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Giorno 9 maggio si è svolto presso il Ministero un incontro con i sindacati sui tagli del dimensionamento. Intervengono ANIEF e FLCGIL.

Secondo quanto riferito dal Ministero le scuole dotate di autonomia passano da 9.131 dell’anno corrente a 8.646 nel 2013-2014, mentre quelle con dirigente scolastico e direttore dei servizi (DSGA) passano da 8106 a 8094 (che diventano 8149 se vengono considerate anche le sedi Centri per l’Istruzione degli Adulti -CPIA). Scompaiono, dunque, altre 485 scuole: un numero superiore a quello preventivato sulla media dei 900 alunni ipotizzato nell’Intesa Stato Regioni.

Sulla faccenda, ieri, è intervenuta l'ANIEF che ha chiesto al MIUR di "applicare la sentenza della Consulta" che ha ritenuto "incostituzionale la norma voluta dal Parlamento che ha soppresso almeno 1.500 istituti scolastici: in particolare ha abrogato l'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primaria e medie con meno di mille alunni."

Tale abrogazione ha comportato, come noto, il ripristino dei criteri previsti dal D.P.R. 233 del 18 giugno 1998, la cui applicazione garantisce comunque la collocazione di questo personale in uno stato di titolarità. "E non di certo il loro posizionamento in esubero. - sottolinea Marcello Pacifico - Con tutte le conseguenze, professionali e personali, che ne derivano."

La FLCGIL ha, invece, chiesto un semplice ripensamento sulla questione dimensionamento, superando "le norme che impediscono la preposizione di dirigente scolastico e DSGA alle scuole cosiddette sottodimensionate (sotto i 600 alunni e i 400 nelle situazioni particolari)" e ripensando "la stessa media dei 900 alunni che non fa i conti con le specificità territoriali e non tiene conto delle ingestibilità delle scuole sovradimensionate, pluriplesso o insistenti su più comuni."

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Una scuola al centro dell'agenda politica del governo, è quanto chiedono i sindacati dopo la nomina di Maria Chiara Carrozza al ministero dell'Istruzione. Abbiamo chiesto ai segretari.

E una scuola al centro dell'agenda è sinonimo di investimenti “La scuola – sottolinea come in altre occasioni Francesco Scrima, segretario di Cisl Scuola – non deve essere considerata un capitolo di spesa ma di investimento sul nostro futuro”. Cosa chiedono quindi le sigle sindacali al nuovo Ministro? “Migliorare l'offerta formativa, garantire la sicurezza delle strutture scolastiche e e stabilizzare il personale – sintetizza Scrima –. Serve infine il rinnovo di un piano triennale di assunzione”.

Anche Domenico Pantaleo, segretario di Flc-Cgil, chiede investimenti e un adeguamento della spesa per l'istruzione agli standard europei: “Chiediamo un investimento di 4 miliardi annui aggiuntivi, per migliorare le infrastrutture, allargare il tempo scuola e migliorare la qualità didattica”.

Rino Di Meglio, segretario della Gilda insegnanti conferma come urgenti gli stessi provvedimenti, edilizia scolastica e precariato, riguardo ai quali il ministro stesso ha già manifestato una certa attenzione senza però sbilanciarsi in indicazione sulle politiche. “Anche se in passato – mette in guardia Di Meglio – ci hanno già abituato a tante belle parole poi smentite dai fatti”.

I sindacati chiedono poi un intervento deciso e prioritario sugli organici: “Serve al più presto un organico pluriennale funzionale a livello delle singole scuole”, dice Marco Paolo Nigi, segretario di Snals-Confsal. “È necessario insomma abolire la differenza tra organico si fatto e di diritto e fare le nomine di ruolo su questo nuovo organico”. E, aggiunge Massimo di Menna di Uil Scuola “si tratta di una modifica urgente perché fondamentale che a settembre si inizi con un organico più stabile”.

E c'è poi una questione salariale aperta: “Bisogna abolire le norme che vanno in contrasto con la contrattazione collettiva nazionale in merito a ferie e permessi e garantire la qualità della scuola anche attraverso la valorizzazione del personale – spiega Marcello Pacifico, presidente di Anief -. Chiediamo inoltre innalzamento dell'obbligo scolastico al diploma superiore e una riforma dell'apprendistato che consenta di collegare gli ultimi tre anni delle superiori al lavoro. Questo consentirebbe di combattere la dispersione scolastica e aumentare gli organici. Infine – conclude Pacifico – auspichiamo che sia introdotto un sistema di valutazione e riconoscimento del merito degli insegnati che però non vada a discapito degli scatti di anzianità e che non sia affidato al dirigente o sindacalista di turno”.

Infine altro punto centrale è la sburocratizzazione del Miur:
“È fondamentale che il Miur si liberi dal commissariamento del ministero dell'Economia. In questo senso diciamo che la responsabilità politica della scuola deve essere affidata al presidente del Consiglio”, commenta Pantaleo. “Il Ministero – aggiunge Di Menna – si deve trasformare in un rogano di supporto per le scuole, occorre evitare un appesantimento e un eccessiva centralizzazione. Oltretutto un intervento del genere consentirebbe anche di risparmiare risorse”.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"E' passato piu' di un anno da quando l'ex ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, annunciava, con un'intervista rilasciata al piu' importante quotidiano nazionale, l'intenzione di avviare i corsi di abilitazione specifici per il personale docente precario: tutto il mondo della scuola ha accolto con soddisfazione questa decisione, poiche' per una volta l'amministrazione e' sembrata volere andare incontro alle esigenze di almeno 100 mila supplenti che necessitano dell'abilitazione all'insegnamento".

Lo afferma in una nota l'Anief, che aggiunge: "Le belle notizie pero' si sono fermate con quell'intervista. Presto il ministero dell'Istruzione ha ripreso ad assumere il solito atteggiamento di boicottaggio verso una categoria, i precari, per la quale occorrerebbe ben altro rispetto e senza la quale il sistema scolastico italiano si bloccherebbe all'istante. Oltre all'attesa infinita, con il decreto che oggi sarebbe ancora fermo alla Corte di Conti, il Miur lo scorso 25 marzo ha prodotto un regolamento che contiene dei requisiti di accesso maggiorati (tre supplenze annuali o almeno dal 1° febbraio, anziche' 360 giorni complessivi a partire dall'anno scolastico 1999/2000) e l'inutile creazione di un test nazionale d'ingresso (al fine di suddividere su tre anni i candidati ai corsi, quando sarebbe bastato sceglierli per anzianita' di servizio o in base ad altri criteri oggettivi)".

Fonte: Italpress

 

Il nuovo ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, "si attivi per far avviare il prima possibile i corsi abilitanti speciali. Ovviamente facendo apporre le dovute modifiche". Lo chiede l'Anief sottolineando che circa 100 mila supplenti attendono da oltre un anno l'avvio di questi corsi. L'associazione ricorda che "l'annuncio dell'ex ministro Profumo risale al 6 maggio 2012: in tutto questo tempo quel che é stato prodotto è solo la pubblicazione di un pessimo regolamento".

"Oltre all'attesa infinita, con il decreto che oggi sarebbe ancora fermo alla Corte di Conti, il Miur lo scorso 25 marzo ha prodotto un regolamento che - spiega l'Anief - contiene requisiti di accesso maggiorati (tre supplenze annuali o almeno dal 1 febbraio, anziché 360 giorni complessivi a partire dall'anno scolastico 1999/2000) e l'inutile creazione di un test nazionale d'ingresso (al fine di suddividere su tre anni i candidati ai corsi, quando sarebbe bastato sceglierli per anzianità di servizio o in base ad altri criteri oggettivi).

"Ancora una volta il Miur - commenta il presidente, Marcello Pacifico - incurante delle richieste dei docenti precari e del sindacato, ha preferito tenere la testa nella sabbia. E meritarsi, con questo atteggiamento, l'avvio del contenzioso presso i tribunali della Repubblica a tutela dei diritti dei lavoratori: nel frattempo, infatti, sono migliaia i ricorsi che l'Anief ha raccolto e si prepara a presentare non appena il decreto sui Tfa speciali sarà ufficializzato".

Fonte: ANSA

 

Prendono il via domani le prove Invalsi: i primi a cui verranno somministrati i quesiti, 20 domande a cui rispondere in 45 minuti, saranno gli alunni delle seconde e quinte classi della scuola primaria; il 14 maggio sara' la volta degli iscritti alla prima media (30-35 test con un'ora e 15 minuti di tempo a disposizione); il 16 maggio di tutte le classi del secondo superiore (50 domande, un'ora e mezza di tempo). Il 17 giugno, infine, quasi 600 mila alunni saranno chiamati ad affrontarli all'interno dell'esame di Stato per conseguire la licenza media (con l'esito che varra' per un sesto del voto d'esame finale).

"Le novita' introdotte dai responsabili delle prove - piu' spazio alle domande aperte di matematica per dare la possibilita' di rispondere in modo piu' articolato, per l'italiano quesiti che richiedono una maggiore comprensione complessiva dei testi, in generale test piu' mirati sulle competenze e meno sulle conoscenze scolastiche - non cambiano il giudizio negativo sull'operazione ministeriale - spiega l'Anief in una nota -. Riteniamo che queste verifiche, ereditate dalla tradizione docimologica di altri Paesi, per come sono predisposte e somministrate non servono: non aiutano gli studenti e nemmeno le scuole a migliorarsi. Non si puo', infatti, valutare il percorso di apprendimento di un alunno e le performance di una scuola prendendo come riferimento delle variabili fortemente soggettive e tutt'altro che standardizzabili".

"Costruire un sistema di valutazione e' cosa ben piu' complessa. E di piu' ampio respiro. I risultati delle prove Invalsi sarebbero utili solo se 'incrociati' con altri descrittori, peraltro ben pregni di significato rispetto agli esiti derivanti dai asettici risultati di test a risposta multipla - sottolinea il sindacato -: questi descrittori, al momento non considerati dall'Invalsi, servirebbero infatti per verificare il punto di partenza delle conoscenze del gruppo classe, gli effettivi strumenti operativi a disposizione di docenti e discenti. Ma anche il grado di cultura delle famiglie di provenienza, le risorse e i servizi offerti dal territorio circostante (in diverse zone d'Italia inesistenti) e il grado di integrazione. Ci fermiamo qui, non perche' siano terminati, solo per rimanere ai piu' importanti".

Secondo il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico "quella di valutare il rendimento dei nostri alunni con test standardizzati e' una scelta che contraddice la filosofia educativa approntata e sposata in Italia negli ultimi due decenni, sempre piu' orientata al 'saper fare' e alla centralita' dell'alunno nel suo percorso educativo. Anche dopo le modifiche adottate quest'anno, la sostanza e lo spirito dei test rimangono in forte antitesi con il terreno normativo e le tante esperienze didattiche e progettuali percorse per anni nelle scuole. Ci riferiamo al Portfolio delle competenze e delle abilita', oltre che alla creazione della carta d'identita' dello studente e dell'istituto scolastico".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti