Secondo uno studio nazionale, realizzato dalla rivista Tuttoscuola, il numero di abbandoni si è ridotto, ma rimane comunque molto alto. Ben oltre la soglia del 10% indicata oltre 15 anni fa dall’UE. Tutta la questione, oltre a provocare un danno indelebile nella formazione e nel futuro dei giovani che lasciano i banchi di scuola, si ripercuote anche sulle casse dello Stato che perde sotto tutti i punti di vista, sia economici che culturali. Preoccupa anche la crescente problematica dei “Neet”, ragazzi che né studiano né lavorano. Anief torna a proporre la strada da intraprendere, nella speranza che stavolta il nuovo Governo vi dia seguito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per quale motivo non si è dato seguito alla nostra proposta, motivata anche a livello pedagogico, di anticipare di un anno l’inizio della scuola dell’obbligo, introducendo un’annualità ‘ponte’? La sua introduzione avrebbe anche sopperito al problema dell’assorbimento dei maestri della scuola dell’infanzia non inglobati nel potenziamento degli organici che ha invece toccato tutti gli altri ordini. Perché non si porta l’obbligo formativo a 18 anni, come suggerì lucidamente quasi vent’anni fa l’allora Ministro Luigi Berlinguer? È ovvio che in questo modo in nostri giovani, che oggi lasciano in alto numero alle superiori, sarebbero più coinvolti nei progetti formativi. Non guasterebbe, infine, rivedere i contenuti dei cicli scolastici, rendendoli anche più stimolanti per le nuove generazioni.