La novità non è che siano venuti meno i posti da educatrice o maestra, ma è nelle recenti sentenze della curia europea, le quali impongono in modo inequivocabile l’assunzione di tutto il personale in possesso dei titoli di studio e abilitanti che ha svolto almeno 36 mesi di servizio su unità di lavoro prive del rispettivo titolare. Ora, anziché stabilizzare quel personale, il Comune capitolino decide di metterlo alla porta: troppo forte è il timore di incorrere nelle richieste di assunzione attraverso i tribunali. Che però in questo modo saranno numericamente maggiori, perché i precari messi alla porta non rimarranno di certo con le mani in mano.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): a Roma come a Montecitorio si sta ribaltando quanto espresso dalla Corte di Giustizia europea. Creare artificialmente delle norme per togliere del lavoro a del personale precario, anziché assicurarglielo, è palesemente incostituzionale e ci allontana sempre di più dal diritto europeo: siamo pronti a inondare il Comune di Roma di ricorsi seriali per favorire la loro stabilizzazione e per permettergli, anche nel breve periodo, di mantenere il loro posto di lavoro come supplenti.