A presentare domanda di trasferimento sono stati circa 100mila insegnanti: gli ultimi ad essere collocati, attraverso l’algoritmo del Miur, saranno proprio gli immessi in ruolo con la fase C del piano straordinario della riforma, la Legge 107/2015. Che dopo essere stati collocati nella gran parte dei casi nella provincia di appartenenza, stavolta hanno alte possibilità di vedersi spostare lontano da casa. Prima di loro, infatti, ci sono altri 50mila a prendere posto. Considerando che i docenti “potenziatori” finiranno anche nel vortice degli ambiti territoriali, con trasferimento di sede triennale e legato poi al giudizio dei dirigenti scolastici, c’è poco da sorridere.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario organizzativo Cisal): non bastava per questi neo-assunti finire negli ambiti. Che significa avere una destinazione triennale provvisoria, al termine della quale toccherà al dirigente scolastico decidere se il docente avrà meritato la conferma o meno: una condizione per tutti gli assunti del ‘potenziamento’, del resto già prevista dalla Buona Scuola. Ora si aggiunge la spada di Damocle del probabile trasferimento coatto, che anche stavolta avverrà in automatico l’algoritmo del Ministero dell’Istruzione.
Grazie ad un investimento di un miliardo, promosso dal ministro della pubblica istruzione transalpino, Najat Vallaud-Belkacem, la busta paga dei docenti d’Oltralpe presto arriverà in media a 3.900 euro lordi: una cifra vicina a quanto dovrebbe essere assegnato ai tre milioni di dipendenti pubblici italiani, se solo si allineassero gli stipendi alla metà degli aumenti dell'inflazione cresciuti negli ultimi otto anni. Con i salari dei docenti, fermi a 1.300-1.500 euro, scivolati sotto pure a quelli degli impiegati. Per questo, Anief ribadisce la necessità di ricorrere al giudice del lavoro per ottenere giustizia.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): si tagliano i fondi per adeguare gli stipendi, fermi dal 2009, al costo della vita e per diversi anni si blocca pure la progressione di carriera (tanto che nel DEF 2016 l'indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale viene bloccata almeno sino al 2018 e forse anche fino al 2021), salvo poi mettere nel piatto delle briciole frutto di ulteriori risparmi e tagli che dovrebbero premiare solo alcuni dimenticando il lavoro di tutti.
Da poche ore, le 24.00 del 3 giugno, si sono chiusi i termini per la presentazione delle domande di trasferimento del corpo insegnante della scuola pubblica. In attesa degli esiti delle domande, previsti a luglio, che potrebbero provocare uno stravolgimento rispetto alle attuali sedi di servizio, l’attenzione si sposta tutta alla prossima settimana, quando potrebbe prendere il via il confronto Miur-sindacati su come gestire le modalità di attribuzione degli incarichi triennali ai docenti destinati all’ambito territoriale, personale condannato a essere perennemente “in bilico” e senza mai una sede scolastica definitiva. Per decine e decine di migliaia di docenti, potrebbero essere fatali, nel bene o nel male, le indicazioni del Piano triennale dell'offerta formativa. Subito dopo, entreranno in scena utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie, per le quali, grazie anche e soprattutto alle pressioni del sindacato, il Governo ha deciso di aprire ai neo-assunti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sono passati quattro anni dalla sperimentazione in Lombardia, quando di lì a poco la Consulta bocciò l'articolo 8 della Legge n. 2/2012 che la introduceva con un colpo di mano regionale. Ora, una selezione improntata su questo modello viene proposta a livello nazionale, con l’istituzione, in questo caso il Governo, che si trova incredibilmente dalla parte di chi propone e avalla un sistema di selezione del personale docente che potrebbe rappresentare la fine dell’insegnamento libero.
In materia scatti di anzianità è sempre più solido l’orientamento dei giudici italiani a riconoscere pari dignità di trattamento tra precari e personale di ruolo.
Gli ultimi pronunciamenti in ordine di tempo ci sono stati trasmessi il 19 maggio scorso, quando il Tribunale del Lavoro di Torino ci ha portati a conoscenza di ben cinque sentenze in cui il MIUR viene condannato per violazione della Direttiva 1999/70/CE e del relativo Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato e in cui viene ribadito che “non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico” anche per quanto riguarda la retribuzione. Marcello Pacifico, presidente di Anief, il sindacato che ha patrocinato i ricorsi, esprime piena soddisfazione per la sonora sconfitta dei legali del Miur ma ricorda che in assenza della volontà politica a sanare questa situazione, l’unica strada resta quella della contestazione legale.
Terminate le prove scritte del concorso a cattedra con tanti assenti, oggi un candidato su due potrebbe avere il posto, ma incombono le suppletive. A fare i conti su posti e candidati è l'Anief. "Un docente su quattro regolarmente iscritto (quasi il 25%) non si è presentato agli scritti e un motivo di questa considerevole astensione dovrà pur esserci.
Nel frattempo, gli Uffici scolastici regionali cominciano a prendere coscienza che le prove aggiuntive per i candidati ricorrenti sono inevitabili: alla luce delle ordinanze del Consiglio di Stato n. 1836/16 e dal Tar del Lazio n. 2655/16 e n. 2672/16, con le quali è stata disposta l'ammissione con riserva alle prove concorsuali degli Itp, l'Usr del Veneto (seguito da quello del Piemonte) ha comunicato - sottolinea il sindacato - che predisporrà delle verifiche ulteriori a livello nazionale, 'sia per i candidati già in possesso delle suddette ordinanze sia per quelli che le otterranno in seguito a successive pronunce". "Il concorso - commenta Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - è stato per la prima volta riservato al personale abilitato, che ha un'età anagrafica maggiore dei laureati. Ora, però, l'amministrazione tiene a precisare che l'età media dei partecipanti non è altissima. Al Miur dovrebbero mettersi d'accordo: qual è la priorità? E pensare - conclude - che sarebbe bastato decidere per legge un accesso riservato o la stabilizzazione diretta, come chiedeva l'Europa
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