A giorni comincerà la pubblicazione dei movimenti della prima fase di mobilità: si inizierà con la scuola primaria e poi man mano si procederà con i docenti degli altri corsi scolastici. Ne scopriranno delle belle. Perché a questi docenti – parliamo di scuola secondaria, quindi medie e superiori - è stato chiesto di presentare domanda inserendo una classe di concorso sulla base delle vecchie tabelle, malgrado a metà febbraio fossero state pubblicate le nuove. Solo che il conferimento delle nuove sedi di servizio dei docenti potrebbe avvenire invece con le nuove classi concorsuali. Con tutte le conseguenze del caso. Il rimescolamento delle cattedre produrrà l’effetto di portare nelle nuove discipline dei docenti privi di specifica abilitazione all’insegnamento. I quali avevano chiesto solo un trasferimento, ma non certo di insegnare un’altra materia.
Marcello Pacifico (presidente Anief): siamo di fronte a una situazione assurda. Perché le regole del ‘gioco’ si stabiliscono prima. E non a gara in corso. A pagarne le conseguenze negative saranno gli studenti: privati dei docenti esperti e messi davanti a prof improvvisati su discipline che all’università hanno appena sfiorato.
Sono circa 250mila quest’anno i docenti della scuola pubblica italiana coinvolti nei trasferimenti. E la maggior parte di loro ha tutte le ragioni per incrociare le dita. Perché non bastava che molti di loro, a partire dai 50mila neo-assunti con il ‘potenziamento’, andassero a finire dentro il rebus degli albi territoriali, introdotto con il discusso comma 108 della legge n. 107/2015; non bastava che i sindacati più rappresentativi approvassero un contratto sulla mobilità con quattro fasi e otto sotto-fasi, finalizzata a trattare in maniera differente un docente se assunto in un anno scolastico (prima del 2014/2015) o nell’altro (2015/2016), a seconda del piano straordinario della ‘Buona Scuola’, se immessi in ruolo da graduatoria di merito o ad esaurimento oppure se la richiesta sia stata formulata a livello provinciale o interprovinciale.
Non bastava, evidentemente, attuare la riforma della ‘cattiva scuola’, approvata a luglio, per andare dritti verso la chiamata diretta da parte dei presidi, che avranno così facoltà di convocare gli aspiranti docenti dei propri istituti per vagliare le loro competenze e abilità potenziali di insegnamento. Nei prossimi giorni, il quadro di incertezza generale sarà completato dalla pubblicazione dei movimenti della prima fase di mobilità: si inizierà con la scuola primaria e poi man mano si procederà con i docenti degli altri corsi scolastici. E se ne scopriranno delle belle. Perché a questi docenti – parliamo di scuola secondaria, quindi medie e superiori - è stato chiesto di presentare domanda inserendo una classe di concorso sulla base delle vecchie tabelle, malgrado a metà febbraio fossero state pubblicate le nuove.
“E qui viene il bello. Perché dal Ministero dell’Istruzione ci hanno fatto sapere – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - che il conferimento delle nuove sedi di servizio dei docenti potrebbe avvenire invece con le nuove classi concorsuali. Con tutte le conseguenze del caso. Il rimescolamento delle cattedre produrrà l’effetto di portare nelle nuove discipline dei docenti privi di specifica abilitazione all’insegnamento. I quali avevano chiesto solo un trasferimento, ma non certo di insegnare un’altra materia. Questa disciplina, nella logica del Miur, potrà anche avere una certa attinenza con la propria. Solo che le regole del ‘gioco’ si stabiliscono prima. E non a gara in corso”.
“Anche perché – continua il sindacalista Anief-Cisal – si ritroveranno ad insegnare una materia a loro oscura pure tanti di quei docenti che in estate tenteranno di spostarsi attraverso le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. Il problema diventerà ancora più cogente l’anno prossimo, quando si creerà un unico calderone di cattedre, composto da 650mila posti, derivanti dalla fusione dell’organico di diritto con quello di fatto e di potenziamento, che faranno spostare i docenti con una logica in molti casi simile a quella dei vasi comunicanti. A pagarne le conseguenze negative, anche se questo non importa forse a nessuno, saranno gli studenti: privati dei docenti esperti e, invece, messi davanti a prof improvvisati su materie che all’università hanno appena sfiorato”.
Per approfondimenti:
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