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Nel giorno della Festa della Repubblica, Anief e Confedir indicano al Governo "la strada per recuperare il senso e il fine della sua stessa ragion d'essere: il diritto al lavoro".

"Sono tre i passaggi chiave da attuare per salvare il lavoro – si legge in una nota -: rimuovere tutti gli ostacoli per la sua ricerca, promuovendo sanzioni severe contro l'abuso dei contratti a termine; garantire l'uguaglianza sostanziale dei cittadini nel suo accesso e nelle pari opportunita' tra uomini e donne, sempre nel rispetto del merito; investire nell'educazione scolastica, nell'apprendistato, nella formazione e nella ricerca universitaria iniziando con l'approvazione di un vasto piano di sviluppo economico legato al patrimonio culturale".

"Solo promuovendo questi tre percorsi, attraverso il sostegno normativo e le risorse necessarie - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla scuola e ai quadri - sara' possibile pianificare uno stato sociale che tenga conto dei diritti democraticamente acquisiti. E attuare quel patto generazionale che, dalla sanita' alla previdenza, rispetti e non sovverta i principi costituzionali".

Fonte: Italpress

 

Perche' lo Stato italiano si ostina a non volere stabilizzare i suoi dipendenti precari che hanno operato per almeno 36 mesi nella scuola e nella sanita'? A chiederlo pubblicamente, rivolgendosi in particolare ai parlamentari, e' Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri professionali, a seguito dell'arrivo in commissione Finanze della Camera del decreto, approvato il 17 maggio dal Consiglio dei Ministri, che proroga al 31 dicembre prossimo i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato di circa 100mila dipendenti pubblici.

"E' evidente che questa condizione - commenta Pacifico - non puo' essere 'sine die', visto che nello Stato non ci sono i dipendenti figli di un dio minore. Perche' la direttiva 1999/70/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 368/01, indica solo che dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il datore di lavoro ha il dovere di procedere all'assunzione definitiva del dipendente. A tal proposito, vi sono dei precedenti nazionali importanti. Come quelli adottati durante l'ultimo governo Prodi, a seguito dell'approvazione delle leggi 296/2006 e 247/2007. La proroga del termine di scadenza concessa a quasi 100mila dipendenti pubblici - continua - e' una notizia in se' positiva. Tuttavia rende ancora piu' irrazionale e illogica la discriminazione che si attua in Italia verso diverse decine di migliaia di precari che operano da anni nei comparti pubblici di scuola e sanita'. E lo diventata ancora di piu' - conclude Pacifico - dal momento in cui la diversita' di trattamento e' stata presa in esame in Lussemburgo dal tribunale di giustizia europea, dove i giudici sovranazionali stanno valutando proprio la compatibilita' delle norme italiane derogatorie ad un legge che, come tutte, e' nata per essere uguale per tutti".

Fonte: Italpress

 

Lo slittamento dei contratti della pubblica amministrazione a tempo determinato al 31 dicembre 2013 esclude i dipendenti della scuola e della sanità. Lo riferisce Marcello Pacifico (Anief-Confedir) che si appella ai parlamentari che stanno esaminando il decreto affinchè apportino le dovute modifiche al provvedimento. "Eppure - afferma - la direttiva 1999/70/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 368/01, non parla di dipendenti eletti e altri figli di un dio minore".

"Ora che il decreto contenente la proroga è giunto all'esame degli organi parlamentari competenti, Anief e Confedir - si legge in una nota - chiedono ai deputati che lo stanno esaminando di emendare quel testo e di farlo valere indistintamente per tutti i dipendenti precari della pubblica amministrazione. Dal momento in cui si stanziano delle risorse per la cassa integrazione dei dipendenti pubblici, al pari dei privati, e si allunga la durata massima dei contratti a temine, non si capisce infatti per quale motivo solo alcune categorie professionali, appartenenti allo stato 'datore di lavoro', lo Stato, debbano esserne escluse. Come non si comprende con quale logica alcuni sindacati rappresentativi abbiano avallato questa diversità di trattamento".

"La proroga del termine di scadenza concessa a quasi 100mila dipendenti pubblici - afferma il sindacalista Anief-Confedir - è una notizia in sé positiva. Tuttavia rende ancora più irrazionale e illogica la discriminazione che si attua in Italia verso diverse decine di migliaia di precari che operano da anni nei comparti pubblici di scuola e sanità. E lo diventata ancora di più - conclude Pacifico - dal momento in cui la diversità di trattamento è stata presa in esame in Lussemburgo dal tribunale di giustizia europea, dove i giudici sovranazionali stanno valutando proprio la compatibilità delle norme italiane derogatorie ad un legge che, come tutte, è nata per essere uguale per tutti".

Fonte: TMNews

 

No alla pubblicazione dei risultati dei test Invalsi. L'Anief è convinta che "pubblicizzare, come sembra voler fare il Miur dal prossimo anno scolastico, gli esiti delle verifiche standardizzate imposte a un alto numero di classi, di tutti i livelli scolastici, porterà alla classificazione delle scuole in almeno due grandi categorie: quelle di serie A e quelle di serie B". Con la conseguenza, per queste ultime - spiega in una nota - di mettere a rischio buona parte dei finanziamenti statali, i quali con la revisione del contratto dei pubblico impiego saranno sempre associati alle performance. Il risultato finale sarà, quindi, condannarle all'emarginazione. Alla chiusura".

Secondo il giovane sindacato "a rischiare di chiudere i battenti saranno non di certo le scuole meno qualificate o con l'offerta formativa inadeguata (risultati che, tra l'altro, non dovrebbero condurre a una situazione estrema, ma solo a dimostrare la necessità di potenziare il supporto delle reti di scuole limitrofe). A serio rischio di sopravvivenza saranno, invece, le realtà scolastiche più bisognose di sostegno: quelle operanti in quartieri e comunità difficili, nelle periferie, nelle realtà sociali spesso degradate e non di rado anche isolate. Per molte di loro, se non sarà la scarsità di finanziamenti a farle chiudere, ci penserà la carenza di iscritti. Derivante dalla 'pubblicita'' negativa dei test Invalsi".

"Se si vuole veramente introdurre questo modello - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola - il rischio fondato a cui si andrà incontro è quello di snaturare il vero fine dello strumento di monitoraggio: le prove Invalsi sono delle verifiche nate per suggerire buone prassi, linee guida di intervento e programmazione. Come del resto previsto da ogni sistema educativo statale di qualità.

Quanto vuole fare il Miur, invece, significa dare spazio ad una valutazione nazionale che non tiene conto né delle diversità del territorio né delle peculiarità dell'utenza. E che affosserà proprio le scuole per vari motivi più bisognose di aiuto".

Fonte: ANSA

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

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I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti