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L'iscrizione della bambina in prima media è stata respinta da un istituto della Valle Susa. Eppure la legge però è chiara: “Nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l'iscrizione di un alunno disabile”. Un mese fa l'allarme dell'Anief sul blocco delle assunzione degli insegnanti di sostegno.

“La scuola è aperta a tutti” recita il primo paragrafo dell’articolo 34 Costituzione italiana. Forse non lo ricordano o non lo sanno quelli che hanno risposto a due genitori che non c’era posto per la figlia in una scuola della Valle Susa. E questo anche se l’alunna in questione è cieca. L’iscrizione della bambina alla prima media è stata quindi respinta. La legge però è chiara: “Nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l’iscrizione di un alunno disabile”. A denunciare una storia di ordinaria assurdità è l’Apri, Associazione Piemontese Retinopatici e Ipovedenti, che ha raccolto la protesta dei genitori, che vivono in un piccolo paese della Valle Susa. La risposta dell’istituto “è gravissima – sostiene Marco Bongi, presidente dell’Apri -. Il diritto alla frequenza è sancito dalla legge n. 104/1992, dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 215/ 1987 e dalla Circolare Ministeriale n. 262 del 1988. Non escludo che si possano ravvisare anche responsabilità di carattere penale”.

L’istituto, nella lettera ai genitori, argomenta la decisione spiegando che la domanda “non può essere accolta perché il numero delle iscrizioni supera la capacità recettiva dell’aula”. “Siamo davvero stanchi – dice la mamma – di essere palleggiati da un plesso all’altro. Mia figlia, già sfortunata per la sua malattia, avrebbe bisogno di tranquillità e stabilità. Invece abbiamo trovato solo problemi e poca considerazione”. Che può essere spiegata anche con la carenza di persone. Anche se esiste una circolare recentissima del marzo scorso che ribadisce come bisogna intervenire e cosa fare con gli studenti disabili.

Poco più di un mese fa il ministero dell’Istruzione aveva informato che contavano già un milione di domande arrivate online per la formazione delle prime classi del prossimo anno scolastico. Il numero complessivo degli iscritti che da settembre siederanno sui banchi di scuola: ci saranno 27mila studenti in più rispetto agli attuali. L’Anief, una delle associazioni professionali più attive nel mondo della scuola, aveva quindi lanciato l’allarme l’allarme: “Sono dati davvero sconfortanti quelli che il ministero ha fornito ai sindacati in vista del prossimo anno scolastico: gli alunni della scuola italiana previsti sono oltre 6 milioni e 858mila. Rispetto all’anno in corso aumenteranno di quasi 30mila unità, soprattutto alla primaria (con leggero calo alle medie), ma per effetto del blocco normativo approvato con la legge 111/2011 il numero di docenti rimarrà bloccato. L’organico sarà lo stesso di quest’anno: 600.839 posti di docente comuni e 63.348 di sostegno. Ciò comporterà un ulteriore innalzamento del numero di alunni per classe. E diventerà soprattutto sempre maggiore la distanza tra il numero di alunni disabili e i docenti di sostegno di ruolo”. “In molti casi la didattica non potrà essere garantita – sosteneva profetico Marcello Pacifico, presidente Anief – in particolare laddove le ore di sostegno che lo Stato concederà agli alunni portatori di handicap o con problemi di apprendimento saranno molte di meno rispetto a quelle che la legge prevede”.

Questo avviene anche e soprattutto perché a oggi è stato stabilizzato solo il 65% dell’organico di docenti di sostegno. Almeno 35mila insegnanti specializzati attendono di essere assunti, malgrado i posti di lavoro siano vacanti e disponibili. E con un docente precario ogni tre, quello che si produce è un risultato di forti disagi per i ragazzi e per le loro famiglie”. “Non occorre essere esperti di formazione scolastica per capire che in questa situazione non si riesce a sviluppare un valido progetto didattico” continuava Pacifico aggiungendo che così “a fare da garante per famiglie e studenti continuano ad essere i giudici”.

La circolare ministeriale per gli alunni disabili

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

Il sindacato ha convinto i giudici di primo grado che è necessario valutare anche la verifica pratica ai fini del raggiungimento della soglia minima di 28/40, utile per l’ammissione alle prove orali. Una decina le classi di concorso interessate. Nel mirino c’è ora la verifica in lingua straniera: nella scuola primaria sarebbe facoltativa.

Non si arresta l’impeto di ricorsi dell’Anief contro le norme che regolano il concorso a cattedra per 11.542 posti. Come promesso sin dall’uscita del bando, lo scorso settembre, l’organizzazione sindacale di Pacifico continua la sua opera “demolitoria”, a suon di ricorsi. Che in alta percentuale vengono accolti dai giudici.

Stavolta il via libera è arrivato dal Tar del Lazio per favorire la partecipazione alle prove laboratoriali per tutti coloro che hanno ottenuto un punteggio pari almeno a 18/30 alle prove scritte.

L’Anief è riuscita di fatto a dimostrare che è necessario valutare anche la prova di laboratorio ai fini del raggiungimento della soglia minima di 28/40, necessaria per l’ammissione alle prove orali del concorso a cattedra.

Il Tar Lazio, con ordinanza n. 1477/13 su ricorso n. 2652/2013 dell’Avv. Tiziana Sponga, ha in effetti riconosciuto il diritto dei ricorrenti che avevano ottenuto almeno 18/30 alle prove scritte a partecipare alla prova di laboratorio, attraverso cui avranno la possibilità di poter raggiungere la soglia minima di 28/40, utile per l’ammissione alla successiva prova orale.

La sentenza potrebbe a questo punto costituire un precedente importante. E favorire i ricorsi che potrebbero condurre, a questo punto, i candidati delle classi di concorso A020, A033, A034, A059, A060, A025, A028, C430, A038, A047, A049. Sempre a patto che abbiano ottenuto un punteggio pari ad almeno 18/30 alle prove scritte. “A tal fine – fa sapere l’Anief - il sindacato ha predisposto un’istanza di accesso agli atti da inviare all’USR competente per conoscere il punteggio ottenuto alla prova orale”.

Ma non finisce qui. Perché l’organizzazione capitanata da Marcello Pacifico ha anche preso di mira anche la decisione di imporre a tutti la prova in lingua straniera. Per l’Anief, invece, in base al decreto legislativo 297/94 che all’articolo 400, commi 1-12, disciplina lo svolgimento di tutta la procedura concorsuale, nella scuola primaria sarebbe una verifica facoltativa. “Da Roma, invece, - scrive il sindacato autonomo - si è deciso di inserire nel bando di concorso (D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) da una parte (art. 7, c.3) la prova obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 1° marzo per la scuola primaria”.

Conclusione: questa decisione, assieme a quella di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte per la scuola superiore per valutare preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva prova pratica, viene considerata “contra legem, secondo il principio che quod lex dixit vigorem legem habet”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"Ancora una buona notizia per decine di migliaia di precari della scuola: dopo le tante condanne prodotte dai giudici di primo grado nei confronti del Ministero dell'Istruzione per la mancata progressione di carriera accordata ai supplenti annuali, cominciano ora ad arrivare le conferme da parte delle Corti di Appello".

Lo afferma in una nota l'Anief, che prosegue: "La prima di questo genere e' giunta da Torino, dove con sentenza n. 205 del 14 febbraio 2013, i giudici di merito hanno rigettato il ricorso del Miur, condannandolo anche alle spese, dando piena ragione ad una docente di scuola elementare con diversi contratti a termine che in primo grado aveva ottenuto il riconoscimento al pagamento delle differenze retributive, i cosiddetti 'scatti' biennali, che avrebbe vantato se fosse stata assunta di ruolo. I giudici della Corte di Appello di Torino hanno anche in questo caso dato ragione alla docente - spiega il sindacato - perche' le logiche di risparmio della spesa pubblica non possono essere annoverate tra le ragioni oggettive necessarie per disapplicare la normativa comunitaria sui contratti a termine, in osservanza alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea: sostenere il contrario, come fa sistematicamente lo Stato italiano con i precari della scuola, significa continuare a violare la clausola 4 della direttiva 1999/70/CE, recepita dall'art. 6 del d.lgs. 368/01, creata dal legislatore sovranazionale proprio per far prevalere il principio di non discriminazione".

"A tal proposito, vale la pena ricordare che nella gerarchia delle fonti normative quando al giudice si palesa il contrasto tra norme interne e comunitarie, questi ha l'obbligo di disapplicare le prime in favore delle seconde - prosegue la nota -. Come nel caso di specie. Per l'Anief, che attraverso il suo legale, l'avvocato Rinaldi, ha assistito la docente, si tratta di un altro importante successo dopo le tre recenti sentenze del tribunale del lavoro di Trapani che hanno assegnato complessivamente oltre 500mila a tre docenti precari "storici" della scuola pubblica".

"La sentenza della Corte di Appello di Torino – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla Scuola - conferma la sistematica violazione in Italia della normativa comunitaria in tema di precariato della scuola: negli ultimi 14 anni, si e' preferito chiamare annualmente i supplenti invece di assumerli in ruolo per ragioni di finanza pubblica che, seppur comprensibili, non possono mortificare la professionalita' dei lavoratori e discriminarli in tema di retribuzione".

"Oggi, chi ricorre in tribunale, seppure di fronte a una forte resistenza dello Stato italiano, trova finalmente quella stessa giustizia che e' reclamata in altri Paesi europei. Per quanto riguarda, invece, il diritto alla conversione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato - conclude Pacifico – si deve attendere con serenita' il prossimo giudizio della Corte di Giustizia europea che e' stata investita della questione dal giudice Coppola di Napoli".

Fonte: Italpress

 

Nel formulare le proposte per uscire
 dall'impasse politico e trovare un'intesa programmatica per la
 formazione del nuovo Governo, ricordate sempre la centralita'
 della Scuola. In particolare, tenete presente che vi sono tre
 ambiti fondamentali su cui intervenire con celerita' per
 rilanciare il sistema di istruzione e di ricerca del Paese: la 
gestione del personale, l'innalzamento dell'obbligo scolastico e
 del tempo scuola, la riforma dei programmi". Lo scrive Marcello 
Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola, in
 una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio
 Napolitano e ai dieci 'saggi'.


"Per quanto riguarda il primo punto, occorre ricordare la 
necessita' di garantire il rispetto delle piu' moderne direttive
 comunitarie, sia ai fini della stabilizzazione professionale dei
 precari che hanno svolto piu' di 36 mesi di servizio per lo Stato
 negli ultimi 5 anni, sia per trovare delle rinnovate soluzioni a 
proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti
 - prosegue Pacifico -. Come accade in Belgio, per questo stesso
 personale, che svolge un lavoro altamente logorante, e' inoltre
 necessario introdurre delle 'finestre' per uscire anticipatamente
 ed evitare di incorrere nel 'burnout'. Per coloro che hanno alle
 spalle oltre due decenni di insegnamento e non intendono lasciare 
il servizio, e' poi sempre piu' indispensabile prevederne 
l'utilizzazione come 'tutor professionali' da mettere a 
disposizione delle nuove leve di insegnanti. Come, infine, e'
 necessario introdurre una reale formazione in servizio di tutto il
 personale scolastico, sia per l'approfondimento/aggiornamento di
 ogni disciplina, sia per l'adozione delle procedure 
scientificamente piu' adeguate nel campo del sostegno agli alunni
 disabili".

"A proposito del secondo punto, diventa sempre piu' cogente 
l'esigenza di garantire l'istruzione obbligatoria sino all'ultimo 
anno della scuola secondaria di secondo grado - sottolinea il
presidente dell'Anief -. Nel contempo, appare fondamentale 
approvare con urgenza una seria riforma dell'apprendistato, che 
colleghi la scuola con il mondo del lavoro, come avviene in
Germania dove un milione e mezzo di giovani ne hanno di recente 
tratto reale giovamento. Come diventa indispensabile tornare a
 detenere un'istruzione universitaria di qualita', cui garantire 
adeguate risorse e alla quale va restituita la preziosa opera del
 ricercatore. Tali manovre, inoltre, devono essere sempre 
accompagnate da un'adeguata riprogrammazione della produzione 
economica ed industriale del Paese, che poggi sul rilancio
 dell'enorme patrimonio culturale che il nostro Paese detiene".


"Per quel che riguarda l'ultima azione da attuare prioritariamente 
a favore dell'istruzione italiana e dei suoi giovani cittadini,
 quella della revisione dei programmi scolastici, e' evidente che 
e' oramai anacronistico parlare di contenuti da 'calare' a livello 
locale, regionale o nazionale: facendo parte di un contesto
 europeo, l'Italia deve necessariamente collocare le competenze da
trasmettere alle nuove generazioni su un livello di piu' ampio 
respiro - conclude Pacifico -. A tal fine, e' imprescindibile 
l'adozione della seconda lingua straniera per l'intero percorso di 
studi. Come non puo' essere piu' procrastinata la decisione di 
introdurre lo studio comunitario e delle radici europee come
 materia trasversale".

Fonte: Italpress

 

Stavolta è il Codacons a rilanciare il tema dei risarcimenti cospicui: l’associazione ha calcolato che l’amministrazione deve in media 30mila euro a ricorrente. Considerando anche le sentenze vinte dai sindacati e che di recente i giudici hanno corrisposto ai precari difesi dall’Anief indennizzi record, al Miur forse farebbero bene ad affrontare la questione una volta per tutte.

Continua il pressing di associazioni e sindacati nei confronti del ministero dell’Istruzione per il trattamento vessatorio condotto verso i precari di lungo corso. Il solco tracciato dall’Anief, ha fatto di questo tema un suo cavallo di battaglia, riuscendo in più occasioni a smontare in tribunale le deroghe esplicite dello Stato italiano nei confronti delle norme europee (in particolare la direttiva 1999/70/CE) che prevedono l’assunzione automatica dopo 36 mesi di servizio, è stato negli ultimi mesi percorso anche da altre rappresentanze dei lavoratori. E pure da alcune associazioni. Come il Codacons, che il 3 aprile ha fatto il punto della situazione, intimando al Miur “di risarcire gli insegnanti precari con la cifra complessiva di circa 7,5 milioni di euro”: in caso contrario l’amministrazione l’organismo a tutela dei consumatori guidato da Carlo Rienzi si dice pronto “a pignorare il palazzo storico di Viale Travestere a Roma dove ha sede il dicastero".

Per l’associazione tutto questo ha arrecato un chiaro “danno economico agli insegnanti, privandoli degli scatti di anzianità e dei benefici economici derivanti dall`assunzione a tempo indeterminato. Proprio sulla base di tale principio tutti i Tribunali del lavoro hanno condannato il Ministero dell`istruzione a risarcire i precari con le differenze tra gli stipendi percepiti negli anni e quelli che avrebbero percepito se fossero stati assunti a tempo indeterminato, oltre gli scatti d`anzianità e gli interessi legali maturati. Una cifra che si aggira attorno ai 30mila euro a precario", conclude il Codacons.

Considerando le ormai innumerevoli cause vinte dagli altri sindacati e che alcune di queste hanno assunto una portata risarcitoria decisamente più consistente – sempre l’Anief ha dato notizia di recente di tre indennizzi superiori a 150mila euro – occorre a questo punto capire se allo Stato converrà mantenere in piedi questa guerra a colpi di ricorsi in Tribunale. Oppure approntare, assieme agli stessi rappresentanti dei lavoratori, un piano straordinario (Mef permettendo) di immissioni in ruolo. Che riducendo il numero di precari storici, ridurrebbe anche la quantità di vertenze in corso.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti