L’uscita del bando di concorso straordinario per la secondaria di I e II grado non placa gli animi di chi sostiene che servirà a poco, visto che non ci sono i tempi tecnici per portare in cattedra i 24mila vincitori quando ad inizio settembre sarà necessario coprire i 200 mila e oltre posti vacanti. Pure tra i banchi della maggioranza parlamentare e persino tra gli esponenti di Governo vi sono diversi malumori: è il caso del sottosegretario Giuseppe De Cristofaro, per il quale il Parlamento potrebbe ancora modificarne l’impostazione approvando già in Senato un emendamento al decreto legge 22 sulla scuola, analogo a quello presentato dall’Anief, che darebbe il là ai concorsi per titoli, rimandando a tempi migliori le procedure macchinose con prove, come anche ha ricordato il Cspi.
“Si tratterà comunque di una vera corsa contro il tempo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che difficilmente potrà portare in cattedra i 24 mila vincitori prima in corrispondenza dell’inizio dell’anno scolastico. Rimane poi il problema della grave estromissione dei tantissimi candidati che avevano pieno titolo a partecipare alla procedura straordinaria e sono stati esclusi: una decisione, contro la quale abbiamo deciso di rivolgerci al tribunale presentando formale ricorso, e che li penalizza così per la seconda volta, dopo che per molti di loro non è stata presa in considerazione la possibilità di essere assunti in ruolo da graduatorie di istituto provinciali, quindi dopo il periodo minimo di mesi, come previsto da tempo dalla Commissione europea”.
Ben 62.000 posti a disposizione per chi sogna di entrare nel mondo della scuola. Consulta il bando appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Clicca qui
I nuovi reclutamenti costituiscono una grande opportunità professionale anche per chi, in questo momento, sta vivendo altri percorsi professionali. La scuola ha bisogno di nuove risorse, di persone determinate che abbiano voglia di rinnovare uno dei pilastri della società: l’istruzione. Serve una nuova comunità educante, collaborativa e capace di valorizzare i giovani.
Anief ricorre al Tar Lazio per chi si è iscritto negli Atenei per conseguire la specializzazione su sostegno (TFA V ciclo) o i 24 CFU ma non ha conseguito il titolo, nonché per gli educatori esclusi. Contestato il bando anche per le regole su preselezione e la tabella di valutazione titoli. Adesioni entro il 30 maggio.
Con la pubblicazione del Bando in Gazzetta Ufficiale (Decreto n. 498, GU n.34 del 28-04-2020, del 28 aprile 2020), Anief avvia le procedure di adesione ai ricorsi per tutelare i diritti dei docenti esclusi dal nuovo concorso ordinario per la scuola Primaria e Infanzia e per contestare i criteri relativi alla percentuale di ammessi agli scritti dopo le prove selettive e la tabella di valutazione dei titoli dei servizi.
Confermati i ricorsi per cui è ancora possibile aderire per i 500 vincitori dell’ultimo concorso per primaria e infanzia ancora non assunti, e avverso la nuova circolare ministeriale sugli organici, mentre si attende, a giugno, il giudizio di ottemperanza per l’organico di sostegno incrementato di sole 122 unità rispetto alle 7 mila chieste dai legali del sindacato. Saranno 11.628 i posti di sostegno in organico di diritto su 58.793 di cui 4.394 in potenziamento accresciuto di sole 45 unità per la scuola dell’infanzia
Si ricorda che per i posti ancora non assegnati ai vincitori dei concorsi 2016, è possibile aderire al ricorso al Giudice del Lavoro promosso da Anief, al seguente link
Secondo Begoglio, “davanti alle sfide dell’educazione ruolo cruciale è quello dei docenti, sempre sottopagati. La loro funzione deve essere riconosciuta e sostenuta con tutti i mezzi possibili. È necessario che abbiano a disposizione risorse nazionali, internazionali e provate adeguate”. I numeri danno ragione al Pontefice: pur lavorando come o più dei colleghi degli altri paesi, il disavanzo rispetto alle media Ocse rimane alto, con la Germania che a fine carriera assegna compensi praticamente doppi.
Marcello Pacifico (Anief) sostiene che è ora di ridurre il gap: “Basterebbe pensare al lavoro immane prodotto in questi ultimi due mesi con la didattica a distanza. Con le famiglie che fanno a gara a ringraziarli. Per non parlare degli studenti, che nel 90% dei casi si dicono soddisfatti di come stanno operando i loro insegnanti in modalità telematica, anche convivendo con problemi non indifferenti connaturati nella tecnologia e nella mancanza totale di relazione diretta. Chi sta al Governo è bene che si renda conto che non si può continuare a lodare gli insegnanti e a dargli però solo pacche sulle spalle: il lavoro, come dice la Costituzione, va remunerato per quello che vale. È bene che si valorizzi una volta per tutte il ruolo della professione docente andando a reperire quei 4 miliardi di risorse pubbliche utili ad assegnare loro una cifra stipendiale aggiuntiva di 240 euro netti mensili, affrancandosi così dai 70 euro medi oltre ai quali non si è riuscite andare con le ultime due leggi di Stabilità”.
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