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Salta in Toscana il concorso per dirigenti scolastici. "Per colpa delle buste trasparenti, dei commissari nominati in conflitto di interessi e della presenza di un numero imprecisato di quesiti errati, anche il Tar toscano, dopo quelli di Lombardia, Lazio e Calabria, si arrende all'evidenza e annulla le prove dello scritto" rende noto l'Anief che definisce il concorso per diventare dirigente nella scuola pubblica italiana "il più brutto degli ultimi due decenni".

"Gli ultimi accadimenti nei tribunali - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - indicano la necessità di trovare una soluzione politica. Che tuteli vincitori e ricorrenti. E che nel caso della Toscana, l'ultimo in ordine cronologico con un epilogo favorevole ai ricorrenti, mantenga comunque gli oltre 100 vincitori del concorso. Solo in tal caso si ridurrebbero gli effetti negativi di questa pessima procedura concorsuale, nata male e finita peggio. Con decine di migliaia di candidati costretti a subire le conseguenze di una selezione dimostratasi davvero disorganizzata, per certi versi addirittura improvvisata. E su cui pende anche il giudizio della Corte di Conti".

Anief confida a questo punto nell'opera della magistratura, sottolineando che nel corso degli ultimi sei anni il numero delle dirigenze si è ridotto, passando da circa 12mila a 8mila: "quello che è ancora più grave - commenta ancora Pacifico - è che la riduzione di circa un terzo del numero totale dei dirigenti di tutta Italia è stata attuata nella totale indifferenza dei sindacati di settore. Un taglio che ha tra l'altro come origine l'opera di dimensionamento delle scuole: migliaia di istituti venuti meno per puri calcoli ragionieristici, ignorando la loro funzionalità formativa e sociale. Meno male - conclude il presidente Anief - che proprio di recente la Consulta ha reputato incostituzionale questa decisione, perché decisa a livello centrale bypassando il ruolo imprescindibile degli enti locali".

Fonte: ANSA

 

"Per il giudice, gli interventi del legislatore nel settore della scuola non brillano per coerenza e chiarezza in quanto danno l'idea di qualcosa di raffazzonato, eppure e' indubbio come siano precettive le norme del decreto legislativo 368/01, in tema di stabilizzazione dei precari, nel rapporto di lavoro privatizzato dei dipendenti afferenti al pubblico impiego e alla scuola, prima della previsione di una speciale deroga introdotta dal legislatore gia' il 24 settembre 2009". Lo afferma in una nota l'Anief, che ha vinto due ricorsi a Bari.

"Di conseguenza, anche per effetto della legge finanziaria 2008, tutti i dipendenti pubblici che hanno maturato un servizio superiore ai 36 mesi anche non continuativi tra il 2004 e il 2009 hanno diritto all'assunzione a tempo determinato dal 1° aprile 2009, anche nella scuola, dove peraltro il personale docente ricorrente ha superato un pubblico concorso - come la stessa Corte costituzionale ha avuto modo di apprezzare - grazie al quale e' stato inserito nelle graduatorie permanenti da cui si assume per il 50% dei posti - prosegue il sindacato -. Le due docenti precarie, insegnanti di sostegno rispettivamente dal 2004 e dal 2005, state assistite dall'avvocato Michele Ursini dell'Anief nei ricorsi patrocinati dal sindacato e depositati il 22 gennaio 2013, nel contenzioso seriale coordinato dagli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli".

Per Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla scuola, "e' l'ennesimo successo che premia la costanza e la competenza di chi vorrebbe restituire alla nostra Repubblica il dovere di rimuovere ogni ostacolo al lavoro, inteso come cittadinanza. La precarieta' nei rapporti di lavoro e' fuori non soltanto dalla nostra Costituzione ma dall'Europa, dai cui giudici (Corte di Giustizia europea), entro l'anno, si attende il giudizio sulla compatibilita' della normativa derogatoria introdotta dallo Stato italiano con la direttiva 1999/70/CE".

"Nel frattempo, a Bari si rimarca come la sentenza della Cassazione non sia di per se' applicabile, tout court, a tutto il contenzioso seriale promosso dal sindacato sulla stabilizzazione dei precari - conclude l'Anief -, mentre le recenti sentenze di appello delle Corti di Torino e dell'Aquila confermano il diritto dei precari al pagamento degli scatti di anzianita', in ossequio al principio di non discriminazione sancito sempre dalla stessa giurisprudenza comunitaria".

Fonte: Italpress

 

L'Anief, nell'augurare al presidente della Repubblica "un secondo mandato proficuo e ricco di soddisfazioni, soprattutto in chiave di rinascita del Paese, intende sottoporre alla sua attenzione il problema dell'istruzione dei nostri alunni: sebbene dovesse costituire un obiettivo nazionale primario e imprescindibile, da alcuni anni sta accusando un evidente decremento qualitativo - si legge in una nota -. Tanto che stiamo perdendo terreno pure a livello internazionale: le ultime rilevazioni, di livello Ocse e europeo, indicano la scuola italiana in caduta libera. Con risultati deludenti in tutte le materie, in particolare in quelle scientifiche, abbandoni che calano ovunque meno che in Italia e investimenti ormai cosi' modesti da essere paragonati a quelli della Grecia. Inutile sottolineare che tutto cio' non puo' essere casuale, ma e' frutto di una dissennata politica dei tagli e del ricorso a norme che hanno danneggiato gli alunni, le loro famiglie, i docenti e tutto il personale che opera nella scuola".

"Se si vuole tornare ad avere delle scuole di primordine e degli alunni competenti e preparati alle sempre piu' difficili sfide del lavoro - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, rivolgendosi al Capo dello Stato - e' giunto il momento di cambiare pagina. Per questo ci rivolgiamo al presidente della Repubblica appena rieletto. La prima istituzione dello Stato italiano, che dall'alto della sua responsabilita' e sensibilita' sapra' indicare al Parlamento le scelte che portano verso una scuola sana e finalmente competitiva".

Anief e' convinto che "per fare questo occorre ripartire anche da una diversa gestione del personale, cominciando ad abbattere il precariato attraverso l'assunzione a titolo definitivo degli 80mila precari della scuola italiana, in servizio su altrettanti posti vacanti. La necessita' e' garantire il rispetto delle piu' moderne direttive comunitarie, sia ai fini della stabilizzazione professionale dei precari che hanno svolto piu' di 36 mesi di servizio per lo Stato negli ultimi 5 anni, sia per trovare delle rinnovate soluzioni a proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti".

"Vale la pena ricordare che e' anche interesse dello Stato italiano provvedere alla stabilizzazione di queste decine di migliaia di docenti e Ata precari su posti liberi. Diverse sentenze emesse nelle ultime settimane, infatti, hanno tutte indicato la necessita' di far sborsare alle casse statali centinaia di milioni di euro per compensare l'abuso dei contratti a tempo determinato, i mancati scatti di anzianita', le mensilita' estive non corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all'eta' pensionabile degli attuali precari di lungo corso - spiega ancora il sindacato -. I tre recenti indennizzi record di oltre 150mila euro netti, piu' accessori e interessi, decisi nelle ultime settimane dai giudici del lavoro di Trapani costituiscono infatti dei precedenti che convinceranno migliaia di precari a ricorrere in tribunale per opporsi sia al trattamento economico diversificato rispetto ai colleghi di ruolo, sia alla stipula di contratti al 30 giugno, anziche' al 31 agosto, anche quando il posto e' vacante".

"Ma riformare la gestione del personale significa anche rivedere dei lavoratori della scuola in uscita. Come accade in Belgio, dove per questo stesso personale, che svolge un lavoro altamente logorante, sono previste delle "finestre" per uscire anticipatamente ed evitare, come accade per tanti docenti della scuola, di incorrere nel 'burnout' - spiega ancora l'Anief -. Per coloro che hanno alle spalle oltre due decenni di insegnamento e non intendono lasciare il servizio, e' poi sempre piu' indispensabile prevederne l'utilizzazione come "tutor professionali" da mettere a disposizione delle nuove leve di insegnanti. Come e' necessario introdurre una reale formazione in servizio di tutto il personale scolastico, sia per l'approfondimento/aggiornamento di ogni disciplina, sia per l'adozione delle procedure scientificamente piu' adeguate nel campo del sostegno agli alunni disabili".

Fonte: Italpress

 

"Il problema del precariato della scuola non risparmia nessuna zona d'Italia: anche la provincia di Trento, dove il problema della disoccupazione e' decisamente meno marcato rispetto alla media nazionale, fa registrare nella scuola una presenza record di docenti non di ruolo. La scarsita' di assunzioni degli ultimi anni, con il conseguente mancato turn over, hanno fatto lievitare il numero di precari. Cosi' oggi mentre a livello nazionale si registra una media del 20% di personale in organico non di ruolo, nella provincia di Trento la percentuale e' salita ad oltre il 33%".

Lo afferma in una nota l'Anief, spiegando che il dato e' stato presentato oggi nel corso del seminario "La legislazione scolastica nella normativa recente', svolto nell'istituto comprensivo di Trento "J.A. Comenius" e organizzato dall'associazione professionale attiva anche in campo di sindacale.

"E' grave che anche in questa zona, notoriamente prodiga di posti di lavoro stabili, l'assunzione del personale stia diventando sempre piu' una chimera - ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief -. I dati ufficiali indicano, infatti, che ormai un terzo del personale docente della provincia sia precario. Nemmeno una delle province piu' floride del Paese riesce ad imporre, quindi, la direttiva 1999/70/CE che obbliga i datori di lavoro ad assumere il personale assunto per oltre 36 mesi complessivi. Anche nelle province a statuto speciale la logica e' sempre la stessa: fare cassa a tutti i costi, riducendo il tempo scuola, a danno degli alunni".

Il futuro prossimo, tra l'altro, non promette nulla di buono. I relatori del gruppo trentino Anief hanno ricordato che "le nuove regole locali renderanno ancora piu' dura la vita lavorativa dei precari del posto: alle superiori, ad esempio, l'introduzione generalizzata dei 50 minuti di lezione, al posto dell'ora canonica, comportera' l'obbligo di far 'spalmare' ad ogni docente di ruolo ben 70 ore a disposizione per le supplenze. E anche alla primaria non va meglio, visto che le ore aggiuntive annuali da dedicare alle supplenze passeranno da 10 a 15. Alcuni precari presenti al seminario hanno poi sottolineato le loro perplessita'
sull'introduzione della IV fascia nelle graduatorie trentine, considerate illegittime perche' contrarie ad una recente sentenza della Consulta che premia il voto piuttosto che la data di abilitazione".

Durante la giornata si e' anche parlato delle leggi provinciali n. 7/97 e 21/97, attraverso le quali e' possibile derogare alla normativa nazionale che disapplicata dall'amministrazione centrale e periferica ha trattenuto il 2,5% di TFR dal 2002 a tutto il personale di ruolo e precario neo-assunto contro quanto previsto dal decreto della presidenza del Consiglio del 20 dicembre 1999 e dalla sentenza della Corte costituzionale n. 223/12. Si e' ricordato che anche chi e' ritornato in regime di TFS merita di aver ripristinato l'aliquota del 2,69% presa dallo Stato negli anni 2011 e 2012.

Infine, si e' affrontato il tema della spending review e dell'istituzione di un unico fondo di finanziamento delle scuole da cui prelevare i risparmi che potrebbero fare perdere piu' di 100 posti dell'organico del personale non docente, Ata, nella Provincia. L'Anief ha manifestato "la volonta' di avviare azioni legali per il ripristino della legalita' dopo anni di cattiva gestione della macchina pubblica che ha subito la privatizzazione del rapporto di lavoro e l'invasione della politica".

"A tal proposito - ha ricordato il presidente Marcello Pacifico - e' notizia di questi giorni che dopo il blocco del contratto, l'obiettivo di chi ci governa e' arrivare all'eliminazione degli scatti di anzianita', mentre i neo-assunti hanno la carriera ferma per dieci anni".

Fonte: Italpress

 

La "piaga" del precariato della scuola non risparmia nessuna provincia: anche quella di Trento, dove il problema della disoccupazione e' meno marcato rispetto alla media nazionale, fa registrare nella scuola una presenza record di docenti non di ruolo. La scarsita' di assunzioni degli ultimi anni, con il conseguente mancato turn over, hanno fatto lievitare il numero di precari. Cosi' oggi mentre la media nazionale del personale non di ruolo e' del 20%, nella provincia di Trento la percentuale e' salita in pochi anni ad oltre il 33%.

A denunciarlo e' l'Anief. "E' grave che anche in questa zona, notoriamente prodiga di posti di lavoro stabili, l'assunzione del personale stia diventando sempre piu' una chimera", sottolinea Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

"I dati ufficiali indicano che ormai un terzo del personale docente della provincia di Trento lavora nelle scuole con contratti a tempo determinato. Dunque, nemmeno una delle province piu' floride del Paese riesce ad imporre la direttiva 1999/70/CE che obbliga i datori di lavoro ad assumere il personale assunto per oltre 36 mesi complessivi. Anche nelle province a statuto speciale la logica che prevale e' sempre la stessa: fare cassa a tutti i costi, riducendo il tempo scuola, a danno degli alunni".

Il futuro prossimo, tra l'altro, non promette nulla di buono: "le nuove regole locali - ha fatto sapere il gruppo trentino Anief - renderanno ancora piu' dura la vita lavorativa dei precari. Desta perplessita', infine, l'introduzione della IV fascia nelle graduatorie trentine: si tratta di un'operazione illegittima perche' contraria ad una recente sentenza della Consulta che premia il voto piuttosto che la data di abilitazione".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti