Gli alunni italiani della scuola media imparano meno dei loro coetanei europei: in tre anni di corso peggiorano i risultati ottenuti alla primaria e solo al 10% piace frequentare le lezioni. Inoltre, la maggior parte dei loro docenti sono precari, soprattutto gli insegnanti di sostegno (nel 60% dei casi): i supplenti nell’ultimo decennio sono quasi raddoppiati, passando da 35mila a 60mila. E non vi sono stati miglioramenti. È la fotografia scattata oggi dalla Fondazione Agnelli nel presentare oggi il Rapporto scuola media 2021. Tra le proposte figurano anche la valorizzazione del personale, il miglioramento dello status professionale e l’aumento del tempo scuola: seppure le posizioni di fondo siano lontane, soprattutto sul reclutamento del personale, quello di dare soddisfazione al personale e di allineare gli stipendi agli altri paesi Ocse, sono punti più volte citati anche dal sindacato Anief.
Anche secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il rilancio della scuola italiana, non solo la secondaria di primo grado, passa necessariamente per questi aspetti: più tempo scuola, da affidare a personale non certo sottopagato. Quello che serve, prima ancora, è un cambio di passo, prima di tutto culturale. Fino a quando si considera la spesa per l’istruzione un costo e non investimento, continueremo ad arrancare. Fino a quando si valuterà il docente precario un lavoratore di serie B, non potremo mutare in meglio il reclutamento; fino a quando non si assume nei ruoli come avviene in tutta l’Unione europea, attingendo dalle graduatorie il personale con almeno 24-36 mesi di servizio, i supplenti continueranno a crescere; fino a quando non si specializza su sostegno tutto il personale che lo richiede e in base alle effettive necessità territoriali, oltre che a mantenere la vergogna dei posti in deroga, continueremo ad assegnare due alunni disabili su tre a dei supplenti; fino a quando non si introducono le figure professionali previste per il personale Ata, come i coordinatori delle varie aree, non si può pensare di introdurre alcuna carriera; fino a quando si fanno uscire da scuola anzitempo milioni di bambini, perché così lo Stato risparmia, non si può colmare alcun gap di apprendimento”.