Il futuro premier deve avere ben chiaro in mente che il personale della scuola è di gran lunga la categoria più presente nell’amministrazione pubblica: questi lavoratori sono stati determinanti nella débâcle a cui è andato incontro il Governo lo scorso 4 dicembre. Ignorare questo risultato inequivocabile nella scelta del nuovo primo “inquilino” del Miur sarebbe un grave errore.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): a Viale Trastevere deve arrivare un esponente capace di realizzare un dialogo costruttivo con chi opera nella scuola ogni giorno, per avere un filo diretto con insegnanti, personale tutto, studenti e famiglie: esattamente il contrario di quanto fatto dall’ultimo esecutivo che si è tenuto stretto le proprie convinzioni sbagliate su meritocrazia e chiamata diretta, salvo rimetterle in discussione quando ormai era troppo tardi. Per questi motivi è indispensabile individuare qualcuno con esperienza diretta nella scuola, oltre che con un alto spessore culturale ed etico, che non abbia condizionamenti nel superare, con una contro-riforma, quei provvedimenti dannosi approvati contro il volere della stragrande maggioranza degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica: : attraverso obiettivi semplici e condivisi, si potrebbe davvero voltare pagina e risollevare un settore chiave per il presente e per il futuro del Paese. Pensare, invece, di rilanciare il sistema d’istruzione senza liberarsi della zavorra delle norme della Legge 107 significherebbe perseverare nello sbaglio.
L’onorevole Paolo Gentiloni valuti con ponderatezza a chi affidare il Ministero dell’Istruzione: serve una persona credibile e di spessore. A chiederlo è il sindacato Anief, dopo aver appreso che il Ministro uscente degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è stato incaricato dal Capo dello Stato per formare il nuovo Governo dopo le dimissioni di Matteo Renzi a seguito dell’esito del referendum costituzionale. Il futuro premier deve avere ben chiaro in mente che il personale della scuola è di gran lunga la categoria più presente nell’amministrazione pubblica: questi lavoratori sono stati determinanti nella debacle a cui è andato incontro il Governo Renzi lo scorso 4 dicembre.
Ignorare questo risultato inequivocabile, nella scelta del nuovo primo “inquilino” del Miur, sarebbe un grave errore. Anief, dunque, si trova d’accordo con coloro che sostengono che al Miur serva una persona che garantisca discontinuità con le vicende che hanno caratterizzato l’istruzione pubblica degli ultimi anni, caratterizzati da norme-spot e da un aumento esponenziale dei contenziosi per colpa di norme sbagliate che hanno arretrato il bagaglio dei diritti di chi insegna e studia.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal “la scuola pubblica ha bisogno di un Ministro dell’Istruzione avulso dalla riforma approvata sotto il Governo Renzi: a Viale Trastevere deve necessariamente arrivare un esponente, politico o tecnico che sia, con cui tornare a realizzare un dialogo costruttivo con chi opera nella scuola quotidianamente. Il nuovo Ministro dovrà finalmente avere un filo diretto con gli insegnanti, con il personale tutto, con gli studenti e le famiglie: esattamente quanto non fatto dall’ultimo esecutivo, che si è tenuto stretto le proprie convinzioni sbagliate su meritocrazia e chiamata diretta, tanto per fare degli esempi, salvo rimetterle in discussione un anno dopo l’approvazione della Legge 107/2015, quando ormai era troppo tardi”.
“Per questi motivi – continua Pacifico – è indispensabile individuare qualcuno con esperienza diretta nella scuola, oltre che con un alto spessore culturale ed etico, che non abbia condizionamenti o preclusioni nel superare, con una contro-riforma, quei provvedimenti dannosi approvati contro il volere della stragrande maggioranza degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica: attraverso obiettivi semplici e condivisi, si potrebbe davvero voltare pagina e risollevare un settore chiave per il presente e per il futuro del Paese. Pensare di rilanciare il nostro sistema di istruzione senza liberarsi della zavorra delle norme della Legge 107 – conclude il sindacalista Anief-Cisal - significherebbe perseverare nello sbaglio”.
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