Lo prevede lo schema di decreto legislativo contenente le “norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità” approvato il 14 gennaio in CdM e ora per due mesi all’esame delle commissioni parlamentari. Purtroppo, tale provvedimento non risolverà “lo spropositato utilizzo che lo Stato fa dei contratti a tempo determinato: circa 100 mila supplenti annuali, quasi il 13% dei posti, tra i quali ben 41 mila impegnati nel sostegno ai disabili: un utilizzo non una tantum, né a carattere straordinario, ma che si ripete stabilmente ogni anno”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): anche con il raddoppio di anni sul sostegno, 1 cattedra su 3 rimarrebbe comunque senza titolare, con i 5mila prossimi specializzandi Tfa che andranno a coprire solo una parte minima dei posti liberi: altri 35mila continueranno a essere assegnati annualmente con scadenza 30 giugno. Il problema è che l’amministrazione mantiene in vita la la Legge 128/2013, la quale ha introdotto il limite massimo del 70% dell’organico di diritto rispetto ai posti vacanti: non cancellare quella norma significa voler continuare a tenere a tutti i costi i posti di sostegno in deroga, con ripercussioni negative sul piano didattico e calpestando i diritti dei giovani disabili. In questo modo l’unico a guadagnarci è, ancora una volta, lo Stato, che risparmia sui mesi estivi dei supplenti: è questa la vera vergogna.