Ben nove ordinanze del Consiglio di Stato riconoscono la parzialità delle operazioni di mobilità 2016 affidate dal Miur all'ormai famigerato algoritmo che ha causato il trasferimento praticamente casuale di un notevole numero di insegnanti. Riaperte le adesioni ai ricorsi relativi alla mobilità 2016 negata per i troppi errori dell'algoritmo e ancora possibile aderire ai ricorsi che contestano il CCNI Mobilità 2017.
Il Consiglio di Stato impone al Miur di rivalutare ‘con precisione e rigore’ le istanze di trasferimento di altri 120 docenti ‘al di là di automatismi informatici d’altro tenore’ e nel rispetto del principio del merito e del punteggio posseduto. L'Avvocato Michele Ursini dell'Anief, in collaborazione con i nostri legali sul territorio, ottiene ragione sulle operazioni di mobilità 2016 con nove ordinanze cautelari che rilevano come l'algoritmo ministeriale abbia funzionato ben poco. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ‘Abbiamo sempre denunciato la procedura dei trasferimenti attuata dal Miur che rilevava sin dal suo esordio delle grandi criticità. Ancora adesso i tribunali ci stanno dando ragione e permangono delle illegittimità anche in questa mobilità appena conclusa. Non riconoscere pari dignità al servizio svolto nelle scuole paritarie o impedire il trasferimento su posto comune computando il servizio svolto durante il precariato per il raggiungimento del quinquennio di permanenza su sostegno sono, infatti, decisioni illegittime e già censurate dai tribunali del lavoro di tutta Italia’.
Rischiano concretamente di non vedersi assegnata la meritata assunzione a tempo indeterminato: domani manifestazione nei pressi del Ministero dell’Istruzione, in Largo Bernardino da Feltre. Le richieste principali sono la garanzia dell’assunzione e la gestione dell’assenza di cattedre. A distanza di un anno, quando l’Anief parlò di truffa, si ripete il copione. Sparsi per le regioni italiane, i quattro livelli scolastici e le varie classi di concorso, ci sono migliaia di docenti precari, tutti vincitori di concorso: non potranno essere assunti, perché l’amministrazione ha fatto male i calcoli, avviando un concorso senza posti liberi, oppure ha dimenticato di metterli da parte assegnandoli per altre necessità. Senza un intervento, la storia si ripeterà negli anni a venire, con lo spettro di vedere passare il triennio di validità delle graduatorie senza che i vincitori e idonei vangano assorbiti nei ruoli dello Stato e perderne pure la possibilità per decorrenza dei termini.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non vogliamo nemmeno sapere che fine hanno fatto quei posti e se al Miur hanno fatto male i conti, forse prevedendo pensionamenti: quello che interessa ora è che il Miur faccia uscire quelle cattedre. Non è possibile laurearsi, abilitarsi, studiare per un concorso mai così difficile, superarlo ma poi rimanere a casa. Quei posti, se c’erano un anno fa, ora devono uscire fuori. È chiaro che siamo vicino, se lo vorranno anche a livello legale, a quei precari che ora non sono più nella pelle e scalpitano per avere dei posti che hanno dimostrato di meritare. Condividiamo tutte le proteste che vanno in questa direzione.
ROMA, 23 LUG - "Ma quali crisi di vocazione: rispetto a 10 anni fa, in Italia il numero di laureati in matematica è raddoppiato e l'insegnamento a scuola rimane uno degli sbocchi naturali. I docenti ci sono, pure abilitati, ma sono lasciati ai margini e fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze annuali". Così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta l'allarme lanciato due giorni fa da Tuttoscuola e oggi dalla stampa sulla mancanza di insegnanti di matematica nella scuola. L'Anief ricorda che ci sono migliaia di abilitati all'insegnamento da oltre cinque anni lasciati fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze: basterebbe, secondo il sindacato, collocarli nelle Graduatorie a esaurimento (GaE) e si risolverebbe subito il problema di oltre 1.600 posti di matematica alle medie non assegnati. Ma c'è anche un altro nodo da sciogliere, secondo l'Anief: nelle GaE, sparsi per le province italiane, ci sono tanti docenti di matematica che potrebbero andare a ricoprire i posti vacanti. Solo che si trovano in province dove non c'è carenza di cattedre, e il Governo non ha dato loro la possibilità, per il terzo anno consecutivo, di spostarsi di zona. (ANSA).
Il giovane sindacato, commentando l’allarme rilanciato oggi dai media nazionali, ricorda che ci sono migliaia di abilitati all’insegnamento da oltre cinque anni lasciati fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze: basterebbe collocarli nelle GaE e si risolverebbe subito il problema di oltre 1.600 posti di matematica alle medie non assegnati. Ma c’è anche un altro nodo da sciogliere, anche questo tutto sulle spalle degli ultimi governi: nelle GaE, sparsi per le province italiane, ci sono tanti docenti di matematica che potrebbero andare a ricoprire i posti vacanti. Solo che si trovano in province diciamo così ‘sbagliate’, dove non c’è carenza di cattedre, e il Governo nemmeno nel 2017 ha dato loro la possibilità, per il terzo anno consecutivo, di spostarsi di zona.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): È un’assurdità aver portato a cinque anni l’aggiornamento delle GaE. Come è un peccato tutt’altro che veniale quello di non permettere più l’inserimento di coloro che sono collocati nelle graduatorie d’istituto. Anche quando le GaE sono esaurite. Stiamo parlando di migliaia di docenti a tutti gli effetti, abilitati dopo il 2011 tramite Pas e Tfa con gli stessi metodi selettivi e formativi di chi li aveva preceduti. Solo si è scelta la strada opposta, facendo diventare questi laureati degli insegnanti a metà. Non solo in matematica, ma anche di sostegno e altre classi di concorso. Perché non hanno alcuna possibilità di essere assunti in ruolo. In molti, però, si sono ribellati e hanno fatto ricorso, tanti col nostro sindacato. Sull’esito rimaniamo ottimisti, perché è da un decennio che riusciamo, sistematicamente, a collocare nelle GaE docenti precari illegittimamente esclusi, a iniziare dalla Legge 169/2008.
Anief ricorda agli interessati che continua a tutelarli in tutte le sedi legali più opportune, attraverso ricorsi appositi relativi alla loro stabilizzazione, agli scatti di anzianità negati per il periodo di precariato, all’estensione dei contratti ai periodi estivi e per la ricostruzione di carriera calcolata per intero.
Delle 66.409 candidature presentate all’Inps ben 26.632 riguardano lavoratori precoci. Solo una domanda su quattro è stata presentata dalle donne, che nella scuola dell’infanzia rappresentano il 99%. Ben 34.530 candidature alla pensione anticipata è poi rappresentato da disoccupati: poi ci sono quasi 14mila domande presentate da invalidi o dipendenti che devono assistere parenti in stato di necessità e altre 15mila invece inviate dai lavoratori gravosi. Appena 4.164 sono quelle presentate da operatori inclusi nelle professioni usuranti ed è in questa categoria che sono collocati i maestri della scuola dell’infanzia, assieme a chi svolge lavori notturni, infermieri e altri.
I maestri 63enni – che hanno un montante pensionistico in buona parte retributivo, quindi più pesante dei colleghi più giovani – scoraggiati dal fatto che l’anticipo avrebbe nella gran parte dei casi vanificato l’ultimo scatto stipendiale automatico dello stipendio e quindi ridotto l’assegno pensionistico, già assottigliato per via dell’uscita anticipata; inoltre, lo stesso assegno di quiescenza si sarebbe ulteriormente ridotto perché superando i 1.500 euro al mese si sarebbero dovuti accontentare di un ammontare più basso, oltre che costretti a restituire allo Stato una quota fissa per un ventennio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): I nostri dubbi su questo genere di agevolazione erano fondati. Il Governo ha voluto approvare un provvedimento tirando su troppi paletti, che alla lunga sono risultati preclusivi per l’accesso. Ora, a conti fatti, l’operazione si sta anche rivelando poco appetibile. Inoltre, di base, avere deciso di concedere l’Ape Social solo ad una parte dei docenti è stato discriminante: perché è tutto il corpo insegnante italiano ad elevato rischio burnout. L’Ape Social si è rivelata utile soprattutto per coloro che si trovano senza lavoro e assegno di disoccupazione, anche seguito del mancato rinnovo della cosiddetta ottava salvaguardia, rivolta a lavoratori esodati rimasti scoperti a causa della Riforma Fornero. Per il resto, per chi ha lavorato almeno 36 anni ed è giunto quasi alla pensione, il costo da pagare è risultato troppo alto. Figuriamoci, a questo punto, il livello di disinteresse che si andrà a determinare, prossimamente, per l’Ape normale, che prevede pure la restituzione di centinaia di euro al mese per vent’anni.
Attraverso il sindacato, è sempre possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre che ulteriori servizi. Per contatti, collegarsi al sito internet.
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