Anief sostiene le richieste di avvio di un doppio canale ai fini del reclutamento. Perché non è possibile che abbiano svolto il medesimo percorso formativo-abilitante dei colleghi immessi in ruolo sino al 2011, ma per colpa di un legislatore poco avveduto debbano mettere tutto in discussione. Permettere il loro accesso nelle graduatorie che portano alla stabilizzazione, rappresenterebbe un’opera di buon senso, evitando nuove pronunce risarcitorie dei Giudici del Lavoro ma anche di condanna della Corte di Giustizia europea. L’occasione è prossima, vista la discussione alla Camera del ddl sulla “Funzionalità del sistema scolastico e della ricerca”.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): la maggior parte degli oltre 100mila posti assegnati anche quest’anno sino al termine delle attività didattiche riguarda tale personale, a cui non è stato consentito di partecipare al piano straordinario di assunzioni fissato dalla Legge 107/2015. Per mettere a posto le cose ora serviranno alcuni anni, ma anche un emendamento. Da approvare subito. Ancora di più se è vero che le GaE scompariranno entro un triennio. E che, comunque, i docenti precari continueranno ad essere chiamati come supplenti fino a quando non sarà accertata la vacanza di tali posti.
L’ANIEF esprime piena soddisfazione in merito all’accoglimento in Consiglio di Stato degli appelli proposti avverso le Ordinanze del TAR Lazio dichiarative del difetto di giurisdizione relativamente al contenzioso volto all’inserimento in GaE dei docenti in possesso di abilitazione. I Giudici hanno, infatti, riconosciuto le ragioni dei legali Anief sulla competenza del Tribunale Amministrativo a decidere sulla questione e hanno rinviato al TAR proprio ai fini di una rapida definizione nel merito della controversia.
L’intenzione è contenuta, tra le righe, nel Documento di Economia e Finanza 2016: con gli stipendi “congelati” ancora altri cinque anni, il destino dell’indennità che avrebbe almeno tenuto testa all’inflazione rimane ancora una volta da valutare. Per il prossimo triennio, dunque, sono previsti solo aumenti annuali per gli statali pari a 17,22 euro in media: è quanto deriva dalla somma messa a disposizione dal Governo, i 155 milioni stanziati nella Legge di stabilità 2016, suddivisi per tre anni e poi per circa 3 milioni di dipendenti statali. Non meno grave risulta la diminuzione dei fondi relativi alla contrattazione integrativa e l’inasprimento del blocco del turn-over. Preso atto della volontà governativa di far pagare la crisi principalmente ai lavoratori pubblici, Anief ribadisce la volontà di ricorrere per l’adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): appena si firmeranno i contratti, quei dipendenti pubblici che ancora avevano degli scatti di anzianità non potranno più usufruirne: ci sarà un salario minimo garantito per legge, poi un surplus a seguito di tagli sempre nel settore, che andrà a finanziare questa prestazione. Ma il nostro sindacato non è d’accordo. Perchè l’indennità di vacanza contrattuale è prevista per legge. E dal 2008 deve essere pagata almeno al 50 per cento rispetto al costo dell’inflazione. Non può essere ancora una volta bloccata.
Alla nota Miur n. 1804 del 19 aprile, ha fatto seguito la n. 4370, attraverso la quale si chiede agli istituti di rendicontare le scelte effettuate per premiare la ristretta cerchia di lavoratori (si presume non oltre il 20 per cento) che beneficeranno di circa 23mila euro assegnati ad ogni istituto. L’amministrazione intende, quindi, catalogare l’operato delle scuole incasellandolo nel Portale internet sulla valutazione: in tal modo, ogni scuola potrà confrontare le proprie scelte con quelle degli altri istituti attraverso i dati a livello provinciale, regionale e nazionale. Creando, però, anche un meccanismo di confronto e inevitabile competizione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): gli istituti non devono farsi condizionare nell’assegnazione dei fondi. Il Ministero dice che devono essere assegnati né a pochi né a molti? Non è proprio così, i soldi in più vanno dati ai docenti “buoni”, nel rispetto dei criteri delineati nei singoli Comitati di valutazione delle scuole autonome. E che, come logica, dovrebbero in primis andare a premiare il surplus di lavoro svolto a beneficio degli alunni. E non dei presidi. Criteri a cui tutti i dirigenti scolastici devono attenersi. Nel frattempo, noi ricorriamo per sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale e aumentare del 10% gli stipendi dall'agosto 2015.
È una generazione destinata a lavorare tanto di più e avere molto meno, sia in termini di stipendi che di assegno di quiescenza. Prendiamo uno degli 86mila docenti della scuola immesso in ruolo la scorsa estate: rispetto a chi lascia oggi, andrà a percepire un assegno mensile ridotto tra il 38% ed il 45%. Ciò significa che l’insegnante che oggi percepiva una pensione di 1.500 euro, lascerà il servizio (dopo oltre quattro decenni di lavoro nel Paese dei docenti più vecchi dell’area Ocse) per avere un assegno di 825 euro. Però l’attenzione di Inps e Governo rimane concentrata sulla flessibilità in uscita, che anche in questo caso rischia di tradursi in un bluff che danneggerà i lavoratori, a cui si vuole dare la possibilità di lasciare qualche anno prima rispetto ai nuovi parametri dell’assurda legge Fornero solo in cambio di riduzioni che vanno dal 2 all’8%.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tutta colpa degli aggiornamenti biennali relativi all’aggiornamento periodico biennale della speranza di vita degli italiani, che verranno applicati a partire dal 2019 fino al 2049: col risultato che i lavoratori lasceranno il servizio anche con 47 anni di contributi. È una prospettiva che noi però non accettiamo e che abbiamo deciso di impugnare in tribunale.
Con decreto n. 1352, il Consiglio di Stato respinge la richiesta urgente di sospensione dell’ordinanza cautelare n. 1685/16 concessa dal Tar Lazio, in occasione della remissione alla Corte costituzionale dell’Art. 1 comma 110 della Legge 107/15 e del D.D.G. n. 106 del 26 febbraio 2012 all’art.3 comma 2, ritenendo comunque che non venga meno la funzionalità nel regolare svolgimento delle prove.
Di contro, Anief rende noto che durante il mese di calendarizzazione delle stesse sarà discussa in Camera di consiglio presso il Giudice di appello la questione relativa all’esclusione dei docenti laureati, ITP, o con diploma magistrale linguistico. In caso di accoglimento, lo stesso Tar Lazio dovrà mutare il precedente orientamento negativo e ordinare all’Amministrazione la partecipazione di tutti gli esclusi, indipendentemente dalle future pronunce in merito ai ricorsi depositati dallo studio legale del sindacato.
Pertanto, tutti gli esclusi dovranno attendere queste pronunce, se positive, indipendentemente dalla data già calendarizzata dall’Usr per gli ammessi.
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