Dopo tre anni di solo turn over, ora l’amministrazione vuole far venire meno pure quello. Il giovane sindacato ha pertanto deciso di impugnare la Nota 27715 del 28 agosto 2015, attraverso cui il Miur ha inteso, assieme alla Funzione Pubblica, vanificare le immissioni in ruolo di amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola per trovare una collocazione ai perdenti posto delle province. Come se non bastasse tutto ciò, il Ministero ha imposto anche che le supplenze su quei posti liberi siano assegnate sino al 30 giugno 2016 anziché al 31 agosto 2016.
Marcello Pacifico (presidente Anief): non abbiamo nessuna remora contro i dipendenti in arrivo dalle province, ma è ora di finirla con questo accanimento verso i precari che operano nella scuola.
Arriva dalla Corte d'Appello di Palermo la condanna a carico del Ministero dell'Istruzione con dichiarazione di inammissibilità dell'appello proposto avverso la favorevole sentenza già ottenuta in primo grado dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Francesca Picone sul diritto dei docenti precari a vedersi riconosciuto il punteggio per il servizio militare prestato anche non in costanza di nomina. La CdA palermitana, infatti, ritiene che la giurisprudenza ormai consolidata ottenuta nel corso degli anni dai legali ANIEF non possa dare adito a ritenere che il ricorso sia fondato e, dunque, lo dichiara inammissibile ab origine.
La nota n. 2116 del 30 settembre 2015 ha previsto una deroga solo per il “profilo di collaboratore scolastico”. Lasciando completamente scoperto il servizio in tutti i casi di assenza di assistenti amministrativi e tecnici. La scuola dell’autonomia avrebbe invece bisogno di maggiori risorse umane. Non va meglio per infanzia e primaria, dove quando manca il docente titolare si uniscono più gruppi-classe, comportando la formazione estemporanea di classi-pollaio. E di moltiplicazione dei rischi di culpa in vigilando. Alle medie e superiori si calpesta anche il diritto allo studio.
Marcello Pacifico (presidente Anief): l’amministrazione farebbe bene ad estendere a tutte le categorie professionali la possibilità di sostituire il personale assente, altrimenti passeremo un anno con l’attività didattica perennemente bloccata. Presto, con i primi malanni autunnali, la situazione sarà già critica. Perché nello stesso periodo entrerà nel vivo il piano triennale delle scuole autonome previsto dalla riforma 107/15.
Associando il merito con il numero di pubblicazioni si continuerebbe a perdurare l’equivoco che la qualità si misura con le pagine dei libri di testo prodotte. Invece, la valenza di un futuro docente accademico va associata all’impatto scientifico del suo operato. Senza dimenticare che le idoneità all’insegnamento o alla ricerca non scadono come gli yogurt. Anche l’Esecutivo Renzi ha dato il suo contributo per affossare il sistema, introducendo tagli e nuovi riparti dei fondi che penalizzano gli atenei già collocati in contesti svantaggiati. Non basta un pugno di docenti e ricercatori per salvare il sistema.
Marcello Pacifico (presidente Anief): se si vuole davvero voltare pagina, si stabilizzino tutti coloro che sono stati selezionati e fanno attività scientifica certificata da tempo. Ad iniziare dai ricercatori. Continuare a lasciarli in una condizione di incertezza totale, significherebbe abbandonare loro e l’Università italiana.
Il testo approvato dal CdM prevede che il prossimo anno potranno sì programmare un ritiro anticipato dal lavoro, con almeno 57-58 anni di età e 35 anni di contributi, ma in cambio di un prezzo altissimo: il loro assegno pensionistico si calcolerebbe, infatti, con il sistema interamente contributivo, rinunciando al sistema misto o retributivo decisamente più favorevoli. Con una perdita stimata media del 25-30%. Nei 30 anni di aspettativa di vita, queste donne lavoratrici andranno a perdere oltre 140mila euro. Un vero salasso. Per chi inizia a lavorare oggi, invece, si prospetta il 40% dell’ultimo stipendio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): converrà ancora lavorare una vita, anche 44 anni, per accedere ad importi pensionistici così irrisori? Chi ci governa non si rende conto che in tal modo si va a ledere il principio della parità retributiva, perché la pensione non altro che una retribuzione differita.
Nel testo approvato ieri sera dal CdM si è andati addirittura sotto i già ridicoli 300-400 milioni di euro di chi si parlava da settimane: è con 6 euro l’anno di aumento a lavoratore statale che quindi il Governo ha intenzione di sedersi quindi al tavolo per ridurre i comparti da 11 a 4, agevolando lo spostamento dei dipendenti soprannumerari da un ministero all’altro e gambizzando rappresentatività dei sindacati minori. E anche di applicare la riforma Brunetta della PA, che prevede l’accesso al merito professionale solo per un dipendente su quattro, con la cancellazione definitiva degli scatti di anzianità.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): siamo alla follia, perchè ai tre milioni di dipendenti pubblici vanno assegnati più di 12 miliardi di euro di arretrati, che corrispondono a 4mila euro di mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Sommando i sei anni di mancato rinnovo, hanno infatti perso il 9,3 per cento di salario. Se le cose stanno così, vuole dire che inonderemo i tribunali del lavoro. Perché l’ora delle mancate promesse è finita.
Per aderire al ricorso per il recupero completo degli arretrati vai al LINK.
In Tribunale l’ANIEF continua ad andare a segno e a ottenere risarcimenti per i docenti precari cui il MIUR si ostina a negare il diritto al medesimo trattamento economico riconosciuto ai lavoratori a tempo indeterminato. Stavolta sono i tribunali del Piemonte ad accogliere i ricorsi ANIEF, patrocinati dagli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi, e a riconoscere la violazione delle direttive comunitarie e l’illecita disparità di trattamento posta in essere dal Ministero dell’Istruzione, condannandolo a un risarcimento danni complessivo che supera i 40.000 Euro.
Il sindacato ricorda all’amministrazione che vanno salvaguardati i precari storici. E pur chi è rimasto nelle GaE anche dopo il fallimentare piano di assunzioni legato alla riforma: questi docenti non possono rimanere supplenti a vita. La riserva, tra l’altro, è un’applicazione del decreto legislativo 165/2001, che riconosce la possibilità di indire un concorso pubblico con riserva, nel limite del 40% dei posti banditi, ai dipendenti a tempo determinato che, alla data di pubblicazione del bando, abbiano maturato almeno tre anni di servizio presso l’amministrazione pubblica che emana il bando di concorso. Una norma ribadita dalla Funzione pubblica, con la Circolare 5/2013, che ha disegnato il quadro normativo entro il quale le PA si devono muovere dal 2014 per l'assunzione di personale, alla luce delle novità introdotte dal Dl 101/2013.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la Legge 107/15 alla fine porterà in ruolo meno di 70mila precari, gli stessi decisi dalla Gelmini nel 2011, abbandonando al loro destino almeno 70mila precari delle GaE. Che ora vanno tutelati, stabilizzandoli. E anche permettendo loro di partecipare al concorso a preside.
Pubblichiamo alcuni articoli sul sostegno agli alunni disabili, il Governo vuole introdurre il docente-medico: no del sindacato, sarebbe un grave errore.
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