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Dal 1° settembre prossimo nei nostri istituti avremo 1.000 posti in più per il potenziamento nella scuola di infanzia e 5.000 posti di sostegno in più distribuiti fra i vari gradi, mentre saltano i 75mila docenti e Ata contenuti nell’“organico Covid” introdotto nell’anno in corso per fare fronte all’emergenza pandemica. I numeri sono stati presentati dal ministero dell’Istruzione ai sindacati assieme alla bozza sugli organici del personale docente. Quello che fa scalpore è che l’organico “di emergenza” non solo non entra in organico di diritto, come chiesto dal sindacato, ma sembra uscire addirittura di scena. “Non diventa parte dell’organico, neanche di fatto. Si presume che la stessa decisione sarà assunta anche nei confronti del personale ATA”, scrive oggi la stampa specializzata.
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Il “Regolamento di accesso civico” individua gli obblighi di pubblicità e trasparenza che la Scuola è tenuta ad assolvere al fine di assicurare l’accessibilità totale delle informazioni, concernenti la propria organizzazione e la propria attività, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche

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Sarebbe inutile cambiare la fine dell’anno scolastico spostandola al termine del prossimo mese di giugno perché il ritardo di competenze non si risolve aumentando di venti giorni le lezioni: le parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, riempiono d’orgoglio il sindacato Anief. Il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, ricorda: “Il ministro ci ha ascoltato, perché sull’ipotesi di protrarre le lezioni sino alla fine di giugno 2021, Bianchi sembra saggiamente allargare la problematica su ambiti ben più complessi. Sembra avere seguito, dunque, la nostra richiesta di evitare una ‘coda’ pesantissima di giorni di lezioni, che non raggiungerebbe i risultati attesi”.
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Dopo l’incontro della scorsa settimana con il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, e il Patto sottoscritto anche con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, stamane le confederazioni del pubblico impiego hanno avviato il confronto con il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per siglare un patto su istruzione e formazione: si è parlato, tra le altre cose, dell’organico dei docenti del prossimo anno scolastico, per il quale Anief si aspetta la conferma dei 60 mila docenti Covid e la loro collocazione in organico di diritto, la cancellazione dell’organico di fatto e un incremento di cattedre per affrontare l’emergenza pandemica e cancellare una volta per tutte le classi pollaio. Il ministro, pur rispettando ovviamente il ruolo che hanno l'ARAN e i sindacati su questo argomento, ha tenuto ad evidenziare come il rinnovo del contratto sia un tema sempre più fondamentale per assicurare la dignità delle persone che lavorano nella scuola: peccato che qualcuno paventi aumenti inferiori rivolti proprio a chi lavora nella scuola, poiché vi sarebbe da coprire la perequazione. Una ipotesi che non trova fondamento nei calcoli del giovane sindacato.

“Poiché l’elemento perequativo è aggiuntivo e strutturale rispetto all’aumento contrattuale, significa che col rinnovo del Ccnl si avranno 150 euro lordi medi, quindi 100 euro nette a lavoratore”, sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che non comprende i motivi del trattamento peggiorativo che verrebbe riservato a docenti e Ata della scuola. Poi il sindacalista aggiunge: “Se è vero che il passaggio dal 3,48% del precedente rinnovo all’attuale 4,07% è positivo ma non può bastare a recuperare 14 punti di inflazione persi, è anche vero che non condividiamo la teoria di chi ipotizza 20 euro medi in meno da assegnare al dipendente della scuola. Riteniamo che l’aumento, da sottoscrivere pure con le organizzazioni sindacali rappresentative di categoria, debba essere almeno lo stesso degli altri statali. Ricordiamo che i compensi annui di chi lavora nelle nostre scuole sono 10 mila euro annui più bassi rispetto a quelli della media Ue. Per questo va adottato il principio del salario minimo, assieme alla diaria giornaliera di 10 euro per quel rischio biologico accertato scientificamente e che il Covid19 ha messo ancora più a nudo. In generale – ha detto Pacifico - il rinnovo del contratto dovrà prevedere una formazione ripensata come attività lavorativa, intesa come opportunità e non certo un costo”.
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“Bisogna mettere la scuola al centro del Paese”: su questo concorda la Cisal, come ha ribadito il segretario confederale Marcello Pacifico. Nelle prossime due settimane partiranno tavoli di approfondimento allargati ai rappresentanti sindacali di comparto su sistema di istruzione, personale, scuola oggi al tempo del Covid e disparità regionali. Dopo Pasqua, il testo concordato dovrebbe impegnare anche il Governo e il Parlamento.

Ha preso il via il confronto dei rappresentanti delle confederazioni dei lavoratori del pubblico impiego con il nuovo ministro dell’Istruzione dopo l’incontro svolto con il ministro della funzione pubblica: al centro dell’incontro l’idea di siglare un patto per far ripartire il Paese dalla scuola. Per Cisal gli assi fondamentali da sviluppare sono la ripartenza in sicurezza, la ridefinizione degli organici, una nuova politica di reclutamento che riconosca l’esperienza di migliaia di precari del sistema nazionale di istruzione, il rinnovo del contratto con una formazione ripensata come attività lavorativa, opportunità e non un costo, un ripensamento dell’obbligo scolastico e delle regole sui trasferimenti del personale.
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“Dalla legge 159 del 2019 alla legge 41 del 2020 non si è risolto il problema del precariato. Come detto anche dall’Europa, in risposta al reclamo collettivo presentato da Anief, bisogna ricercare ancora oggi una soluzione per migliaia di supplenti e l’unica soluzione è trovare un canale riservato per titoli che vada ad assumere i precari dalle graduatorie, oltre a quelle altre graduatorie dei concorsi per le quali si assumono i giovani laureati. Entrambe le categorie meritano di essere assunte nel nostro Paese”: è il pensiero del presidente nazionale del sindacato Anief, espresso ancora una volta oggi, durante il seminario sulla legislazione scolastica tenuto per le province di Pordenone e Udine.

Per visionare l’intero calendario dei seminari sulla Legislazione scolastica coi prossimi incontri cliccare qui. I seminari on line sono aperti a tutti i lavoratori della scuola.

Mandare a casa dipendenti pubblici con un incentivo all’esodo: il progetto sarebbe contenuto nel piano del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, le cui linee guida sono state annunciate ieri in audizione alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali di Camera e Senato, sulle linee programmatiche del dicastero, e oggi a Palazzo Chigi, attraverso il "Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale" alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dello stesso ministro per la PA. Secondo alcune anticipazioni della stampa nazionale, il ministro starebbe lavorando su uno “scivolo” per la pensione, con un incentivo volontario all’esodo. Il piano dovrebbe essere finanziato anche con i soldi per il Recovery Plan.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “se confermata la notizia dell’anticipo pensionistico ci trova d’accordo. Ci sono professionalità nell’amministrazione pubblica, a partire dal personale scolastico, particolarmente esposte a problemi di salute e sicurezza troppo alti, il cui operato deve essere collocato tra i lavori gravosi. Si tratta di dipendenti statali che già devono fare i conti con le conseguenze del burnout, tra l’altro per avere convissuto con un rischio biologicomolto superiore ad altre categorie ma non riconosciuto dallo Stato: non possono pure essere lasciati in servizio fino a 70 anni di età, magari dopo 40 e più anni di contributi versati. È chiaro che per noi, però, qualsiasi forma di anticipo non deve comportare decurtazioni all’assegno pensionistico, anche perché già il sistema contributivo è purtroppo determinante in negativo nel tagliare le mensilità della pensione: ci aspettiamo un allargamento, per capirci, della Ape social, che permette di lasciare il lavoro dai 62 anni e non prevede di fatto alcun ridimensionamento dei compensi per che lascia il servizio. La decisione, tra l’altro, farebbe ringiovanire un comparto la cui età media è a dir poco sbilanciata verso l’alto”.
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Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Siamo pronti ad ascoltare le intenzioni del Governo. Noi, da parte nostra continuiamo a chiedere un rinnovo che preveda la formalizzazione di ruoli e carriere approvate fino ad oggi solo sulla carta. Oltre che un aumento stipendiale adeguato, in grado di colmare almeno gli 8-10 punti percentuali di inflazione che pesano come un macigno sui modesti compensi dei dipendenti pubblici. Nella scuola, va ricordato che le buste paga risultano tra le più basse d’Europa. Oltre a un incremento degno di questo nome, a docenti e personale Ata deve essere riconosciuta un’indennità di rischio durante l’emergenza Covid, ancora di più dopo che anche l’Inail ha riconosciuto il Convid-19 come malattia invalidante nella scuola. È chiaro che poco più di 100 euro lordi sono un segnale da considerare come base per arrivare a una valorizzazione sostanziale, economica e lavorativa”.

Le parole del giovane sindacato giungono a commento della cerimonia di firma, svolta oggi a Palazzo Chigi, del "Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale" alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e del ministro per la PA, Renato Brunetta. Il fine del Patto è il rilancio del Paese, realizzando gli obiettivi cruciali della modernizzazione del “sistema Italia” e dell’incremento della coesione sociale, a partire dalla straordinaria opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Nel Patto si comunica che è intenzione del Governo “potenziare la Pubblica Amministrazione attraverso la semplificazione dei processi e un massiccio investimento nel capitale umano. Ma il Patto individua anche la necessità di avviare una nuova stagione di relazioni sindacali, fondata su un confronto con le organizzazioni, e di portare a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-21, ritenendoli un fondamentale investimento politico e sociale. A questo proposito, Palazzo Chigi si impegna l’individuazione di una disciplina per la gestione dello smart working.

Il ministro della PA, Renato Brunetta, ha annunciato: “Venerdì convocherò tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro”. A questo proposito, per i rinnovi sarebbero pronti 107 euro lordi medi a lavoratore.
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Il Ministero della Salute ha approvato il Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale PanFlu 2021-2023. Il fine è identificare le azioni chiave sulla base dell’esperienza maturata in relazione alle due pregresse pandemie, una a bassa intensità causata da virus influenzale e una a elevata gravità causata da un altro virus respiratorio. Marcello Pacifico (Anief): “È evidente che l’insieme dei tagli introdotti dalla legge 133/2008, unito alla mancata valutazione del rischio biologico e virologico nei DVR degli istituti, insieme al mancato monitoraggio della curva pandemica a livello scolastico siano correlati all’andamento della pandemia che ha iniziato a colpire giovani di fascia di età sempre più bassa”. Gianmauro Nonnis (Anief): “Agli operatori del mondo della scuola appare chiaro a questo punto quanto ci sia da lavorare affinché si possa sia uscire dalla situazione in cui ci si è trovati che operare affinché non si ritorni nella situazione attuale in futuro”.
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