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Pas Scuola: a dicembre inizieranno i corsi relativi all’abilitazione all’insegnamento. Nel frattempo, il 90% dei docenti precari esclusi dai Pas ha scelto di ricorrere con l’Anief, Associazione Sindacale e Professionale.

I Percorsi Abilitanti Speciali – Pas - sono finalizzati al conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento presso scuole secondarie, primarie e dell’infanzia.

Il fulcro nevralgico della disciplina dei Pas alberga nella preparazione e nell’accesso alla seconda fascia delle graduatorie dei docenti (non di ruolo) che abbiano maturato almeno tre anni di servizio.

Il nuovo sistema di formazione può essere descritto nel seguente modo:

  • conseguimento di una laurea magistrale specifica
  • conseguimento dell’abilitazione tramite il tirocinio formativo attivo

Il Pas è, invece, un percorso abilitante speciale riservato agli insegnanti, già laureati, con alle spalle almeno tre anni di supplenze.

Il Decreto Scuola 2013 varato dal Governo Letta ha scalfito e innovato, in maniera a dir poco emblematica, il sistema dell’istruzione italiana, dando vita ad emendamenti di non poco conto. Convertito, con modificazioni nevralgiche, dalla legge n. 128 dell’8 novembre 2013, il decreto firmato dal Ministro Carrozza ha avuto il pregio di prevedere un piano triennale per l’immissione in ruolo di circa 69mila docenti e 16mila Ata, nonché l’assunzione di oltre 26mila insegnanti di sostegno. Il leitmotiv dell’agognata normativa affonda le proprie radici nella dichiarata esigenza di salvare i precari dall’incubo simboleggiato dalla destabilizzazione.

La spada di Damocle del Sistema Scolastico italiano, infatti, è storicamente rappresentata dalla mancanza di una progressiva e proficua stabilizzazione contrattuale dei docenti precari, costretti, ormai da tempo, a vivere una sorta di dramma esistenziale.

Tuttavia, seppur foriera di novità e progetti non del tutto nefasti, la filosofia normativa del Miur è apparsa tutt’altro che avulsa da critiche e polemiche. A finire nell’occhio del ciclone, in particolare, sono stati alcuni articoli del Decreto attuativo dei percorsi abilitanti speciali, il numero 58 del 2013. Si pensi alla norma che non concede a coloro i quali abbiano conseguito l’abilitazione tramite il tirocinio formativo attivo ordinario di potersi inserire nelle graduatorie ad esaurimento, ed a quella che impedisce illegittimamente a disparate categorie di aspiranti docenti di ottenere l’abilitazione attraverso i percorsi abilitanti speciali (Pas). Tali norme, infatti, hanno dato vita ad innumerevoli polemiche, scaturite, poi, in veri e propri ricorsi di massa.

Desiderosi di approfondire l’intricata faccenda relativa ai Pas, Percorsi Abilitanti Speciali, ed all’abnorme impiego dei contratti a tempo determinato, abbiamo sentito il Dott. Marcello Pacifico, Presidente dell’Associazione Professionale Sindacale (Anief)

Presidente potrebbe renderci edotti in merito agli obiettivi dell’Anief e parlarci dei Pas 2013?

“L’Anief ha come obiettivo la valorizzazione della professione docente e la tutela dei diritti di tutto il personale della scuola quale condizione imprescindibile per avviare un piano di sviluppo economico per il Paese. Il diritto al lavoro, ad un’equa retribuzione, alla selezione per merito, a una carriera dignitosa, a una proporzionale pensione sono principi fondanti della nostra Repubblica su cui ogni giorno fondiamo le nostre scelte educative per costruire una società migliore, più giusta e solidale. Nel momento in cui il Governo blocca per cinque anni il contratto di lavoro perché non sa trovare altrove le risorse necessarie per garantire gli equilibri di bilancio, l’unica strada che il sindacato può percorrere non è più lo sciopero ma il ricorso in tribunale.

“Nell’attesa, si cerca di continuare a svolgere il proprio dovere con onore e lealtà senza mai perdere la formazione continua”.

Secondo alcune correnti di pensiero, l’esercito dei docenti precari sarebbe aumentato del 10% rispetto all’anno scorso. Alcuni dati nazionali rivelano che dall’inizio di quest’anno scolastico sono stati sottoscritti circa 136.900 contratti di supplenza annuali. Presidente Pacifico, che cosa ne pensa dell’abnorme impiego dei contratti a termine relativo al settore pubblico ed, in particolare, a quello scolastico? Potrebbe renderci edotti in merito al funzionamento e alle finalità dei percorsi abilitanti speciali – Pas Scuola – ?

“Sono dati incredibili. Se pensi un piano programmatico di immissioni in ruolo di 68.000 unità nel prossimo triennio devi tenere conto, con questi numeri, che coprirai soltanto i pensionamenti, seppur ridotti dopo la riforma Fornero, mentre almeno la metà dei posti attutali affidati a supplenza sono su posto vacante e disponibile e secondo la Commissione UE dovrebbero assegnati in ruolo. Per questa ragione, Anief ha avviato ricorsi risarcitori presso le Corti del lavoro italiane per ottenere la condanna del Ministero e i dovuti compensi ai precari anche per i mancati scatti di anzianità e le mensilità estive su cui si vorrebbe risparmiare. Lo scandalo appare ancora più grande quando si ha la pretesa di formare gli insegnanti del domani – v. attraverso il TFA ordinario – senza permettere loro di inserirsi nel mondo del lavoro, ovvero nelle graduatorie ad inserimento. Questo errore il Governo lo ripropone anche nei confronti di chi ha prestato un determinato servizio nelle scuole e attraverso il Pas speciale chiede la certificazione della funzione docente svolta. Senza parlare dei costi lievitati per la frequenza dei corsi universitari o per le selezioni a numero chiuso come per il sostegno. Al danno si aggiunge la beffa”.

Circa il 90 % dei precari esclusi dai Pas, percorsi abilitanti speciali, ha scelto di ricorrere con Anief, Associazione Professionale Sindacale, al fine di ottenere l’iscrizione con riserva ai corsi universitari abilitanti. Presidente Pacifico, qual è la Sua opinione professionale in merito all’attuale disciplina normativa relativa ai percorsi abilitanti speciali?

“Si ricorre perché c’è stata molta confusione, perché il regolamento sui Pas speciali è nato da una modifica al Regolamento sul TFA ordinario – che già rappresentava una fase transitoria, che avrebbe doluto logicamente, in assenza di una nuova decisione del legislatore, richiamare quanto già approntato dalle università, per legge, con i corsi riservati nel 2006-2008. Si è sempre consentito, nel nostro ordinamento, a chi maturava 360 giorni di servizio di partecipare alle procedure abilitanti riservate e si è cambiato tutto a un tratto indirizzo, nonostante sia stato consentito sempre di insegnare senza abilitazione. Ma vi è di più, si è tradita la volontà del Parlamento che aveva chiesto di tenere unite la formazione al reclutamento. E quando si viola la legge, è diritto di ogni cittadino rivolgersi alla giustizia. Anief ritiene che legge e giustizia debbano camminare sempre di pari passo, sorores sunt ha detto l’imperatore Federico II”.

In collaborazione con Antonio Migliorino

Fonte: Controcampus

 

La confusione che si è venuta a determinare dalla proposta del Ministero di permettere ai candidati con diploma magistrale conseguito entro l'a.s.2001/02 di accedere alle selezioni per il corso di sostegno ha creato disorientamento tra i candidati, che spetta alle Università dover gestire.

Il Miur infatti, in pausa di riflessione dopo le osservazioni dei sindacati, non ha diramato indicazioni e quindi le Uni si trovano nell'impossibilità di fornire una risposta concreta. Intanto i bandi sono in scadenza. Il sindacato Anief: pieno diritto. Il sindacato Snals: estendere anche ai laureati.

Le indicazioni delle Università

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Voci insistenti indicano una nuova spending review comprendente la cancellazione del 10% degli istituti. Secondo l’Anief siamo di fronte ad una ipotesi impraticabile che porterebbe ulteriori disservizi: già oggi i ds costretti a gestire 5 istituti, preoccupa poi il personale Ata che ha aumentato i carichi di lavoro ma negli ultimi tre anni ha già perso 47mila posti.

La stagione dei tagli alla scuola non sembra finire mai. Voci insistenti danno per imminente l’approvazione di un nuova spending review, affidata all’esperto internazionale Carlo Cottarelli, che ingloberebbe anche la cancellazione del 10% degli istituti pubblici. In pratica, oltre 800 scuole autonome verrebbero soppresse.

Per ora si tratta di indiscrezioni. Intanto, però, l’Anief ha già messo le mani avanti. Reputando l’ipotesi “improponibile”, perché “già oggi un dirigente scolastico gestisce 5 sedi. Inoltre, tagliare di un altro 10% il numero di scuole, oltre che incostituzionale, comporterebbe un danno sociale ulteriore per le aree già oggi più in difficoltà”.

Il presidente del sindacato autonomo, Marcello Pacifico, è convinto che questa ipotesi “comporterebbe sicuri disservizi all'utenza scolastica: bisogna infatti ricordare che negli ultimi sei anni è stata già cancellata una scuola su tre. Visto che da 12mila sono passate alle attuali 8mila. Con conseguente riduzione dell’organico di dirigenti e Dsga di 4mila unità per profilo. Con il risultato finale che oggi un preside gestisce la propria scuola, più, in media, altri 4 plessi. Tra l'altro spesso posizionati a decine di chilometri l'uno dall'altro”.

L’Anief, come suo stile, è pronto a dare battaglia patrocinando i ricorsi contro il conseguente taglio al personale: il sindacato, a tal proposito, ricorda che “esistono leggi sulla formazione degli istituti scolastici mai decadute, a partire dai criteri previsti dal D.P.R. 233 del 18 giugno 1998. E che la Consulta con la sentenza n. 147 del 7 giugno 2012 ha anche bocciato la chiusura o l'accorpamento degli istituti con meno di mille alunni”.

Sempre il sindacato autonomo si è detto preoccupato per le conseguenze negative che si rifletteranno sul personale Ata. Durante un seminario nazionale, svolto a Roma su ‘pianeta Ata e scuola autonoma’, è stato ricordato che negli ultimi tre anni sono già stati tagliati 47mila non docenti. E che “anziché aumentare gli organici delle scuole, diventate autonome, gli ultimi governi hanno ridotto di un quinto il contingente nazionale degli Ata”. Inoltre, “con la nuova spending review” sarebbero “a rischio altri 10mila posti” tra amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici.

“Uno dei punti centrali per risparmiare sulla spesa pubblica – ha detto il presidente Anief, Marcello Pacifico – dovrebbe anche stavolta andare incostituzionalmente a ridurre il numero di istituti e plessi scolastici. Dimenticando che ha però già messo in ginocchio l'erogazione del servizio, visto che oggi una scuola, quindi un solo dirigente scolastico, in media coordina a distanza altre quattro scuole”.

Durante il seminario è anche emersa l’esiguità delle nuove immissioni in ruolo previste nel triennio 2013-2015 attraverso la Legge 128/13: appena 13.400 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. A tal proposito i delegati Anief hanno messo in luce che tra i posti già vacanti, al netto dei futuri pensionamenti, ve ne sono quasi altrettanti ancora disponibili: ben 12.773, considerando 2.692 assistenti amministrativi, 1.032 assistenti tecnici, 8.172 collaboratori scolastici, 126 cuochi, 104 collaboratori scolastici tecnici, 111 guardarobieri, 36 infermieri.

Il giovane sindacato autonomo ha, infine, preso posizione contro l'illegittimità dell'invarianza finanziaria che lascia allo stipendio iniziale i neo-assunti, nonostante i tanti anni di precariato alle spalle.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Ora salari più alti e più certezze o Bruxelles va a Corte Ue.

Basta con la discriminazione degli insegnanti precari della scuola pubblica, lo Stato deve assicurare stipendi uguali a quelli di ruolo e dare più certezze visto che svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo: lo chiede la Commissione Ue all'Italia, mandando avanti la procedura d'infrazione già aperta. L'Italia ha due mesi di tempo per rispondere a Bruxelles altrimenti la Commissione la porterà dinanzi alla Corte Ue.

La Commissione Ue, spiega un comunicato, ha ricevuto numerosi ricorsi che indicano come questo tipo di staff è trattato in modo meno favorevole di quello permanente. In particolare, sono impiegati con contratti a termine ma 'continuativi', per molti anni, che li lasciano in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri. E le leggi non prevedono misure per prevenire tali abusi. Inoltre, ricevono un salario più basso dello staff permanente nonostante abbiano le stesse qualifiche ed esperienze. Per la Commissione, la situazione dei precari è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato.

Fonte: ANSA

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti