Nei prossimi giorni, quindi, le amministrazioni scolastiche saranno chiamate ad esaminare i titoli, i servizi e le documentazioni presentate dagli insegnanti in forzo al loro istituto. Il tutto servirà a costituire queste maxi-graduatorie, comprendenti docenti con diverse collocazioni. Purtroppo, le indicazioni che hanno le segreterie da parte dell’amministrazione centrale non sono rispettose dei diritti di molte tipologie di insegnanti. A questo proposito, Anief ricorda che risulta illegittima la valutazione parziale del servizio pre-ruolo o prestato nella scuola paritaria. Lo hanno ribadito molte sentenze dei tribunali. E per questo motivo, il sindacato ha predisposto apposito ricorso, al giudice del lavoro, in modo da far valere il servizio pre-ruolo per intero.
Anief, inoltre, ritiene non corretta la tabella di valutazione dei titoli, predisposta sempre dall’amministrazione. Le incongruenze sono diverse: si va dall’abilitazione SSIS alla specializzazione SSIS di sostegno, dal titolo TFA conseguito (anche sostegno) al servizio pre-ruolo al pari di quello prestato dopo la nomina (punti 6 e per intero), dal doppio punteggio per servizio pre-ruolo in piccole isole al servizio militare prestato non in costanza di nomina. Anche in questo caso, Anief consiglia al personale coinvolto di non rischiare di perdere il posto nella scuola di titolarità impugnando la tabella predisposta Miur direttamente al giudice di competenza.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Tutti gli insegnanti che risultano danneggiati dalla purtroppo ampia casistica di norme illegittime farebbero bene e presentare ricorso: soprassedere, per poi ritrovarsi perdenti posto, rappresenterebbe una beffa enorme. Con conseguenze negative immaginabili, derivanti dalla perdita del posto e dall’obbligo di trasferirsi in un’altra sede scolastica. L’aspetto più inquietante di certe decisioni prese dal Miur è la mancata considerazione di titoli e servizi, conseguiti alla stregua di altri invece riconosciuti. A noi, come sindacato, questo palese aggiramento della direttiva UE n. 70/99, con insopportabili discriminazioni tra il personale, non può stare bene. E lo diremo chiaramente, tramite i nostri legali, ai giudici di competenza.
Il Ministero dell’Istruzione si oppone al potenziamento dell’attività motoria nella scuola primaria, dove si continua a fare svolgere attività fisica agli alunni solamente attraverso iniziative autonome e quasi sempre finanziate dalle famiglie: la disposizione, prevista dalla Legge di Bilancio 2018, la quale prevede l’utilizzo fino al 5% del potenziamento per l’attività motoria nella scuola primaria, è quindi slittata al 2019/20, perché a detta dei dirigenti del Miur è necessario che le scuole inseriscano tale attività nei Piano triennale dell’offerta formativa. Il sindacato Anief non reputa corretto procedere in questo modo: il mancato inserimento nel Ptof ha infatti tutta l’aria di essere una clausola cercata appositamente per posticipare il progetto e soprattutto i costi che comporterebbe. L’approvazione della norma, le cui percentuali si auspica che possano man mano diventare sempre maggiori, comporterebbe infatti il coinvolgimento di operatori specializzati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’amministrazione ha preso questa decisione senza tener conto del fatto che la legge è assolutamente chiara. In questo caso, come in altri, è necessario che il Miur si adegui e la smetta di fare ostruzione: a noi sembra che abbiano montato un caso dal nulla, visto che i collegi dei docenti fino a prova contraria possono ancora deliberare in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico, al quale peraltro mancano ancora cinque mesi pieni. A spingere da anni per lo svolgimento dell’attività fisica permanente in tenera età non siamo del resto noi, ma tutti coloro che, sulla base di studi scientifici, mirano al benessere della cittadinanza. Per non parlare dei continui moniti in questo senso da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Il Miur fornisce i numeri del percorso di reclutamento transitorio previsto dal Governo Renzi per andare incontro, solo in apparenza, ai precari “storici” della scuola pubblica: ammontano a meno di 50 mila i partecipanti al concorso abilitati della secondaria. Ma il numero dei partecipanti a questa prima tornata è ridondante solo in superficie, poiché ancora una volta, in seguito alle novità introdotte dalla Buona Scuola, i docenti hanno respinto l’elemosina del Governo: parteciperà solo uno su due degli aventi diritto tra Pas e Tfa. Altri 10mila ricorrono per entrare e altrettanti già assunti a tempo indeterminato, grazie al ricorso Anief, aspirano al passaggio tra un ruolo e l’altro. In questo modo falliscono i decreti delegati della Legge 107/2015.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Noi lo ripetiamo da tempo e avremmo la soluzione all’ingarbugliatissimo problema: bisogna stabilizzare e risarcire i precari e attivare le prove suppletive al vecchio concorso, poiché solo così si possono evitare conflitti nei tribunali. In pratica, dopo l'esclusione di 20 mila laureati dal vecchio concorso, lo Stato ci riprova ma tante incognite stanno dando luogo al nuovo contenzioso. Anief, infatti, ha raccolto diverse migliaia di ricorsi per via delle esclusioni incomprensibili dal concorso riservato ai docenti abilitati 2018. Il problema di fondo è che l’amministrazione non ha ancora compreso che il dipendente precario, dopo tre anni di supplenze, va stabilizzato.
Anief ricorda che ha sottoscritto una convenzione con Eurosofia, ente accreditato dal Miur: per i docenti che vogliono accuratamente delineare la propria preparazione offre quindiun ausilio costante.
Il problema dei tanti capi d’istituto esclusi illegittimamente dal ruolo di Presidente degli Esami di Stato 2018 della secondaria era stato sollevato dall’Udir: ora diventa oggetto di confronto con i sindacati. Tuttavia, considerando l’impedimento normativo e i tempi ristrettissimi per evitare il danno retributivo ai presidi esclusi, il giovane sindacato conferma la volontà di condurre i ricorsi gratuiti al TAR del Lazio avverso la Circolare Miur 4537 del 16 marzo scorso: l’impugnazione riguarda l’esclusione illegittima dal ruolo di presidenti delle Commissioni degli Esami di Stato di tutti i dirigenti degli istituti comprensivi, delle direzioni didattiche, dei Centri Provinciali per l'Istruzione degli adulti e delle scuole secondarie di primo grado. È necessario presentare la domanda di partecipazione e adesione al ricorso entro il 4 aprile.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Le esclusioni risultano inspiegabili, perché riguardano tutti i dirigenti provenienti dal ruolo di docenti, regolarmente abilitati all’insegnamento alle scuole superiori, ovviamente in possesso della laurea e dei medesimi titoli dei colleghi della scuola secondaria di secondo grado. Inoltre, sono a capo di istituti scolastici complessi, con diversi plessi annessi: presenteremo ai giudici del Tar del Lazio quello che a nostro avviso si configura come un vero e proprio atto discriminante.
Legata alla sedia con lo scotch, presa a calci e ripresa con il telefonino dagli studenti della classe: la scellerata vicenda, che rimane grave anche dopo il tentativo di ridimensionamento dei genitori, è accaduta più di un mese fa in una scuola prima superiore. Dinanzi a certi accadimenti, ci si sarebbe aspettati una punizione esemplare, finalizzata anche a prevenire qualsiasi tipo di emulazione: invece la sanzione per gli studenti si è limitata ad “un mese di sospensione con l’obbligo di frequenza in aggiunta la pulizia dei cestini delle altre aule durante l’intervallo”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non è davvero ammissibile ciò che è successo. L’aggressione nei confronti di un docente deve comportare l'espulsione immediata dello studente o degli studenti che si sono resi artefici di tale azione vergognosa. Inoltre, l’insegnante può persino valutare di denunciare questi giorni per oltraggio a pubblico ufficiale: quello che è stato fatto, se accertato, è un vero e proprio reato penale. Il primo fine del nostro lavoro è educare le generazioni del futuro: dobbiamo formare uomini e donne rispettosi e ricolmi di senso civico. Chi compie questi oltraggi deve essere espulso, senza se e senza ma: d'ufficio. E in tutto questo, le famiglie, dove sono? Perché escono allo scoperto solo ora, tentando di giustificare l’ingiustificabile? La verità è che i genitori dovrebbero collaborare, altrimenti episodi di questo genere non faranno che moltiplicarsi. La scuola da sola non ce la può fare.
Presso il Tribunale di Marsala (TP) è nuova vittoria per le tesi da sempre sostenute dall'Anief: ribadito il diritto all'integrale e immediata ricostruzione di carriera computando per intero il servizio svolto durante il precariato. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Stop alle discriminazioni tra precari e personale di ruolo”. Ancora possibile aderire gratuitamente ai ricorsi Anief.
Il Ministero dell'Istruzione è di nuovo soccombente in tribunale sulla questione del riconoscimento integrale e immediato della carriera durante il precariato. Il Tribunale del Lavoro di Marsala (TP), infatti, in pieno accoglimento del ricorso patrocinato per Anief dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Maria Adamo evidenzia la palese discriminazione posta in essere dal Miur a discapito dei lavoratori cui non riconosce per intero gli anni di servizio a tempo determinato all'atto della ricostruzione di carriera in aperta violazione della Direttiva 1999/70/CE. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Ribadiamo il nostro fermo dissenso alle continue discriminazioni che la contrattazione interna pone ancora in essere a discapito del servizio prestato con contratti a termine. Il servizio svolto durante il precariato, discriminato anche all'atto delle operazioni di ricostruzione di carriera, deve essere immediatamente e integralmente computato ai fini del corretto inquadramento stipendiale del lavoratore immesso in ruolo in ossequio al principio di non discriminazione sancito dalla Direttiva Comunitaria 1999/70/CE”.
Di contrattazione, retribuzione dei lavoratori e rispetto delle normative comunitarie si parlerà anche nel corso dei nuovi seminari gratuiti sulla legislazione scolasticaorganizzati da Anief ed Eurosofia “DIES IURIS LEGISQUE” che si svolgeranno in tutta Italia nel corso dei prossimi mesi e che vedranno come relatore proprio il presidente Anief Marcello Pacifico.
È di poche ore fa la pubblicazione del Miur del numero di partecipanti, 50.000, al concorso per docenti abilitati della secondaria di primo e secondo grado, con il numero maggiore di domande presentato al Sud. La quota di partecipanti è solo in apparenza alta, perché oltre il 20% è composto da personale già di ruolo: inoltre, ci si aspettava un’adesione ben più alta se solo si considera che gli abilitati che puntano al ruolo sono almeno il doppio rispetto alle iscrizioni effettive. Il Ministero dell’Istruzione conferma che nel corso dell’anno “seguiranno il bando per docenti iscritti nelle graduatorie di istituto non abilitati ma con tre anni di servizio almeno alle spalle e quello per i neo-laureati”. E qui viene il bello. Perché se è vero che “scalpitano” i non abilitati e i laureati, è altrettanto vero che chi verrà selezionato è atteso da un percorso tortuoso e senza alcuna garanzia di giungere all’arrivo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per i non abilitati e laureati è iniziata la grande attesa, che durerà, presumibilmente, almeno fino all'estate. In pratica, possiamo dire che dopo l'esclusione di 20 mila laureati dal vecchio concorso, lo Stato ci riprova ma tante incognite stanno dando luogo al nuovo contenzioso. Anief, infatti, ha raccolto diverse migliaia di ricorsi per via delle esclusioni incomprensibili dal concorso docenti 2018, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 febbraio scorso. Il problema di fondo è che si continua a mantenere la politica del respingimento che non risparmia l’ambito dei concorsi: basti pensare che i laureati avrebbero dovuto partecipare anche al precedente concorso a cattedra, invece in quell’occasione sono stati lasciati fuori, come se il loro titolo di studio avesse una valenza giuridica mutevole. Il risultato di questo bailamme è che ci ritroviamo degli organici pieni zeppi di precari, con l’apice che si tocca per quelli di sostegno, i quali prevedono che un posto su tre vada a supplenza, derivante dalla mancata trasformazione di posti in deroga nell’organico di diritto. Una condizione assurda, che continua a farci patrocinare cause in difesa delle famiglie degli alunni disabili, riguardo le quali i giudici si esprimono in percentuali bulgare a favore del riconoscimento e della tutela del diritto negato agli alunni disabili, con tanto di risarcimenti adeguati.
Per coloro che necessitano di una preparazione accurata e completa al concorso riservato ai docenti abilitati, l’ente formativo Eurosofia, riconosciuto dal Miur, offre un ausilio costante.
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