenuto supplenze su posto vacante. Ancora possibile aderire ai ricorsi Anief.
In tribunale l'Anief continua a tutelare i diritti dei lavoratori precari della scuola e in meno di una sola settimana ottiene altre sette sentenze che riconoscono l'illegittimità dell'operato del Miur che si ostina a negare ai precari le progressioni stipendiali basate sull'anzianità di servizio. Presso il Tribunale di Milano, poi, il Giudice riconosce anche l'illegittimità della serie di contratti a termine stipulati con un precario ‘storico’ e condanna il Ministero a risarcirlo con ulteriori 6 mensilità calcolate sull'ultima retribuzione globale di fatto. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ‘I tribunali del lavoro stanno riconoscendo la palese discriminazione posta in essere da più di quindici anni dal Miur a discapito dei lavoratori precari della scuola. Auspichiamo che presto il Ministero ponga fine a quello che appare un vero e proprio 'svilimento' del lavoro precario e attribuisca ai lavoratori a termine non solo il giusto riconoscimento della professionalità acquisita con uno stipendio commisurato all'effettiva anzianità di servizio, ma anche il diritto alla stabilizzazione della propria posizione lavorativa assumendo davvero quei precari che da anni contribuiscono al corretto funzionamento della scuola pubblica italiana’. L'Anief ha promosso ricorsi mirati per la tutela dei lavoratori precari della scuola cui è ancora possibile aderire per ottenere giustizia.
Dopodomani, 19 luglio, le Commissioni congiunte Lavoro e Affari Costituzionali esamineranno i due disegni di legge che sembrano destinati a unificarsi: con il n. 2006 a prima firma Pietro Ichino (PD) e il n. 1286 che porta il nome di Maurizio Sacconi (AP-NCD) si vorrebbe riservare il diritto allo sciopero alle sigle sindacali con almeno la metà della rappresentatività di categoria. Inoltre, l’adesione andrebbe comunicata almeno cinque giorni prima dell’evento e non si potrebbero più indire assemblee sindacali in orario di lavoro. Le modifiche delle regole sugli scioperi riguarderebbero ‘l’area dei servizi pubblici di trasporto’, ma a sentire alcuni estensori delle proposte di legge non si esclude che si possa estendere il tutto ad altri settori. A iniziare dalla Scuola, dove da tempo i Governi di turno stanno tentando di limitare il campo degli scioperi, perché ritenuti lesivi del diritto a fruire del servizio che erogano.
Il sindacato ricorda che esistono delle direttive sindacali comunitarie che non possono essere eluse: stiamo parlando, a esempio, della n. 86 del 2001, che completa lo statuto della società UE a proposito del coinvolgimento dei lavoratori, ma anche della direttiva n. 14 del 2002, che introduce il quadro generale sulla informazione e consultazione dei lavoratori della Comunità europea.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): norme di questo genere andrebbero contro la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e il Trattato di Lisbona, e lo stesso l’articolo 40 della Costituzione che tutelano i lavoratori e la loro libertà d’espressione in ambito professionale: è assurdo pensare che solo un ristretto numero di sindacati possa avere il diritto di indire lo sciopero, perché un principio classista e discriminatorio. Come è impensabile chiedere ai dipendenti di comunicare al loro datore di lavoro se vogliono o meno aderire alla giornata di protesta. In Italia, già esistono diversi limiti e un organismo, l’Autorità di garanzia sugli scioperi, deputato a governare le richieste. Andare oltre non avrebbe senso. Se non quello di tentare di limitare in partenza gli effetti della protesta. Quando c’è uno sciopero, quasi mai sbaglia chi protesta, che già paga di tasca propria. Sarebbe bene invece interrogarsi sui motivi della mobilitazione, dunque su come si amministra l’azienda. Per certe modifiche, servirebbe poi un referendum tra i lavoratori o i loro rappresentanti. I quali difficilmente sarebbero d’accordo nel riportare l’Italia nell’era pre-Costituzione, quando lo sciopero veniva considerato un’arma illegittima da sopprimere e il datore di lavoro sceglieva a suo piacimento le regole.