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Approvare al piu' presto una carta europea, frutto del lavoro svolto da una commissione 'super partes', che sia in grado di garantire la mission universale e le regole dei dipendenti pubblici dell'Europa a 27. La proposta e' stata lanciata oggi a Roma da Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalita', direttivi e quadri PA, a conclusione del convegno Confedir-Unadis "Venti anni dalla privatizzazione del pubblico impiego: la dirigenza dello Stato tra riforma, controriforma e prospettive future".

Il sindacalista ha ricordato che negli ultimi due decenni l'azione combinata di norme e leggi volute dai vari Governi, per mere ragioni di finanza pubblica, in particolare i decreti legislativi 29/1993, 165/01 e 150/09, hanno spostato i contratti di circa 3 milioni e mezzo di dipendenti e dirigenti pubblici verso modalita' sempre piu' di tipo privatistico. Influendo negativamente su piu' ambiti: dalla "stretta" sulle pensioni a quella che riguarda il trattamento di fine servizio, dal merito legato alle perfomance alla razionalizzazione esasperata delle spese, dai licenziamenti alla mobilita' intercompartimentale coatta, sino alla cancellazione del 13% dei posti in un solo anno, al perdurante blocco dei contratti, alla mancata stabilizzazione e all'appiattimento delle carriere.

Alla luce di questo andamento a senso unico, Pacifico ha quindi pubblicamente posto ai presenti al convegno due domande: "Perche' si e' voluto privatizzare il settore pubblico? E perche' l'Europa non interviene?". Il sindacalista ha quindi detto che l'intervento di un documento "di portata sovranazionale appare al momento l'unica strada percorribile per contrastare quella 'controriforma' in atto voluta dei decisori politici italiani. Una deriva che ha reso sempre piu' instabili gli impegni assunti negli anni dai Governi con le parti sociali, sotto la scure dei mercati, fino a penalizzare ingiustificatamente e discriminativamente i lavoratori assunti nel pubblico rispetto al comparto privato".

Secondo il sindacato, dunque, "la realizzazione di un documento di stampo europeo, ancora di piu' in questa situazione di incertezza governativa nazionale, rimane al momento l'unica strada percorribile per arrestare la deriva di norme e contratti che negli ultimi anni si sono abbattuti contro i lavoratori statali italiani".

"La sua attuazione, accompagnata da un serio piano di investimenti, sia sul versante dell'istruzione sia su quello della cultura, questo si' correttamente mutuato dai privati, porterebbe finalmente - ha concluso Pacifico - ad una corretta gestione dell'apparato pubblico. Della cui maggiore funzionalita' godrebbero tutti i cittadini italiani e di tutta Europa".

Fonte: Italpress

 

"Le penalizzazioni cui sono stati sottoposti i dipendenti pubblici nell'ultimo ventennio sono state talmente pesanti e vessatorie che oggi in Italia conviene nettamente essere assunti dalle aziende private: gli storici vantaggi di essere dipendenti dello Stato non ci sono piu'". Lo ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalita', direttivi e quadri PA, nel corso della tavola rotonda "Status della dirigenza in venti anni di contrattazioni", organizzata all'interno del convegno Confedir-Unadis "Venti anni dalla privatizzazione del pubblico impiego: la dirigenza dello Stato tra riforma, controriforma e prospettive future", in corso di svolgimento al Centro Congressi Cavour di Roma.

Pacifico ha ricordato come in Italia l'approvazione negli ultimi due decenni di una serie di decreti legislativi, in particolare il 29/1993, il 165/01 e il piu' recente 150/09, noto anche come decreto Brunetta, per mere ragioni di finanza pubblica ha in realta' introdotto una sempre piu' spinta privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, con evidenti riflessi negativi sulla carriera di dirigenti e dipendenti dello Stato, anche in deroga a precise scelte negoziali e diritti non comprimibili.

"L'esperienza privatistica nel pubblico - ha sottolineato il sindacalista Anief-Confedir - ha influito sulla materia delle pensioni, del trattamento di fine servizio, della produttivita' e del merito, della razionalizzazione, dei licenziamenti, della mobilita', della stabilizzazione, subendo una controriforma che ha reso precari gli impegni assunti negli anni dai Governi con le parti sociali, sotto la scure dei mercati, fino a penalizzare ingiustificatamente e discriminativamente i lavoratori assunti nel pubblico rispetto al comparto privato".

Durante l'intervento, Pacifico ha ricordato che i Governi degli ultimi anni si sono particolarmente accaniti contro i dipendenti pubblici: non e' stata prevista alcuna 'finestra' sulla riforma delle pensioni attuata dalla riforma Fornero, si e' tornati alla trattenuta del 2,5% sul Tfr, si e' attuato il blocco del contratto per il quadriennio 2010-2013 con riduzione del potere d'acquisto degli stipendi a 23 anni fa, si e' attuata la riduzione degli organici della PA (-275.000 posti di lavoro negli ultimi sei anni) con conseguente applicazione della mobilita' coatta-cassa integrazione, si e' introdotta la deroga alla stabilizzazione dei precari della scuola e della sanita' prevista dalla Unione Europea (direttiva 1999/70/CE).

Su quest'ultimo punto, la mancata assunzione dei precari di lungo corso, con almeno 36 mesi di servizio, il sindacalista ha ricordato che l'Italia si e' gia' meritata, da parte dell'Ue, l'avvio di pericolose procedure d'infrazione: "la logica che prevale - ha detto Pacifico - e' ormai quella di un sistema che ha fatto della precarieta' in questi ultimi anni uno strumento di finanza pubblica per conseguire risparmi altrimenti irraggiungibili ma in spregio al principio di non discriminazione censurato dai tribunali del lavoro".

Pacifico si e' infine soffermato sulla proposta di intesa sulle nuove relazioni sindacali, avanzata il 6 marzo 2013 dal Governo alle parti sociali, in aderenza al decreto Brunetta: "ignorando l'espressione negativa della Consulta (sentenza n. 223/12) sul blocco degli automatismi di carriera dei magistrati (art. 9, c. 21, L. 122/2010), il Governo uscente ha caldeggiato la sostituzione, a partire dagli anni successivi, degli scatti di stipendio con il sistema premiale della performance individuale, sempre che siano reperite risorse aggiuntive derivate da nuovi risparmi. A questo punto ogni ulteriore commento e' superfluo".

Fonte: Italpress

 

A vent'anni dalla riforma (dl 29/1993) che ha 'privatizzato' il pubblico impiego, l'Unione nazionale dei dirigenti dello Stato (Unidas) e la Confederazione autonoma dei dirigenti, quadri e direttivi della pubblica amministrazione (Confedir), nel corso di un convegno a Roma al quale hanno partecipato numerosi dicenti universitari e alti dirigenti dello Stato, si sono interrogati sui risultati degli interventi normativi che negli ultimi anni hanno ridisegnato l'intero sistema amministrativo italiano e hanno lanciato alcune proposte.

"Siamo di fronte ad una grossa riforma che e' rimasta incompleta - ha spiegato Stefano Biasioli, segretario generale di Confedir -, perche' la volonta' specifica dell'intervento normativo, cioe' separare le responsabilita' politiche, d'indirizzo, da quelle gestionali, da affidare ai dirigenti, e' stata largamente non realizzata, per colpa di una classe politica che, a tutti livelli, ha continuamente interferito nell'attivita' dei dirigenti". Nello specifico, ha continuato Biasioli, "la regola generale riguardante la scelta, esclusivamente per concorso, della dirigenza pubblica e' stata piu' volte derogata dalle politica, portando ad un ampio utilizzo dello spoil-system all'interno di tutta la P.A., condizionandone cosi' la qualita' e quantita' degli atti".

"Bisogna ritornare - ha auspicato il leader di Confedir – allo spirito iniziale della norma e cioe' una netta separazione dei compiti, creando delle chiare dicotomie tra l'indirizzo politico e le gestione, attraverso una diversa organizzazione della dirigenza pubblica, ripristinando in tutti gli enti i due livelli dirigenziali e realizzando delle fasce di merito per dare a ogni dirigente la giusta valorizzazione".

Per Biasoli, quindi, i due strumenti fondamentali sono "la trasparenza e considerare la dirigenza della P.A. come una parte sociale, non escludendola, cosi' come e' accaduto, invece, nel corso delle recenti consultazioni del premier incaricato Pierluigi Bersani. Ha incontrato tutti, tranne i dirigenti".

"Noi chiediamo - ha detto Barbara Casagrande, segretario generale di Unidas - che si torni ad avere reale autonomia per la dirigenza pubblica. Quindi, a una revisione delle norme che rendono la dirigenza schiava di una cattiva politica, con una spoil-system becero e deleterio. Vogliamo, di nuovo, la clausola di salvaguardia che prevede lo spostamento a un incarico inferiore solo dopo una valutazione negativa. Oggi - ha continuato - non e' cosi' e questo non ci rende liberi nello svolgere le funzioni".

Altra richiesta riguarda la maggiore attenzione ai profili di responsabilita' della dirigenza, cioe' "il riconoscimento di retribuzioni diverse a fronte di responsabilita' diverse. Non tutti gli uffici dirigenziali sono uguali: un ufficio di un consigliere e' diverso da un ufficio operativo di gestione che emette mandati di pagamenti per milioni di euro".

Casagrande ha inoltre sottolineato che "la riforma di venti anni fa, con le controriforme avvenute nel tempo, purtroppo e' stata surclassata. Esiste, ad esempio, una norma che in venti anni e' stata modificata diciannove volte. Noi vorremmo la certezza del diritto. Per questo - ha concluso - chiediamo anche che si intervenga una volta sola, nel corso di una legislatura, precisando bene l'autonomia e il ruolo della dirigenza".

Fonte: Italpress

 

"L'Eurostat torna a 'bacchettare' lo Stato italiano per i suoi pessimi risultati in ambito scolastico. Stavolta l'istituto statistico dell'Ue ha messo in evidenza un dato di cui il nostro Paese dovrebbe vergognarsi: siamo l'unico nell'Europa a 27 dove gli abbandoni scolastici non si riducono. Mentre l'Ue ci chiede di far anticipare l'uscita dal sistema scolastico a meno del 10% di giovani, noi ne continuiamo a perdere prima del termine dell'obbligo formativo quasi il doppio. Con punte del 25% in Sicilia, Sardegna e Campania. E facciamo rilevare una situazione da allarme rosso nel biennio delle superiori". Lo afferma in una nota l'Anief.

Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato, quanto rilevato dall'Eurostat e' una conseguenza della politica dei tagli ad oltranza adottati negli ultimi anni: "Negli ultimi sei anni - spiega il sindacalista - sono stati cancellati 200 mila posti, sottratti 8 miliardi di euro ed ultimamente si e' pensato bene di far sparire quasi 2mila scuole a seguito del cosiddetto dimensionamento, anche se poi ritenuto illegittimo dalla Consulta. Ora, siccome e' scientificamente provato che i finanziamenti sono strettamente correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono. Ma sicuramente amareggiano".

"Con gli istituti ridotti allo stremo, tanto che alcuni dirigenti sono arrivati a chiedere ad ogni famiglia fino a 300 euro l'anno di contributi, e' una conseguenza inevitabile che le scuole non possano organizzare un adeguato orientamento scolastico e universitario - spiega l'Anief -. Anche nel canale d'istruzione terziario, infatti, ci distinguiamo. E sempre in negativo. Il numero di giovani iscritti all'universita' che raggiunge la laurea e' infatti il piu' basso di tutti. Tanto che l'Italia si posiziona, in alcune fasce d'eta', oltre 15 punti percentuali sotto la media europea".

"Il problema - continua Pacifico - e' che invece di investire nella formazione, in professionalita', in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell'Ict, in Italia si continua a considerare l'istruzione un comparto da cui sottrarre risorse. Anche a livello universitario, si e' pensato che eliminare la figura (fondamentale!) del ricercatore non avrebbe avuto contraccolpi. Invece eccoci ancora una volta a tirare delle somme clamorosamente in perdita. Per il nuovo governo, quando arrivera', quello dell'istruzione e della formazione dovra' per forza diventare un settore centrale: con artigianato, turismo e nuove tecnologie a supporto. Il tempo sta scadendo: il baratro e' dietro l'angolo".

Fonte: Italpress

 

"Il presidente Anief e delegato Confedir alla Scuola, Marcello Pacifico, lo aveva scoperto e denunciato da tempo, confrontando il numero degli aventi diritto al voto alle ultime due tornate per l'elezione delle RSU. Ora la conferma arriva dai tecnici del Tesoro. La riduzione avvenuta tra il 2008 e il 2013 di 4.000 scuole autonome su 12.000 (con la scomparsa di altrettanti posti di dirigenti, dsga, ata), la riduzione del 35% del personale ATA e di 4 ore del tempo scuola settimanale degli studenti in ogni ordine e grado, l'introduzione del maestro unico e l'eliminazione dell'insegnante specialistico di lingua inglese (con la caduta dei livelli di apprendimento degli alunni dal 2° al 32° posto nei rapporti Pirls), il tetto sugli insegnanti di sostegno (dichiarato incostituzionale nel 2010), l'innalzamento di un punto percentuale del rapporto alunni/docenti hanno peggiorato il servizio scolastico, aumentato la dispersione e peggiorato i livelli di apprendimento dei nostri studenti, mortificando le aspettative maturate dai 200.000 precari formati dallo Stato per insegnare e lasciate nel limbo delle graduatorie ad esaurimento". E' quanto si legge in una nota dell'Anief.

"Soltanto di recente, dopo i ricorso seriali nei tribunali del lavoro per la violazione della Direttiva europea 1999/70/CE in tema di stabilizzazione, il Governo ha sbloccato migliaia di immissioni in ruolo senza, pero', smettere di discriminare i supplenti, ai quali continua a non riconoscere gli scatti stipendiali di anzianita'", prosegue il sindacato.

Per Marcello Pacifico "questi dati ci confermano che le riforme approvate negli ultimi anni sulla scuola sono state dettate soltanto da esigenze di risparmi senza alcun progetto pedagogico. E' arrivato il momento di cancellarle in questa legislatura e puntare verso una direzione opposta: obbligo scolastico fino all'universita', riforma dell'apprendistato, aumento degli investimenti e degli organici".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

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Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti