Roma, 5 dic. - (AdnKronos) - "Il popolo della Scuola ha avuto un ruolo decisivo sulla vittoria del 'no' al referendum e la decisione di Renzi di lasciare l'Esecutivo, dopo che i contrari alla riforma costituzionale hanno fatto registrare quasi 20 punti di scarto. Qualsiasi Governo si andrà a costituire, di questo aspetto se ne dovrà tenere conto: chi guiderà l'Italia nei prossimi mesi, prima e dopo le elezioni politiche, dovrà pertanto avere ben presente che la Legge 107/2015, la cosiddetta 'Buona Scuola', deve essere archiviata, proprio perché approvata senza consenso, persino con l'opposizione di oltre 600 mila docenti e Ata". Lo afferma l'Anief in una nota. "E', pertanto, importante, se si vuole davvero puntare ad una svolta politica che risponda alle richieste dei cittadini, ricucire il rapporto con gli educatori che ogni giorno crescono nel Paese le generazioni del domani - aggiunge -. Nei mille giorni del Governo Renzi che si e' frantumato stanotte, i suoi rappresentanti hanno invece fatto di tutto per allontanarsi da chi opera nella scuola: e pensare che, fino a qualche tempo fa, si trattava di un 'bacino elettorale' davvero molto vicino, almeno sino alla penultima riforma firmata Tremonti-Giannini - prosegue - che traccia sin d'ora la strada da percorrere per arrivare a questa meta: bisogna prima di tutto rispondere seriamente al problema del precariato e, in contemporanea, all'esigenza di conferire degli stipendi dignitosi, sia per il personale dipendente che dirigente, i quali non possono di certo risollevarsi con gli 85 euro medi lordi promessi dalla Funzione Pubblica". "In questo modo, si riscoprirebbe la dignità di una professione che è ormai percepita dall'opinione pubblica come quella di lavoratori che vanno catalogati tra i più bassi gradi sociali. Occorre, - prosegue ancora l'Anief - poi, agire sugli organici e sulle deroghe ai pensionamenti alle soglie dei 70 anni o dei 43 anni di contributi versati". ''Il giovane sindacato - spiega il suo presidente nazionale Marcello Pacifico, anche segretario confederale Cisal - è pronto a questa sfida, con alcune risposte che possono essere già fornite nella Legge di Stabilità ora in discussione al Senato e a cui il nuovo Governo dovrà orientarsi con netta discontinuità rispetto a chi ci ha rappresentato negli ultimi due anni e mezzo. All'Esecutivo uscente è stato chiesto fino all'ultimo di cambiare rotta: anche nei giorni scorsi, quando si è detto sordo alle richieste che provenivano dalle nostre scuole, attraverso precise modifiche alla legge di bilancio, e pure di fronte al riuscito sciopero indetto dal sindacato il 14 novembre con oltre mille manifestanti riuniti davanti a Montecitorio.Ed ora è arrivato il conto''. "Tra le richieste emendative più sentite non poteva non figurare l'eliminazione della piaga del precariato scolastico che passa per l'adozione del doppio canale di reclutamento, comprendente da una parte le graduatorie di merito, dall'altra GaE e graduatorie d'istituto, ma anche per un Concorso a cattedra che torni ad essere aperto a tutti i laureati. - continua il sindacato nella sua nota - È, poi, fondamentale approvare un contratto che produca aumenti veri e non ''mance'' politiche da 85 euro lorde, che partano, tra l'altro, da settembre 2015, in linea con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. "Tra gli interventi più celeri da attuare vi è, poi, la trasformazione di tutti i posti liberi, da verificare previo censimento nazionale, dall'organico di fatto a quello di diritto, ad iniziare dal sostegno che annovera quasi 40mila cattedre vacanti ma non assegnabili oggi alle nuove assunzioni: queste ultime vanno, subito dopo, attuate su tutti i posti liberi, anche sulle discipline curricolari. Serve, - continua l'Anief - infine, allargare l'Ape ''social'', l'uscita anticipata fino a tre anni e mezzo che si vuole adottare solo per la scuola dell'infanzia, a tutti i gradi di insegnamento, sempre in attesa di tornare ad una soglia pensionistica ragionevole andando a mettere mano alla legge di riforma del settore Monti-Fornero". ''Anief, pertanto, si appella ai senatori, chiunque essi siano dopo la caduta del Governo, perché tengano conto di queste e altre proposte emendative che il sindacato si appresta a presentare a Palazzo Madama: solo approvandole, risollevando finalmente l'istruzione pubblica, si potrà iniziare a parlare di vera svolta'', conclude Pacifico.
Anief come ausilio ai docenti neo-immessi attiverà a partire dalla prossima settimana dei seminari gratuiti in tutte le province d’Italia, per fornire informazioni sull’anno di prova, la didattica, e sui criteri valutativi sia ai docenti che ai tutor.
Eurosofia in collaborazione col sindacato Anief, ha ritenuto di vitale importanza fornire le informazioni e gli strumenti idonei per affrontare con estrema tranquillità l’imminente adempimento.
Preparandosi accuratamente secondo quelli che sono i parametri e i criteri valutativi dei quali verrà messo a conoscenza, il docente non incorrerà in alcun modo nella discrezionalità di giudizio perché sarà valutato su dati oggettivi.
Formatori qualificati supporteranno i docenti neo-immessi nel loro percorso.
Partecipando ai seminari potrai ottenere 6 CFU spendibili all’interno del master di primo livello in "Legislazione scolastica e metodologie didattiche" tenuto dal prof. Marcello Pacifico.
I seminari danno diritto all’esonero dal sevizio ai sensi della normativa vigente.
Per il giovane sindacato, chiunque guiderà l’Italia nei prossimi mesi, prima e dopo le elezioni politiche, dovrà avere ben presente che la Legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”, deve essere archiviata, proprio perché approvata senza consenso, persino con l'opposizione di oltre 600mila docenti e Ata: se si vuole davvero puntare a una svolta politica che risponda alle richieste dei cittadini, è fondamentale ricucire il rapporto con gli educatori. Nei mille giorni del Governo Renzi che si è frantumato stanotte, i suoi rappresentanti hanno invece fatto di tutto per allontanarsi da chi opera nella scuola. Anief traccia sin d’ora la strada da percorrere per arrivare a questa meta: rispondere seriamente al problema del precariato e, in contemporanea, all'esigenza di conferire degli stipendi dignitosi, che non possono di certo risollevarsi con gli 85 euro medi lordi promessi dalla Funzione Pubblica. Occorre, poi, agire sugli organici e sulle deroghe ai pensionamenti, oggi alle soglie dei 70 anni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): siamo pronti a questa sfida, con alcune risposte che possono già essere fornite nella Legge di Stabilità ora in discussione al Senato e a cui il nuovo Governo dovrà orientarsi con netta discontinuità rispetto a chi ci ha rappresentato negli ultimi due anni e mezzo. All’Esecutivo uscente è stato chiesto fino all’ultimo di cambiare rotta, ma si è detto sempre sordo alle richieste della scuola: ora è arrivato il conto.
Con il decreto ministeriale n. 941, pubblicato in queste ore, il Ministero dell’Istruzione comunica che entro la fine della seconda decade di gennaio si potranno presentare le candidature “di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie”. Come accaduto nel 2016, si prevede una riduzione delle adesioni, con una cifra attorno alle 20mila unità: attraverso la pensione anticipata occorrono, infatti, 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini; per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e 7 mesi di età. I requisiti sono decisamente “alti” e destinati a crescere: tra soli 15 anni, la soglia imposta dalla riforma diventerà pari a 44 anni e 6 mesi per gli uomini e a 43 anni e 6 mesi per le donne. Anche il “tetto” per la vecchiaia si alzerà, fino a 68 anni e 3 mesi di età: peraltro, ulteriormente innalzabili, in caso di incrementi della speranza di vita. Tra le deroghe possibili, che l’attuale Governo ha intenzione di produrre, vi è l’Ape “social”, riservata alle professioni più logoranti, che permette di anticipare di 3 anni e 7 mesi l’età pensionabile ma che il Governo vuole riservare alle sole maestre d’Infanzia.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non si comprende per quale motivo le nostre istituzioni continuino a negare l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, senza alcuna distinzione di ordine e grado: tutta la categoria degli insegnanti – ad altissimo rischio burnout – deve infatti fruire delle agevolazioni pensionistiche spettanti a chi svolge un lavoro usurante. Per questo motivo, l’emendamento, come gli altri già presentati a Montecitorio, verrà replicato a Palazzo Madama, dove speriamo che i senatori siano più sensibili dei colleghi dell’altro ramo del Parlamento.
Il personale della scuola – docente, educativo e Ata - potrà chiedere di essere collocato in pensione entro il prossimo 20 gennaio: lo ha deciso il ministero dell’Istruzione, attraverso decreto ministeriale n. 941 pubblicato in queste ore: si tratta delle “domande di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie”, si legge nel D.M. “Lo stesso personale, entro la suddetta data del 20/01/2017, può presentare domanda di trattenimento in servizio per il raggiungimento del limite contributivo o per quanto previsto dall’articolo 1 – comma 257 della legge n. 208/2015” oppure “può presentare domanda di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale”.
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