Sembra passato un secolo da quando il Ministero dell’Istruzione, nel 2011, ammetteva la “presenza in internet di numerose offerte formative per il conseguimento di abilitazioni all’insegnamento di altri Paesi comunitari. L’Amministrazione ha avanzato richieste di chiarimenti alle Autorità competenti dei Paesi comunitari interessati. In tale attesa, i riconoscimenti di formazione professionale così conseguiti sono sospesi”. Le maglie dell’amministrazione, nel frattempo, si sono allentate. Così, per arrivare all’ambito titolo si sono ricreate delle organizzazioni oltre confine “mordi e fuggi”, soprattutto in Romania e Spagna, in cambio di cifre vicine agli 8mila euro. Mentre in Italia sembrano addirittura farsi largo degli atenei che, pur di farsi pubblicità, propongono i corsi abilitanti praticamente gratis. Per il sindacato, se accertato, si tratterebbe e di un fenomeno deplorevole, perché svilirebbe la categoria e renderebbe iniquo l’accesso allo stesso titolo professionale attraverso strade decisamente meno meritocratiche e faticose. E sarebbe dinanzi ad un controsenso, visto che la riforma ha portato 500 euro annui a docente per formazione e aggiornamento.
Marcello Pacifico (presidente Anief): serve fare chiarezza, perché se così fosse si tratterebbe di un’ingiustizia verso coloro che investono tante energie e soldi nei corsi abilitanti. Oltre che un vero e proprio aggiramento delle regole, dal momento che lo stesso Miur emana periodicamente le autorizzazioni sui corsi abilitanti, comprensive di numeri massimi di candidati da abilitare.