In Italia manca la valorizzazione stipendiale degli insegnanti: a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricordando che li stipendi dei nostri docenti a fine carriera sono la metà di quelli di altri Paesi, come la Germania, che occorre ancorarli al livello dell’inflazione recuperando i 7 punti persi negli ultimi anni e che l’accesso alla pensione avviene con una media di 5-6 anni rispetto altri Paesi europei. Intervistato da Orizzonte Scuola, il sindacalista ha detto che “gli stipendi attuali non valorizzano la professione, sono spesso più bassi di un operaio specializzato e per i precari sono consumati per lavorare fuori, servono quindi solo per la sussistenza. Siamo sui 7-8 punti sotto l’inflazione, lontani dall’aumento costo della vita in Italia, oltre che dalla media Ue. Eppure la pandemia ha fatto emergere il ruolo dell’insegnante: una figura fondamentale per rilanciare il Paese”. Secondo Pacifico, quindi, gli aumenti da applicare con il prossimo contratto vanno contestualizzati alle necessità del comparto: non potranno essere inferiori ai “300-350 euro, oltre i 100 euro previsti nelle linee guida, per poterli allineare all’inflazione degli ultimi 13 anni”.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “L’obbligo del Green Pass, oltre a rappresentare una imposizione illegittima e discriminante, ha determinato un inganno generale, facendo illudere tutti che in questo modo il virus sarebbe stato lontano delle aule scolastiche. Sappiamo bene che non è così, ancora di più perché non è stato fatto nulla sul piano degli ambienti scolastici, con aule che in media non superano i 35-40 metri quadrati”
Nell’indifferenza dei ministeri di competenza, continuano a verificarsi incresciosi episodi di docenti allontanati dalle classi mentre fanno lezione perché il loro Green Pass risulta scaduto nel corso della giornata lavorativa e comunque dopo l’avvio del servizio giornaliero. L’ultimo caso riguarda un docente di un istituto scolastico della Sardegna che dopo l’invito a lasciare la scuola si è rifiutato, anche per evitare, ha spiegato l’insegnante alla stampa, “di incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio”.
La gestione del certificato verde nelle scuole si conferma improvvisata e senza l’adozione di un minimo di buon senso. Anief ricorda che la Nota dipartimentale n. 953 del 9 settembre scorsi si limita ad affermare che il controllo delle certificazioni in oggetto debba essere effettuato “quotidianamente e prima dell’accesso del personale nella sede ove presta servizio”. Dalle indicazioni del Ministero, quindi, non risulta che la scuola debba procedere a verifiche nel corso della giornata. Su questo punto il giovane sindacato ha chiesto ufficialmenteal dicastero dell’Istruzione “di voler integrare le indicazioni ai dirigenti scolastici di cui alla circolare sopra citata, specificando quale sia la procedura da seguire in caso di scadenza, e conseguente disattivazione, della certificazione verde Covid-19 in corso di giornata lavorativa”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è un mezzo inganno il messaggio che grazie al Green Pass i contagi sono pressoché limitati. Espellere da scuola un lavoratore come se avesse contratto il Covid non ha senso. Ancora di più perché la vaccinazione o il tampone negativo di un quinto degli individui che stanno a scuola è una proporzione che parla da sola. Per gli alunni, almeno due su tre non vaccinati, è anche caduto l’obbligo del distanziamento. Presto ci accorgeremo degli errori fatti”.
Come da Nota ministeriale, la n. 29502, “per far fronte alla perdurante emergenza sanitaria e al fine di consentire alle scuole di attribuire le cattedre o le ore ancora disponibili, è possibile in via eccezionale, limitatamente all'anno scolastico in corso, procedere alla nomina del personale docente messosi a disposizione anche se incluso in GPS o in graduatorie di istituto di altre province. La nomina dell'aspirante messosi a disposizione può essere disposta esclusivamente dopo l’effettiva conclusione delle operazioni di nomina dalle GPS nell’ambito territoriale di riferimento e in quello nel quale è incluso lo stesso aspirante. È necessario altresì che siano esaurite le graduatorie di istituto della scuola interessata e delle scuole viciniori”.
Dunque l’amministrazione torna sui propri passi e permette ai docenti iscritti in graduatoria Gps e graduatorie di istituto la possibilità di inviare la cosiddetta Messa a disposizione. Il giovane sindacato Anief, che sin da agosto aveva proposto di aprire anche ai precari già inseriti in altre graduatorie, si dice soddisfatto per la decisione presa dell’amministrazione scolastica centrale, seppure tardiva rispetto alla richiesta formulata in tempi non sospetti dallo stesso sindacato autonomo. Certamente sono molte le operazioni da intraprendere per tutelare chi insegna da anni nelle nostre scuole, ma secondo Anief è stato compiuto un importante passo, che soprattutto in tempo di pandemia permetterà di risolvere alcuni problemi.
Martedì 5 ottobre si celebra la 27sima Giornata Mondiale del docente, l’evento che dal 1996, con la firma della Raccomandazione del 1966 sullo status di insegnante, focalizzò i diritti e doveri di chi insegna e l’esigenza di una formazione permanente dei docenti attraverso la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell'UNESCO sullo status di insegnante, la principale struttura di riferimento per i diritti e le responsabilità dei docenti su scala mondiale. Con l’evento di domani si vuole anche ribadire che gli insegnanti sono gli attori indispensabili per l'attuazione dell'Agenda 2030 sull'educazione: l'obiettivo è quello di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l'abbandono scolastico, contribuendo alla crescita delle nuove generazioni, a migliorare la vita dei cittadini e a raggiungere lo sviluppo sostenibile. Un’opera che non può andare a compimento senza gli insegnanti: è grazie al loro operato che l’educazione dei giovani può volgere alla qualità, oltre che a un’equa e inclusiva opportunità di apprendimento per tutti. La Giornata serve a suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, sulle sfide che affrontano, sulle difficili condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposti. A partire dalla mancata stabilizzazione, se si pensa che in Italia dopo la Legge 107/15 di Renzi, che doveva abbattere la supplentite, i contratti annuali sono cresciuti di oltre 50 mila unità.
Ma chi sono e come lavorano i docenti italiani? Per Anief c’è poco da stare allegri. In Italia gli 870 mila insegnanti continuano a essere non considerati: due su tre hanno più di 50 anni di età, mentre con meno di 30 anni sono sotto l’1%, gli stipendi sono la metà di quelli della Germania, uno su quattro è precario, il diritto a fare carriera come quello alla mobilità continuano troppe volte a essere clamorosamente negati.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si sofferma sui connotati della professione del docente: un perenne percorso a ostacoli, senza alcuna certezza di arrivare a meta, e che anche da immessi in ruolo comporta un carico crescente di burocrazia e incombenze che hanno poco a che vedere con la didattica. “L’approccio per quasi tutti i docenti sono a dir poco in salita, con supplenze a singhiozzo e anche quando si superano i 36 mesi di supplenza si rimane supplenti, malgrado la Commissione Ue abbia da tempo detto che si debba procedere con la stabilizzazione. Gli stessi concorsi rimangono troppo spesso illegittimamente preclusi. E di forme di carriera nemmeno a parlarne, tranne la possibilità, dopo cinque anni di ruolo, di partecipare all’ambita selezione per diventare dirigente scolastico. Gli stipendi rimangono tremendamente bassi, al punto che per dare un senso all’aumento del prossimo rinnovo contrattuale non si dovrebbe andare al di sotto dei 300 euro di media a docente: senza dimenticare il mancato riconoscimento di quel rischio biologico, invece da tempo accordato a infermieri e medici. La qualità dell’offerta formativa, inoltre, rimane fortemente condizionata dall’eccessiva presenza di alunni per classe, che nel terzo anno di Covid diventa ancora più rischiosa per la salute. Ai docenti, come al personale Ata, è stato imposto un Green Pass che oltre a essere discriminante non fornisce alcuna reale possibilità di schermarsi dai contagi. Ci sono poi i vincoli alla mobilità che in presenza di posti liberi diventano una palese violazione al diritto a ricongiungersi ad affetti e famiglia”.