Il Green Pass è un mezzo per rientrare in sicurezza in presenza e per incentivare la somministrazione generalizzata del vaccino: lo ha comunicato oggi ai sindacati l’amministrazione universitaria, alla presenza della ministra Cristina Messa e il suo staff di Gabinetto. Le organizzazioni sindacali ne hanno preso atto, palesando la posizione discriminatoria per cui chi non si vaccina non potrà andare in smart working o in didattica digitale integrata ma dovrà subire le sanzioni, con l’assurdità di tanti studenti che non potranno seguire le lezioni e fare esami di profitto. Durante il confronto, sono stati richiamati i fondi già previsti e stanziati per l’emergenza COVID per adeguare i controlli in ingresso, rispetto ai quali comunque verranno aperti altri tavoli tecnici; i sistemi automatici di controllo dovrebbero garantire la privacy del personale, mentre per gli studenti verranno fatti controlli a campione.
La delegazione ANIEF, composta da Ettore Michelazzi per l’AFAM e Luigi Guerriero per l’Università, si è soffermata su un punto: a fronte del 74% di persone tra 20 e 29 anni già vaccinate e ad oltre l’80% del personale, rimane poco chiaro il motivo di tanto accanimento contro chi non si è ancora vaccinato per diversi motivi, che in molti casi meriterebbe maggiore attenzione. Anche perché la campagna vaccinale, alla quale l’ANIEF è assolutamente favorevole, sta proseguendo e sta raggiungendo ottimi risultati, forse maggiori di quanto ci si aspettasse. Per il sindacato, un ripensamento nel merito sul Green Pass scolastico e universitario obbligatorio non sarebbe poi una così cattiva idea.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “il sindacato sta ricorrendo tramite Radamante a tutela degli studenti iscritti all’Università, così da garantire loro il diritto allo studio. È veramente assurdo che gli studenti privi del Green Pass non solo hanno inibito l’accesso agli atenei, ma non possono svolgere gli esami di profitto e nemmeno quelli di laurea. Parliamo di una vera e propria sospensione del diritto all’istruzione rispetto ad una scelta che viene discriminata da chi ci sta governando”.
“Siamo convinti che oggi non vi sono le condizioni per aprire le scuole in sicurezza: l’obbligo del Green Pass non risolve il problema della DaD ed anche per questo abbiamo deciso di indire lo sciopero per tutto il personale in occasione del primo giorno di scuola del nuovo anno scolastico”: a dirlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante un intervento a Lady Radio.
Sta per prendere il via un altro anno scolastico con elevate concentrazioni di alunni che nelle classi: una caratteristica tutta italiana, che ha preso piede con il dimensionamento dell’ultimo decennio e che ha come conseguenze la riduzione delle competenze apprese dagli studenti oltre che una sicurezza per la salute ridotta ai minimi termini. Una condizione quest’ultima che in tempo di Covid diventa si trasforma in un vero e proprio allarme. Nemmeno la pandemia ha purtroppo cambiato le cose. Oggi il ministro dell’Istruzione ha tentato di minimizzare la questione: parlando in tv, il professore Patrizio Bianchi ha detto che “si tratta del 2,9% delle classi” e si trovano soprattutto negli istituti tecnici delle grandi città.
L’obbligo del Green Pass sta facendo crescere le tensioni nell’ambiente della scuola: l’ultima riguarda i tamponi salivari, che pur non essendo validi per ottenere il Green Pass (serve il tampone nasofaringeo) e non sono utilizzati su larga scala nemmeno per il tracciamento, sarebbero invece molto utili per monitorare i contagi all’interno anche delle singoli classi. E pure tra il personale, come chiesto nei giorni scorsi da Anief al premier Mario Draghi e a tutti i Ministri competenti sulla materia. Il problema, scrive oggi Orizzonte Scuola, è che “in Italia ancora c’è incertezza sul suo reale utilizzo per il tracciamento: in Francia si è già avanti e il Ministero dell’Istruzione ha annunciato un’operazione su larga scala: 600mila tamponi salivari ogni settimana per lo screening”.
Sul tema, stamane c’è stato un incontro tra i sindacati ed il ministro dell’Istruzione, che ha fornito alcune specifiche sui finanziamenti, sulle quali tuttavia permangono diversi punti da chiarire. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, una cosa è certa: “Il numero degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori post diploma, va incrementato, almeno per avvicinarci ai numeri degli altri stati europei. E soprattutto i finanziamenti alle imprese, importanti per loro natura, dovrebbero essere ancorate ad un tasso di assunzioni adeguato, anche perché gli ITS e gli istituti professionali e tecnici è assodato che debbano essere la risposta efficace alla richiesta occupazionale delle imprese”.
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