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"Per la scuola italiana il 2012 si chiude nell'illegalità: il governo Monti ha infatti deciso all'ultimo momento di annullare i decreti di rideterminazione della rete scolastica, in particolare il c. 4, art. 19, della Legge 111/11, attraverso cui l'ultimo governo Berlusconi aveva illegittimamente deciso, senza l'indispensabile parere della Conferenza Stato-Regioni, di sopprimere dall'anno scolastico in corso ben 2.611 istituti pubblici".

È quanto si legge in una nota dell'Anief che ritiene "ingiustificabile che l'esecutivo uscente abbia deciso di non dare seguito alla sentenza n. 147/12 della Consulta, che nel giugno scorso ha cancellato la norma unilaterale sul dimensionamento scolastico".

"Quanto accaduto - aggiunge – è ancora più grave, dal momento che il governo è di fatto ritornato sui propri passi, stralciando quanto riportato nel disegno di legge di stabilità (n. 5534) presentato ad ottobre dallo stesso governo: il comma 36 dell'art. 1, infatti, prendeva atto della decisione della Corte costituzionale e preannunciava una nuova intesa Stato-Regioni per l'attuazione di un nuovo dimensionamento in base al numero di 900 alunni per le scuole di ogni ordine e grado, precisando che valeva soltanto per l'a.s. 2012/13 quanto previsto dal c. 5, art. 19 dalla stessa L. 111/11 per le scuole superiori dove, peraltro, doveva essere disciplinata la reggenza e non la soppressione indebita di 236 scuole superiori".

"Ora con la stralcio del comma dalla legge n. 228 del 24 dicembre 2012, l'Anief - prosegue la nota - torna alla carica. Dopo la denuncia fatta alla stampa lo scorso giugno, subito dopo la sentenza della Consulta, e di fronte all'illegittima organizzazione delle scuole autonome nel territorio, ricorda che sono 2.611 le scuole soppresse illegittimamente nell'a.s. 2012/13: metà di esse (1.404) sono scuole dell'infanzia, primarie e circoli didattici, 2.375 nel primo ciclo di istruzione, 39 istituti professionali, 174 istituti tecnici e 23 licei. Quasi la metà dei tagli al Sud in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, anche il Lazio a quota meno 300 istituti.

Con il 2013 alle porte, l'Anief ha così deciso di scrivere a tutti i presidenti delle Regioni e agli assessori italiani competenti, per chiedere loro un incontro urgente con i propri referenti regionali, al fine di sapere quando saranno annullati i recenti decreti di rideterminazione della rete scolastica. È indicativo, a tal proposito, che persino, l'ARAN, sempre dopo un'articolata denuncia dell'Anief, sia intervenuto sulla questione il 22 novembre 2012, chiarendo che le RSU elette lo scorso marzo nelle scuole dimensionate rimarranno in carica per tutto il loro mandato, viste le novità normative previste proprio nel disegno di legge di stabilità (n. 5534) presentato ad ottobre dal Governo".

"Il momento è particolarmente delicato - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief e delegato Confedir alla scuola - perché dal 21 gennaio al 28 febbraio prossimi si riaprono le preiscrizioni degli studenti alle classi prime delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado proprio per l'anno scolastico 2013/2014. Se la scuola rimarrà nell'illegalità, sarà necessario ripercorrere quella via giudiziaria il cui iter era stato sospeso lo scorso autunno in virtu' delle nuove regole che sembrava dovessero essere approvate".

"Bisogna ricordare, infatti, che a seguito di questo illegittimo dimensionamento - continua il sindacalista Anief-Confedir – sono saltate anche numerose direzioni-presidenze e sono stati dichiarati in esubero diversi direttori di servizi generali e ammnistrativi, mentre sono state sconvolte le graduatorie interne d'istituto e sono stati cancellati più di mille posti in organico Ata".

Secondo Pacifico non può passare inoltre inosservato il fatto "che la metà dei tagli riguardi proprio quel primo ciclo di istruzione che è stato già ferito dalla riforma Gelmini conl'introduzione del maestro unico, la cancellazione dell'insegnante specialista di lingua inglese, la riduzione dell'orario di lezione e del tempo pieno e prolungato: non e' un caso se nell'ultimo rapporto i nostri studenti delle scuole materne ed elementari da primi si sono ritrovati al fondo delle classifiche internazionali".

Fonte: Italpress

Anche se stavolta non sono arrivati altri tagli agli organici, dopo quelli draconiani degli ultimi sei anni, l'ultimo atto della legislatura e del Governo Monti ha rifilato alla scuola e all'università italiana un'altra brutta "spallata".

Lo sostiene l'Anief secondo cui attraverso la legge di stabilità si è provveduto ad applicare un ulteriore taglio del "fondo di istituto" di altri 47,5 milioni: per ogni scuola il taglio complessivo per finanziare progetti, ripetizioni agli studenti in difficoltà, visite didattiche e tutto quello che riguarda le attività a completamento della didattica si tradurrà quindi in una mancata assegnazione pari a 40-50mila euro.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la Scuola, "con l'attuazione di questi provvedimenti peggiorativi, si mette a serio rischio il regolare funzionamento dell'istruzione pubblica italiana. La decurtazione del trattamento accessorio riservato al Fis, altra contropartita per la cancellazione dell'inaudita norma sull'introduzione delle 24 ore di insegnamento settimanale dei docenti di scuola media e superiore, comporterà un ulteriore ridimensionamento delle attività funzionali al Piano dell'offerta formativa, approvate della scuole autonome ad inizio anno".

"Forte delusione - aggiunge Pacifico - c'è poi per la mancata approvazione dell'emendamento che avrebbe reso giustizia a più di 3mila docenti e Ata che lo scorso anno scolastico, avendo raggiunto la fatidica quota 96 tra periodo di servizio svolto ed età anagrafica, avevano presentato regolare domanda di pensionamento, salvo vedersela respinta a seguito di una riforma che non ha tenuto conto dei loro diritti acquisiti. Per non parlare dei 300 milioni di euro sottratti all'Università pubblica, che costringeranno gli atenei a non finanziare i servizi per gli studenti e metteranno in pericoli gli stipendi di professori, ricercatori e personale. Persino sul precariato questo Governo non poteva fare peggio: invece di assumere i precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio, ha ottenuto con il consenso dei sindacati la proroga dei contratti in scadenza, attuando un accordo in palese contraddizione con la normativa comunitaria. Se si voleva lasciare un messaggio al Paese - conclude il rappresentante Anief-Confedir -, con questi provvedimenti si è solamente confermata la scarsa attenzione che da troppo anni lo Stato italiano presta per l'istruzione e la cultura dei suoi cittadini".

Fonte: Italpress

 

"Quando l'UE apre una procedura d'infrazione per tutelare i nostri ovini, subito, il legislatore interviene, quando ne apre una sui precari della scuola, invece, emana norme in deroga per abusare dei contratti a termine, senza pensare alla conseguenze esistenziali di tale scelte nella vita degli assunti e sanzionatorie a carico di tutta la comunità".

Così in una nota l'Anief-Confedir, che chiede l'accesso agli atti su tutte le procedure d'infrazione attivate nello scorso trimestre contro lo Stato italiano e annuncia ricorso ai Tribunali.

Fonte: Italpress

 

Sottratti dal Fis altri 47,5 milioni, ridotti ancora i permessi sindacali e la portata di alcuni progetti nazionali. Per i sindacati è poi grave che nella versione approvata manchino alcuni emendamenti. Come quelli sui ‘quota 96’ e sullo stop al dimensionamento. E agli atenei non arriveranno 300 milioni: per la Flc-Cgil 30 rischiano di chiudere.

Per diverse settimane, a cavallo tra ottobre e novembre, si è parlato ininterrottamente di legge di stabilità. Poi, venuto meno, a furor di popolo, l’emendamento che avrebbe portato a costo zero l’orario settimanale da 18 a 24 ore, il mondo della scuola è tornata a disinteressarsi di quella che una volta era più semplicemente chiamata “finanziaria”. Al punto che l’approvazione definitiva, arrivata la sera del 21 dicembre, è stata quasi ignorata.

Eppure qualche provvedimento riguardante la scuola c’è. Ad iniziare da un ulteriore sforbiciata, “a decorrere dall’anno 2013” (dopo quella triennale prevista all’Aran per recuperare gli scatti d’anzianità) al taglio delle “competenze accessorie” allocate nel Fondo d’Istituto, pari a 47,5 milioni di euro. C’è poi, dopo il quasi dimezzamento operato dalla riforma Brunetta della Pa, un’altra riduzione dei distacchi e dei permessi per motivi sindacali. Per i comandi c’è una novità importante: potranno essere autorizzati “solo con oneri a carica dell’amministrazione richiedente”. In arrivo anche il ridimensionamento dei progetti Smart city, nonché dei fondi Frist e Trin.

Ai sindacati la manovra conclusiva del Governo Monti non è proprio piaciuta. Ad iniziare dall’Anief, secondo cui “si continuano a tagliare fondi importanti all’istruzione pubblica, in controtendenza con quanto avviene nei paesi più sviluppati”. Per l’organizzazione di Marcello Pacifico, l’ulteriore riduzione del Fis comporterà, alla resa dei conti, “per ogni scuola il taglio complessivo per finanziare progetti, ripetizioni agli studenti in difficoltà, visite didattiche e tutto quello che riguarda le attività a completamento della didattica”, per una “mancata assegnazione pari a 40-50mila euro” ad istituto.

L’Anief ha inoltre ricordato alcuni dei mancati provvedimenti. Sempre con al centro la scuola. Il primo riguarda , l’emendamento per i ‘quota 96’, che avrebbe permesso al personale della scuola che aveva fatto domanda di pensionamento di lasciare il servizio usufruendo delle norme precedenti alla riforma Fornero. “Di questa deroga, però, non c’è traccia. Come si è dissolto nel nulla – sottolinea il sindacato autonomo - l’emendamento che avrebbe dovuto cancellare la soppressione di 2mila istituti, ritenuta la scorsa estate incostituzionale dalla Consulta attraverso una sentenza inequivocabile”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la Scuola, “con l’attuazione di questi provvedimenti peggiorativi si mette a serio rischio il regolare funzionamento dell’istruzione pubblica italiana. La decurtazione del trattamento accessorio riservato al Fis, altra contropartita per la cancellazione dell’inaudita norma sull’introduzione delle 24 ore di insegnamento settimanale dei docenti di scuola media e superiore, comporterà un ulteriore ridimensionamento delle attività funzionali al Piano dell’offerta formativa”.

A far alzare la voce dei sindacati è anche il mancato stanziamento di 300 milioni per il fondo di finanziamento ordinario delle università: quello che lo stesso ministro Profumo non ha esitato a definire come “un errore strategico che pregiudica il funzionamento dell'intero sistema della formazione superiore”.

Per il segretario generale della Flc-Cgil questa mancata operazione porterà “al rischio di fallimento di 30 atenei e gli altri non potranno garantire più una qualità formativa adeguata.Il fondo ordinario dopo, i tagli epocali della Gelmini, non garantisce nemmeno la copertura delle spese di funzionamento con l'inevitabile conseguenza di ridurre la ricerca e i servizi agli studenti. Le tasse universitarie saranno ulteriormente aumentate e tutto questo provocherà la diminuzione delle iscrizioni”. Secondo Pantaleo, inoltre, “sono stati ridotti 300 milioni al fondo ordinario 2013 ma sono stati distribuiti soldi a pioggia per accontentare lobby e microinteressi dai quali evidentemente Monti e i suoi Ministri pensano di ricavare qualche beneficio elettorale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Tra assenti alle preselettive e non idonei se ne contano già 240mila: i tre quarti dei candidati iniziali! Ora però anche i laureati prima del 2002-2004, pur avendo ottenuto da 35 punti in su, se non hanno fatto ricorso al Tar riceveranno nei prossimi giorni la notifica di esclusione. A meno che non facciano ora ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

La selezione per il concorso a cattedra si è rivelata più spietata del previsto: a seguito dei risultati delle prove preselettive sono rimasti esclusi, infatti, 175.815 dei 264.423 che hanno svolto la verifica. Se a questi aggiungiamo i 63.375 che non si sono presentati, il numero di candidati che non potranno svolgere le prove scritte, in programma a gennaio, sfiora quota 240mila. Considerando i 327.798 aspiranti docenti che hanno fatto domanda, le preselettive sono sicuramente servite a centrare lo scopo iniziale: tenere lontani dalle prove vere e proprie ben tre candidati su quattro iniziali.

Più di qualcuno ha detto che si è esagerato, proponendo dei test preselettivi davvero ostici. Il ministro Profumo ha invece parlato, riferendosi all’ausilio della rete informatica per realizzare le verifiche, di “primo passo verso la modernizzazione” e di modalità da esportare anche in altri settori delle pubblica amministrazione, visto che “chi ha studiato ha ottenuto ottimi risultati”.

Impossibile capire chi ha ragione. Di sicuro, però, la selezione non è certamente finita. Dalle risultanze delle prove successive dovranno infatti scaturire gli 11.542 vincitori. Che significa escludere ancora più o meno un candidato ogni otto ammessi. O forse anche meno. Visto che gli Usr nei giorni a cavallo delle festività natalizie avranno il compito di verificare i titoli di accesso. E poiché, a quanto sembra, vi sono diversi candidati che hanno svolto le prove pur avendo superato la soglia, posta dal Miur tra il 2002 ed il 2004, che intendeva discernere i titoli utili all’accesso al concorso da quelli ritenuti non utili, c’è da aspettarsi che il numero di esclusi possa anche crescere.

Questa possibilità è stata messa in evidenza in queste ore dall’Anief: il sindacato autonomo, dopo aver deciso da qualche giorno di difendere il diritto a proseguire le prove per coloro che hanno conseguito un punteggio tra 30-34,5/50, stavolta annuncia di voler tutelare i diritti dei “moltissimi” candidati prof che hanno partecipato con successo alle preselettive, pur essendosi laureati prima della fatidica soglia. L’Anief ricorda che tutti quelli che sono approdati alle preselettive in questa situazione senza fare ricorso al Tar del Lazio, è praticamente scontato “che riceveranno nei prossimi giorni la notifica di esclusione”.

Su di loro “pende adesso la spada di Damocle dell’esclusione per mancanza dei requisiti d’accesso previsti. Per evitare la loro esclusione, Anief riapre i termini di adesione proponendo un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica (i cui termini di scadenza sono di 120 giorni dall’emanazione del bando), al fine di consentire a questi candidati di poter prendere parte alle prove scritte”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

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XXIV2012

 

 

 

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Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

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