È quanto si evince da un doppio studio sui dipendenti della PA. Secondo la Fpa, i docenti sono indiscutibilmente i lavoratori della PA tra i meno pagati in assoluto: i più ricchi sono i magistrati, seguiti dai prefetti, alla penultima posizione i docenti con una media di 29mila euro di stipendio, seguiti dai dipendenti delle Autonomie locali. Un altro studio, commissionato dall’Inpdap, ha operato un confronto tra quattro macro categorie di dipendenti dell’Amministrazione Pubblica, coinvolgendo 3mila casi gestiti dalla Asl di Milano: insegnanti, impiegati, personale sanitario, operatori, partendo dall’analisi degli accertamenti sanitari per l’inabilità al lavoro. Tra i fattori che determinano i disturbi vi sono tutta una serie di condizioni stressogene a cui essi sono sottoposti. Per il sindacato, al di là dei fantasiosi stereotipi, la realtà è quella di un lavoro che nel corso degli ultimi anni ha perso valore economico e considerazione, rivelandosi pure dannoso per la salute.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tutto il personale scolastico, Ata e presidi compresi, è sottoposto a una mole di responsabilità imparagonabile ad altre occupazioni e la riprova sono le indagini sulle malattie professionali. Perché chi lavora a scuola si fa carico di problematiche di giovani in crescita, bisognosi di essere ascoltati, aiutati, formati. Solo che queste azioni quotidiane logorano e con il tempo si paga lo sforzo profuso attraverso, purtroppo, l’insorgenza di patologie. Chi parla di crisi di vocazione sbaglia: il problema riguarda la mancanza di considerazione. E questa è una vera sconfitta per lo Stato. Anche la gestione latita. Basti pensare a quanto è stato fatto con i docenti abilitati dopo il 2011: chi ha svolto i Tfa e i Pas doveva essere accolto nelle GaE, in questo modo avremmo avuto insegnanti pronti a coprire quelle cattedre che oggi risultano non assegnabili. Per non parlare degli stipendi: il Governo sta veleggiando verso i 100 mesi senza il rinnovo del contratto e si vuole ora sottoscrivere un aumento che copre appena un terzo del dovuto, con l’inflazione che continuerebbe a erodere le loro buste paga. Basta dire che nel frattempo, il contratto dei privati è stato rinnovato e pure con aumenti che coprono il costo della vita. Ecco perché abbiamo messo a disposizione dei modelli di diffida.
Il Miur ammette che vi sono problemi solo nell’ultimo giorno utile per inoltrare il modello B, tramite Istanze on line, attraverso cui 700mila precari indicano le scuole dove collocarsi in lista d’attesa a seguito della presentazione della domanda di inserimento o aggiornamento nelle graduatorie di istituto di seconda e terza fascia valide per il triennio 2017/2020. Ora, fuori tempo massimo, spunta anche l’ipotesi della proroga e del modello cartaceo. Nel bailamme organizzativo ministeriale sono coinvolti altresì i 52mila precari, probabilmente anche meno visto l’alto numero di graduatorie di merito e a esaurimento a corto di candidati, da assumere a tempo indeterminato entro il prossimo 14 agosto: per loro non è prevista alcuna chiamata diretta, perché i dirigenti scolastici non sono disposti a lavorare anche a ridosso del ferragosto. La procedura passa nelle mani degli Usr che effettueranno le assegnazioni su scuola in base al punteggio dei candidati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sta crollando, nei fatti, un altro pezzetto della Buona Scuola di Renzi. Quello delle macchinose, illegittime e inutili individuazioni del personale attraverso la scelta dei presidi. Lo avevamo detto sin dall’inizio: il problema non era nel numero dei criteri da indicare, come invece sostenevano i sindacati rappresentativi, ma proprio nella inapplicabilità del sistema all’interno della PA, che per legge deve essere legato all’anzianità di servizio e ai titoli acquisiti. Per quel che riguarda l’invio del modello B, si tratta dell’epilogo di un processo di aggiornamento telematico creato in modo quasi dilettantistico: si è partiti con un regolamento che escludeva una sfilza di categorie, contro cui abbiamo presentato ricorso. Poi, sono subentrati i problemi di compilazione. Infine, altre problematiche riguardanti gli invii. Considerando i tanti nodi non sciolti, come i 100mila posti che andranno ancora in supplenza, con molti posti di sostegno e di alcune classi di concorso che potrebbero non essere coperti, per non parlare dei 1.900 posti da preside e 1.700 da Dsga che andranno in reggenza, in attesa di concorsi mai pronti, è ormai certo che l’avvio dell’anno scolastico 2017/18 sarà purtroppo come tutti gli ultimi: caotico e pieno di incognite.
Anief, conferma la volontà di operare assistenza ai neo-immessi in ruolo durante convocazioni e anche ai precari interessati alla stipula di un contratto annuale: contatta la sede territoriale più vicina.
Ben nove ordinanze del Consiglio di Stato riconoscono la parzialità delle operazioni di mobilità 2016 affidate dal Miur all'ormai famigerato algoritmo che ha causato il trasferimento praticamente casuale di un notevole numero di insegnanti. Riaperte le adesioni ai ricorsi relativi alla mobilità 2016 negata per i troppi errori dell'algoritmo e ancora possibile aderire ai ricorsi che contestano il CCNI Mobilità 2017.
Il Consiglio di Stato impone al Miur di rivalutare ‘con precisione e rigore’ le istanze di trasferimento di altri 120 docenti ‘al di là di automatismi informatici d’altro tenore’ e nel rispetto del principio del merito e del punteggio posseduto. L'Avvocato Michele Ursini dell'Anief, in collaborazione con i nostri legali sul territorio, ottiene ragione sulle operazioni di mobilità 2016 con nove ordinanze cautelari che rilevano come l'algoritmo ministeriale abbia funzionato ben poco. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ‘Abbiamo sempre denunciato la procedura dei trasferimenti attuata dal Miur che rilevava sin dal suo esordio delle grandi criticità. Ancora adesso i tribunali ci stanno dando ragione e permangono delle illegittimità anche in questa mobilità appena conclusa. Non riconoscere pari dignità al servizio svolto nelle scuole paritarie o impedire il trasferimento su posto comune computando il servizio svolto durante il precariato per il raggiungimento del quinquennio di permanenza su sostegno sono, infatti, decisioni illegittime e già censurate dai tribunali del lavoro di tutta Italia’.
Rischiano concretamente di non vedersi assegnata la meritata assunzione a tempo indeterminato: domani manifestazione nei pressi del Ministero dell’Istruzione, in Largo Bernardino da Feltre. Le richieste principali sono la garanzia dell’assunzione e la gestione dell’assenza di cattedre. A distanza di un anno, quando l’Anief parlò di truffa, si ripete il copione. Sparsi per le regioni italiane, i quattro livelli scolastici e le varie classi di concorso, ci sono migliaia di docenti precari, tutti vincitori di concorso: non potranno essere assunti, perché l’amministrazione ha fatto male i calcoli, avviando un concorso senza posti liberi, oppure ha dimenticato di metterli da parte assegnandoli per altre necessità. Senza un intervento, la storia si ripeterà negli anni a venire, con lo spettro di vedere passare il triennio di validità delle graduatorie senza che i vincitori e idonei vangano assorbiti nei ruoli dello Stato e perderne pure la possibilità per decorrenza dei termini.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non vogliamo nemmeno sapere che fine hanno fatto quei posti e se al Miur hanno fatto male i conti, forse prevedendo pensionamenti: quello che interessa ora è che il Miur faccia uscire quelle cattedre. Non è possibile laurearsi, abilitarsi, studiare per un concorso mai così difficile, superarlo ma poi rimanere a casa. Quei posti, se c’erano un anno fa, ora devono uscire fuori. È chiaro che siamo vicino, se lo vorranno anche a livello legale, a quei precari che ora non sono più nella pelle e scalpitano per avere dei posti che hanno dimostrato di meritare. Condividiamo tutte le proteste che vanno in questa direzione.
ROMA, 23 LUG - "Ma quali crisi di vocazione: rispetto a 10 anni fa, in Italia il numero di laureati in matematica è raddoppiato e l'insegnamento a scuola rimane uno degli sbocchi naturali. I docenti ci sono, pure abilitati, ma sono lasciati ai margini e fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze annuali". Così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta l'allarme lanciato due giorni fa da Tuttoscuola e oggi dalla stampa sulla mancanza di insegnanti di matematica nella scuola. L'Anief ricorda che ci sono migliaia di abilitati all'insegnamento da oltre cinque anni lasciati fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze: basterebbe, secondo il sindacato, collocarli nelle Graduatorie a esaurimento (GaE) e si risolverebbe subito il problema di oltre 1.600 posti di matematica alle medie non assegnati. Ma c'è anche un altro nodo da sciogliere, secondo l'Anief: nelle GaE, sparsi per le province italiane, ci sono tanti docenti di matematica che potrebbero andare a ricoprire i posti vacanti. Solo che si trovano in province dove non c'è carenza di cattedre, e il Governo non ha dato loro la possibilità, per il terzo anno consecutivo, di spostarsi di zona. (ANSA).
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