Dal XXI report di Ecosistema Scuola di Legambiente risulta che lascia a desiderare ancora la qualità dell’edilizia e dei servizi scolastici italiani: da un’analisi su 7.037 edifici scolastici di 98 capoluoghi di Provincia, frequentati da oltre 1,4 milioni di studenti, emerge che permane un divario notevole tra le scuole del Centro Nord e quelle del Sud e delle Isole: sono ancora troppe “le emergenze strutturali e le disuguaglianze”, spiegano gli autori dello studio. In particolare, “nel Meridione il 56% degli edifici necessità di interventi urgenti contro il 36% di quelli del Nord. Restano troppo pochi al Sud i servizi legati al servizio mensa, al trasporto scolastico e al tempo pieno, quest’ultimo attivo solo nel 16% delle scuole”. In compenso, durante l’ultimo anno e mezzo di pandemia nella Penisola sono state realizzate 788 nuove aule e 411 quelle recuperate da spazi prima non utilizzati.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è dalla creazione delle nuove aule e dal recupero di quelle dismesse o mai usate per questo scopo che bisogna impegnarsi. Il messaggio di Legambiente è chiaro: migliorare la sicurezza, andando ad agire prima di tutto sulle emergenze, che al Sud sono sempre più all’ordine del giorno per via dell’alto numero di strutture scolastiche fatiscenti; ma anche ampliare gli spazi scolastici. Introdurre, poi, maggiore tempo scuola e garantire il tempo pieno in tutti gli istituti è un altro nostro cavallo di battaglia. Sono delle linee di azione che Anief promuove da tempo e esterna in ogni occasione all’amministrazione scolastica, come al Governo e alle commissioni parlamentari con le quali viene periodicamente a contatto attraverso audizioni, proposte ed emendamenti legislativi”.
“Siamo d’accordo con Legambiente – continua il sindacalista autonomo - quando dice che sarà ‘fondamentale investire bene i 17 miliardi di euro del Pnrr dove c’è più bisogno per fragilità strutturale e sociale’. Introdurre spazi aggiuntivi rispettosi delle regole su sicurezza, vie di fuga in caso di pericolo e anche quel distanziamento ora negato perché le classi medie non superano i 35 metri quadrati, è un obiettivo che dobbiamo porci come prioritario. E i fondi del Recovery plan dovranno servire anche a questo”.
Il Rapporto completo Ecosistema Scuola di Legambiente su dati del 2020.
Di male in peggio: anziché allargare a tutte le figure professionali della scuola l’anticipo pensionistico a 63 anni previsto per chi aderisce all’Ape Sociale, la Commissione preposta, presieduta dall'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano e che opera tenendo conto dei criteri Inail, avrebbe inaspettatamente deciso di escludere dalla lista dei lavori gravosi anche i docenti della primaria e i collaboratori scolastici precedentemente inclusi. L’annuncio è stato fatto dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera illustrando alcuni criteri delle novità in arrivo. Tra queste, riferisce Orizzonte Scuola, vi sono nuove attività che entrano nella categoria definita “gravosa”, ha spiegato Tridico: ci sono i conduttori di impianti, i saldatori, i fabbri e gli operai forestali e addirittura gli operatori della cura estetica.
“Tranne qualche eccezione – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – viene considerato gravoso in Italia solo il lavoro fisicamente probante. Mentre non si contempla il fatto che vi sono delle occupazioni, come quelle della scuola, fortemente stressanti, come dimostrato dall’alto numero di caso di burnout, riscontrati in grande numero a fine carriera. È chiaro, quindi, che i parametri adottati dalla Commissione lavori gravosi siano carenti da questo punto di vista. A questo punto, se le cose stanno così, chiediamo a Governo e Parlamento, che a breve dovranno esprimersi sulla proposta, di prendere in mano la situazione, perché è scientificamente provato che lavorare a scuola comporta degli strascichi psicologici e fisici non indifferenti. Anche per questo abbiamo chiesto di inserire nel nuovo contratto di lavoro la diaria da rischio biologico assegnata ad altre professionalità. Permettere di far lasciare il servizio a tutti i dipendenti scolastici a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza, come avviene già con i lavoratori delle forze armate, è diventata una priorità”, conclude Pacifico.
Anief, in convenzione con Cedan, conferma anche per quest’anno l’assistenza ed il supporto specializzato per l’invio delle domande di pensionamento, quest’anno regolate dal Decreto pubblicato nei giorni scorsi, con annessa Circolare: è possibile contattare via web la sede Anief più vicina.
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I numeri ufficiali confermano l’altissimo numero di cattedre di sostegno assegnate ai supplenti, molti dei quali pure non specializzati nella didattica speciale: i dati sono contenuti in un Report del ministero dell’Istruzione e si riferiscono all’inizio del corrente anno scolastico 2021-22, quindi suscettibili di ulteriori innalzamenti considerando le tante richieste di integrazione di ore formulate dalle famiglie e dalle scuole, e anche i ricorsi presentati al giudice sempre per il diritto al sostegno negato. L’amministrazione centrale ha comunicato che a oggi risultano 172.110 posti di sostegno e tra questi ben 65.940 sono “posti di sostegno in deroga”. Lo studio evidenzia che permangono differenze regionali notevoli: Lombardia e Sicilia detengono il record di cattedre di sostegno, con oltre 20mila posti; il Lazio sfiora quella quota, mentre ci sono regioni, come Friuli Venezia Giulia e Basilicata, dove il numero complessivo è inferiore a 2mila posti ed altre, come il Molise, che non arriva a 1.000.
A fronte di questi numeri in continua crescita, ha detto all’agenzia Teleborsa il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico, diventa ancora più assurda la decisione delle Università di "tarare il numero programmato dei corsi specializzanti nel sostegno, tramite la frequenza dei Tfa, sulla base delle disponibilità degli Atenei e non invece al numero di insegnanti già specializzati nelle nostre scuole", quindi in riferimento alle effettive necessità delle scuole. L'Anief, a questo proposito, ha già vinto un ricorso l'anno scorso al Tribunale amministrativo: in quell’occasione, ha ricordato Pacifico, “abbiamo denunciato il numero programmato come illegittimo perché non corrispondente al fabbisogno della scuola italiana ed alla salvaguarda del diritto all'inclusione di tutti gli studenti italiani”.
Il sindacato dà la possibilità di presentare anche quest’anno il ricorso contro l’esclusione dai corsi di Tfa sostegno a causa della mancata inclusione nel bando di selezione di un numero adeguato di posti sulla base dalle effettive esigenze territoriali: gli interessati possono cliccare qui.
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L’esigenza di rendere la scuola un ambiente inclusivo che valorizzi il potenziale di ogni alunno con le sue specificità è sempre più una responsabilità condivisa, non è appannaggio esclusivo dei docenti di sostegno
Anche l’Istituto nazionale di previdenza sociale, attraverso il suo presidente Pasquale Tridico, sostiene che è possibile lasciare il lavoro a 63-64 anni. Solo che la proposta, alternativa a Quota 100, prevede una riduzione non trascurabile dell’assegno perché prevede l’accesso al pensionamento della sola parte contributiva. La proposta è stata presentata dello stesso Tridico davanti alla Commissione Lavoro della Camera: bisogna aver compiuto almeno 63-64 anni di età, tetto comunque suscettibile di adeguamento alla speranza di vita; essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione; aver maturato al momento della scelta una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. Una ipotesi che a detta dello stesso presidente Inps sarebbe “pienamente sostenibile” perché non comporta nel medio periodo sostanzialmente nessun aggravio sulle Casse dello Stato. Intanto, sulla questione da parte di Governo e Parlamento continua il silenzio assordante.
Il problema, ribatte l’Anief, è che l’ipotesi non è sostenibile per i lavoratori. Ad iniziare da quelli della scuola. “Decurtare l’assegno pensionistico in modo pesante – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – non è una proposta fattibile, ancora meno per i docenti e Ata della scuola che già partono da stipendi modesti, ben al di sotto della media europea e Ocse e pure rispetto a buona parte del mondo impiegatizio. Noi continuiamo a pensare che l’anticipo pensionistico non possa trasformarsi in un ricatto. Per la scuola, poi, continuiamo a sostenere che vanno introdotto gli stessi parametri di accesso alla pensione previsti per i lavoratori delle forze armate, così da far lasciare il servizio a tutti a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. In alternativa, si potrebbe allargare l’Ape Sociale a tutto il comparto e non solo ai colleghi della primaria. Non si può continuare ad ignorare i tanti casi di burnout e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato, peraltro già negato per il mancato riconoscimento del rischio biologico. Il Governo ne prenda atto e – conclude Pacifico - si decida ad affrontare subito il problema modificando la Legge di Bilancio 2022”.
Anief, in convenzione con Cedan, conferma anche per quest’anno l’assistenza ed il supporto specializzato per l’invio delle domande di pensionamento, quest’anno regolate dal Decreto pubblicato nei giorni scorsi, con annessa Circolare: è possibile contattare via web la sede Anief più vicina.
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