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"La riforma delle pensioni voluta dal Governo Monti e dal ministro Fornero comincia a fare le prime 'vittime': dalle prime informazioni ufficiali provenienti dagli Uffici scolastici territoriali, risulta che in un solo anno il numero di pensionamenti della scuola si e' infatti piu' che dimezzato. Cosi', se nel 2012 sono stati in 30 mila - tra insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici - ad essere collocati in pensione, quest'anno saranno neanche 15 mila. Con degli effetti paradossali: si moltiplichera' infatti il numero di docenti ultrasessantenni costretti a rimanere dietro la cattedra; come e' destinato a crescere il numero di anni di precariato decine di migliaia di docenti e Ata che attraverso il turn over speravano di essere assunti in ruolo".

Lo spiega in una nota l'Anief, spiegando che i dati forniti da alcuni uffici scolastici periferici "sono piu' che emblematici: a Campobasso nel 2012 sono andati in pensione 113 docenti e Ata; quest'anno ne andranno via appena 34. A Terni andra' ancora peggio: lo scorso anno hanno lasciato la scuola in 93; a settembre se ne andranno solo in 22. Un ultimo esempio: a Salerno gli ultimi pensionati sono stati 676; ora se ne contano solamente 201".
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir, questi primi importanti segnali dimostrano che "la scuola italiana doveva assorbire la riforma in modo diverso. Il nostro Paese, infatti, annovera gia' da tempo i docenti piu' vecchi dell'area Ocse. E manda in ruolo i precari alle soglie dei 40 anni. Ora, con le nuove norme che obbligano ad andare in quiescenza non prima dei 65-67 anni, ci ritroveremo con un numero altissimo di insegnanti stanchi e demotivati, costretti a trasmettere conoscenze a classi-pollaio, di 30 e piu' alunni".

"Sarebbe stato sicuramente piu' opportuno - continua Pacifico - dare la possibilita' a chi ha svolto 25-30 anni di insegnamento di rimanere nella scuola con il ruolo di tutor o di supervisore dei giovani aspiranti docenti. Non e' l'uovo di Colombo, perche' si tratta di una modalita' gia' adottata in diversi Paese. E funziona. In tal modo questi docenti non avrebbero comunque gravato sulla previdenza, ma in compenso si sarebbe dato impulso alla didattica, migliorando la formazione delle nuove leve, e favorito il turn over".

L'Anief non ha dubbi: "La riforma delle pensioni fa acqua da tutte le parti. A garantire un po' di equita' potrebbero ancora una volta essere allora i giudici. A Bologna e a Bari la Corte dei Conti, infatti, ha deciso di sospendere i processi sulla richiesta di pensionamento formulata da diverse centinaia di dipendenti della scuola che avevano iniziato l'anno scolastico 2011/12 convinti di andare in pensione, ma poi rimasti bloccati dagli estensori della riforma Fornero, che non hanno voluto saperne di concedere loro l'inserimento dell'intero anno scolastico e raggiungere in tal modo la fatidica Quota 96".

"Ora la Consulta - commenta Pacifico - decidera' se la scuola merita di attuare il fisiologico ricambio del corpo insegnante. Per rinnovare, tra l'altro, una delle professionalita' piu' usuranti che esistono. Mentre, per come si stanno mettendo le cose, considerando anche l'assunzione sicura della meta' dei vincitori del concorso a cattedra, ci troviamo con la prospettiva di vedere fortemente compromesse le assunzioni in ruolo dei precari. Inoltre, le supplenze annuali e fino al termine dell'anno scolastico subiranno un drastico ridimensionamento: con oltre 250mila iscritti nelle graduatorie ad esaurimento costretti a rimanere in una assurda posizione di stallo. Ed altre decine di migliaia neo-abilitati, attraverso i famigerati Tfa, addirittura lasciati fuori".

Anief coglie l'occasione per inviare al nuovo Governo un appello: "Occorre tornare ad investire sui giovani, iniziando a dare loro la possibilita' di avere docenti motivati e non costretti a rimanere in cattedra loro malgrado. Il nostro sindacato continuera' nel frattempo a notificare presso la Corte dei Conti il diritti di chi anche quest'anno ha presentato domanda di pensionamento usufruendo della deroga che il Governo italiano si ostina a negare ai dipendenti della scuola. Coloro che sono interessati possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.".

Fonte: Italpress

 

A 34 anni dalla prima supplenza, un'insegnante di tedesco e' ancora precaria della scuola: e' l'incredibile storia professionale - sottolinea l'Anief - di una laureata in lingue e letterature straniere che ha iniziato a firmare contratti a tempo determinato nella scuola pubblica, come docente di lettere, nel lontano 1979. Oggi e' seconda in graduatoria ad esaurimento, ma la carenza di posti non le garantisce di essere assunta in ruolo prima che vada in pensione.

"Le colpe di questi record da terzo mondo sono tutte da addebitare all'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -. Sono loro che li hanno condannati a vestire il ruolo di precari a vita. Solo per motivi di risparmio della spesa pubblica si continua infatti a derogare alla direttiva comunitaria che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell'ultimo quinquennio. Il duro attacco sferrato in questi anni ultimi anni alla scuola – conclude il presidente dell'Anief - , con tagli ad oltranza e investimenti risibili rapportati al Pil, ha raggiunto il risultato opposto di quello di un Paese che doveva investire nella conoscenza culturale per risollevarsi. Mortificando tanti professionisti dell'insegnamento, che in altri Paesi sarebbero valorizzati e apprezzati per il prezioso lavoro che svolgono invece di essere abbandonati al loro destino e mandati in pensione da precari".

A 34 anni dalla prima supplenza, un'insegnante di tedesco e' ancora precaria della scuola: e' l'incredibile storia professionale - sottolinea l'Anief - di una laureata in lingue e letterature straniere che ha iniziato a firmare contratti a tempo determinato nella scuola pubblica, come docente di lettere, nel lontano 1979. Oggi e' seconda in graduatoria ad esaurimento, ma la carenza di posti non le garantisce di essere assunta in ruolo prima che vada in pensione. "Le colpe di questi record da terzo mondo sono tutte da addebitare all'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -. Sono loro che li hanno condannati a vestire il ruolo di precari a vita. Solo per motivi di risparmio della spesa pubblica si continua infatti a derogare alla direttiva comunitaria che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell'ultimo quinquennio. Il duro attacco sferrato in questi anni ultimi anni alla scuola – conclude il presidente dell'Anief - , con tagli ad oltranza e investimenti risibili rapportati al Pil, ha raggiunto il risultato opposto di quello di un Paese che doveva investire nella conoscenza culturale per risollevarsi. Mortificando tanti professionisti dell'insegnamento, che in altri Paesi sarebbero valorizzati e apprezzati per il prezioso lavoro che svolgono invece di essere abbandonati al loro destino e mandati in pensione da precari".

Fonte: Italpress

 

A distanza di un anno dall’incontro di Matera il presidente nazionale del sindacato Anief e delegato Confedir, Marcello Pacifico, ritorna a visitare la Basilicata facendo tappa stavolta nel capoluogo lucano in occasione di un importante seminario sulla legislazione scolastica rivolto a tutto il personale del mondo scolastico. Cosa è cambiato rispetto ad un anno fa nel mondo della scuola e quali sono stati i risultati ottenuti dall’Anief?

“Il risultato delle ultime elezioni RSU la cui campagna elettorale si è conclusa a Matera ha consacrato l’Anief come il primo tra i sindacati non rappresentativi, davanti ai Cobas per numero di deleghe. In quest’anno siamo riusciti a mettere il tema della scuola al centro dell’opinione pubblica come lo dimostrano i diversi articoli di stampa e i servizi dei media mentre l’adesione alla Confedir dei dirigenti pubblici e delle alte professionalità ha dato visibilità alle nostre battaglie nei tavoli ministeriali del pubblico impiego. Abbiamo permesso l’accesso di migliaia di docenti ai concorsi a cattedre e al TFS mentre grazie alla nostra azione sono stati revocati i licenziamenti delle rsu nelle scuole dimensionate e dei neoassunti al posto dei precari. In questo momento stiamo lottando per riavere l’autonomia nelle oltre 2.600 scuole cancellate da una legge incostituzionale”.

Dopo la riforma Gelmini che ha imposto il dimensionamento scolastico, la stabilizzazione dei precari resta probabilmente l’obiettivo principale sul quale si impegnerà l’Anief, con quale strategia?

“Sulla stabilizzazione dei precari la partita è nelle mani del giudice di Lussemburgo la cui decisione sarà vincolante per ogni giudice nazionale nonostante la sentenza negativa della Cassazione. La corte europea dopo l’ordinanza del giudice Coppola di Napoli e la denuncia da me presentata a Bruxelles e più di tre anni fa dalle pagine di Repubblica dirà la parola fine mentre potranno essere sempre pagati gli scatti di anzianità e le mensilità’ estive ai precari che hanno svolto servizio su posti vacanti e disponibili. Ultimamente il giudice Petrusa di Trapani ha disposto come congruo risarcimento danni più di mezzo milione di euro a tre precari.”

Un giovane alla guida di un sindacato che difende i diritti dei docenti e di chi aspira ad una cattedra fissa nel complicato mondo della scuola? Che clima ha trovato l’Anief e come si relaziona con gli altri sindacati più noti e radicati sul territorio nazionale?

“In effetti, sono il solo giovane dirigente di un grande sindacato. L’età media supera i 60 anni ma anche questo e’ specchio dei tempi di una società, di una fascia di età che vuole essere protagonista del cambiamento del nostro Paese. Abbiamo diversi quadri sindacali giovani che si sono meritati la fiducia di colleghi più anziani anche di altri sindacati. Ormai l’Anief è ascoltata e percepita come un fattore positivo di cambiamento anche se il rinnovamento molto spesso può fare paura e viene ostacolato da chi si e’ costruito un ruolo per difendere interessi particolari. L’adesione di centinaia di persone ai seminari di Cosenza e Potenza sulla legislazione ci spronano a perseguire con maggior decisione la nostra linea sindacale all’insegna del rispetto del diritto e della giustizia. La prossima battaglia riguarderà la restituzione della trattenuta del 2,5 di TFR per neoassunti dopo il 2001 e precari, la certificazione del credito del 5,38 per chi è in regime di TFS, lo sblocco degli scatti per il 2012 e 2013, la ricostruzione per intero del pre-ruolo nella carriera, lo sblocco della ricostruzione e dei trasferimenti per i neoassunti, la valutazione del pre-ruolo nella mobilita e i relativi scatti. Molti di questi ricorsi li allargheremo grazie alla Confedir a tutto il pubblico impiego”.

Fonte: SassiLive

 

Domani si festeggia la ricorrenza della proclamazione del Regno d'Italia, istituita come festivita' civile il 23 novembre scorso, attraverso la Legge 222. Anief accoglie con piacere l'iniziativa del Parlamento di introdurre la "Giornata dell'Unita' nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera", al fine di promuovere i valori legati alla cittadinanza e consolidare l'identita' nazionale attraverso la memoria civica, coinvolgendo attivamente nelle celebrazioni il mondo della scuola.

Si tratta, infatti, di valori fondamentali cui tutti i cittadini, inclusi i piu' giovani, dovrebbero sempre ispirarsi. Non a caso, proprio in questi giorni l'Anief ha organizzato una serie di dibattiti, convegni e seminari sulla legislazione scolastica e sul rispetto delle leggi, ad iniziare dalla Costituzione.

"Bisogna far capire ai nostri studenti - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - come si compone l'architettura istituzionale del nostro Paese, passaggio centrale per comprendere l'importanza dell'identita' nazionale e della matrice comune europea. Partendo dalla visione del lavoro come dovere civico di ogni cittadino, non come un'opportunita'. Un lavoro che va interpretato come una risorsa per il progresso sociale, civile ed economico della nazione. E non di certo come mero arricchimento personale".

"Il nostro sindacato, che tra i suoi obiettivi primari ha quello difendere il rispetto delle leggi a tutela dei lavoratori, non puo' che accogliere con entusiasmo l'avvio di una ricorrenza nata all'insegna dell'unita' e dell'uguaglianza - sottolinea l'Anief -: un concetto che promuove, quindi, la parita' di trattamento di uomini e donne, di tutti i lavoratori. E condanna qualsiasi discriminazione etnica, religiosa, territoriale e culturale. A tutti i livelli: nazionali e non".

Anief e' convinta, infatti, che "la giornata dell'Unita' Nazionale debba essere considerata anche in un'importante opportunita' per l'Italia di migliorare la sua integrazione con l'Europa: nei giorni in cui si sta insediando il nuovo Parlamento, occorre ricordare a tutto coloro che lo andranno ad occupare per la prossima legislatura che un articolo della Costituzione impone ai nostri decisori politici di tenere sempre conto, nell'emanare le leggi, delle norme presenti nel trattato di funzionamento della Comunita' Europea e delle direttive comunitarie".

"Ieri come oggi - spiega il presidente dell'Anief - le distanze tra il nostro Paese e l'Europa devono essere il puo' possibile ridotte. Bisogna fare di tutto perche' l'Europa sia vicino a quell'Italia nata oltre 150 anni fa sotto la casata dei Savoia, i quali avevano tra i loro principi ispiratori il libro di Federico II 'La Costituzione melfitana': un testo scritto per il regno di Sicilia, ma poi mutuato in tutto il vecchio Continente".

"Per tutti questi motivi - continua Pacifico - celebrare la proclamazione del Regno d'Italia significa anche sensibilizzare i nostri cittadini, a tutti i livelli, sui temi dell'educazione, della formazione e del mercato del lavoro. Sull'importanza che la nostra Repubblica si adoperi per la rimozione di tanti ostacoli che ancora oggi ne impediscono il normale sviluppo. Non soltanto a livello nazionale, ma anche europeo".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti