Dopo l’accordo sulla mobilità che divide gli insegnanti in categorie meritevoli di diritti diversi, come se non avessero firmato lo stesso contratto a tempo indeterminato, le organizzazioni rappresentative saliranno al Ministero dell’Istruzione per stabilire i criteri sulla base dei quali i dirigenti scolastici potranno conferire gli incarichi negli ambiti territoriali.
Marcello Pacifico (presidente Anief): firmare oggi questa proposta significherebbe tradire quei 600mila lavoratori che esattamente un anno fa scioperarono e scesero in piazza contro la riforma. L’unica cosa da fare è rompere il dialogo e andare compatti, tutti i sindacati, dinanzi al tribunale. Saranno, in tal modo, i giudici a decidere se un docente della scuola pubblica debba essere nominato con modalità analoghe a quelle valide per il comparto privato. Oltraggiando la meritocrazia, la libertà d’insegnamento e la Costituzione.
Il patto d’acciaio sui prossimi trasferimenti di più 200mila docenti comincia a mostrare tutti i suoi limiti: domani i sindacati rappresentativi sono stati convocati al Miur per discutere sulla prevista sequenza contrattuale, per definire la mobilità di tutti i docenti che sono stati assunti dopo il 2014, nonché gli incarichi triennali che conferiranno i presidi e il il funzionamento del sistema istanze on line relativo alle imminenti fasi B, C e D. “Si tratta di un passaggio delicato – scrive oggi Orizzonte Scuola - , in quanto bisognerà stabilire i criteri sulla base dei quali i Dirigenti Scolastici potranno conferire gli incarichi negli ambiti territoriali”.
A questo proposito, Anief ricorda alle organizzazioni sindacali presenti alla trattativa della sequenza contrattuale per definire come collocare neo assunti, soprannumerari e coloro che presenteranno domanda interprovinciale, senza avere la fortuna di “azzeccare” il primo ambito territoriale prescelto, che qualsiasi norma che aggira l’assunzione di un pubblico dipendente attraverso il concorso pubblico o dopo l’espletamento di 36 mesi di servizio, su posti vacanti ed in possesso dei previsti titoli di studio, rientra nell’alveo dell’incostituzionalità.
“Accettare supinamente la chiamata diretta – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – rappresenterebbe un ulteriore grave precedente, forse ancora più profondo dell’accordo sottoscritto il 10 febbraio scorso e poi tradotto in contratto sulla mobilità ad inizio aprile. Un sindacato non può scendere a patti con un datore di lavoro, nella fattispecie l’amministrazione scolastica centrale, che impone la chiamata diretta. Dopo, peraltro, che il Ministero dell’Istruzione ha incassato prima il diniego totale sulla proposta, in occasione delle consultazioni svolte nelle scuole poco prima dell’approvazione del comma 73 della Legge 107/2015, e poi lo storico sciopero di un anno fa, era il 5 maggio 2015, quando più di 600mila persone sono scese in piazza per ripudiarla”.
“Appurata la determinazione del Ministero dell’Istruzione nell’applicare una norma palesemente incostituzionale, quale è la chiamata diretta, l’unica cosa da fare è rompere il dialogo e andare compatti, tutti i sindacati, dinanzi al tribunale. Saranno, in tal modo, i giudici a decidere se un docente della scuola pubblica debba essere nominato con modalità analoghe a quelle valide per il comparto privato. Oltraggiando, in un colpo solo, la meritocrazia, la libertà d’insegnamento e la Costituzione italiana”, conclude il sindacalista.
Anief ricorda che tutti i docenti di ruolo hanno firmato il medesimo contratto e detengono gli stessi doveri e diritti. Come si fa a dire loro che è stato stipulato un accordo nazionale che discerne il loro destino professionale e personale in base all’anno, alla sede, alla fase di assunzione, al dirigente scolastico e anche alla fortuna? Il giovane sindacato, in tempi non sospetti, aveva presentato un compromesso: far partecipare alla mobilità sui posti in organico di diritto chiedendo la titolarità sulla scuola; mentre chi avesse chiesto di andare sui posti del “potenziamento” sarebbe stato consapevole di finire negli ambiti territoriali.
In questo modo, si sarebbe potuto decidere liberamente se vincolare la domanda solo all'organico di diritto o scegliere liberamente la titolarità su ambito: con la consapevolezza, in quest’ultimo caso, di rischiare di cambiare sede scolastica al rinnovo triennale del Pof. La trattiva, invece, ha preso un’altra piega. E ora, a pagarne le conseguenze, saranno tantissimi lavoratori. Con il beneplacito di quei sindacati sempre pronti a difenderli nelle piazze o nelle riunioni scolastiche, ma poi sottomessi al volere di un’amministrazione che continua a spadroneggiare.
Per approfondimenti:
Mobilità, non si possono trasferire i docenti con regole che mutano in base all’anno di assunzione
Mobilità docenti: i sindacati rappresentativi sentono il dovere di difendersi
Mobilità: 5 maggio sindacati al Miur per incarichi triennali negli ambiti territoriali, licei musicali, Istanze on line per fasi B, C, D (Orizzonte Scuola del 4 maggio 2016)