La stima è del sindacato Anief: si tratta di un numero elevato di studenti che in modo coatto andrebbero a svolgere didattica a distanza perdendo una decina di giorni di scuola in presenza, qualora dovessero presentarsi casi di contagi da Covid19 in classe. Il numero deriva dalle nuove disposizioni che stanno per essere ufficializzate dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, in accordo con l’Iss: una volta accertato un caso di positività, i tamponi dovranno essere fatti a tutti gli alunni della classe e qualora dovesse risultare anche positivo un altro compagno tutti i non vaccinati che sono entrati in contatto con il primo contagiato andrebbero a fare didattica a distanza, mentre continuerebbero a fare lezione in classe solo i vaccinati.
Amaro è il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Non possiamo che denunciare questa palese violazione, non solo del diritto allo studio, ma dei principi basilari della nostra Costituzione: il principio di uguaglianza, la parità di trattamento fra i cittadini. La scuola dovrebbe essere la palestra, se non il tempio, della democrazia, e il luogo dove noi insegniamo queste regole democratiche”, ha detto il sindacalista all’agenzia Teleborsa.
Anche i supplenti annuali dovranno frequentare il corso di formazione sulle tematiche dell’inclusione scolastica: sia i precari con contratto in scadenza il 31 agosto prossimo sia quelli che termineranno la supplenza il 30 giugno 2022. Lo prevede la nota n. 27622 del Ministero dell’Istruzione dello scorso 6 settembre, in cui si forniscono le prime indicazioni sullo svolgimento delle lezioni propedeutiche alla didattica rivolta agli alunni con disabilità certificata, come indicato nel decreto ministeriale di fine luglio che dà seguito a quanto indicato “dalla legge di Bilancio 2021” sulla formazione dei docenti attraverso una serie di “unità formative, con un impegno complessivo pari a 25 ore”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, torna a ribadire il disappunto del giovane sindacato riguardo all’imposizione di un corso al di fuori dell’orario di servizio, poiché in disaccordo anche con quanto previsto da Ccnl. E chiede come mai ai supplenti annuali venga chiesto di formarsi, dopo che gli stessi sono sistematicamente ignorati quando si tratta di salvaguardare i diritti del personale scolastico.
Si stanno svolgendo in questi giorni le selezioni per accedere ai corsi del VI ciclo di specializzazione di sostegno. Il numero di candidati è elevato, mentre i posti a disposizione non sono adeguati. E tanti sono stati esclusi dopo le prove preselettive in modo illegittimo. Il Tfa di questa tornata prevede 22mila posti disponibili. Il Lazio rimane la regione con più posti in totale: Cassino 745, Unint 600, Lumsa 220, Roma Tre 300, Europea 600, Foro Italico 300, Link Campus 700, Sant Camillus 500, Tor Vergata 300, Tuscia 140. Alto anche il numero di disponibilità in Sicilia, dove sono 1.400 posti per le province di Messina e Palermo, 1.125 per Enna e 1.000 per Catania. In Campania, l’Università Suor Orsola Benincasa organizzerà il Tfa per 1.230 docenti, mentre l’Università di Foggia per 1.100 posti. Scorrendo la lista delle disponibilità di posti assegnati per ogni Università e ordine di scuola si evidenzia come, sulla base del D.M. 755/2021, sebbene vi siano stati alcuni miglioramenti, permangono delle forti criticità sulla mancata equa distribuzione dei posti in base alle cattedre vacanti nelle varie province. L’azione giudiziaria gratuita promossa dall’Anief ha infatti portato dei miglioramenti: ad esempio, i posti in Piemonte del VI ciclo Tfa sostegno sono diventati 400, mentre due anni prima erano la metà. Le discrepanze, però, rimangono.
“Risulta ancora lontano l’obiettivo di soddisfare realmente le necessità di copertura territoriale – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -. Eppure la magistratura amministrativa ha più volte espresso parere negativo contro la sproporzione dei posti assegnati agli atenei, che non tengono conto delle vacanze dei posti. Noi, quindi, continuiamo a riportare il caso all’attenzione dei giudici: chi vuole ricorrere contro l’esclusione illegittima, poiché costretto a concorrere per pochi posti anziché per quelli effettivi di cui quella provincia aveva bisogna, può ancora farlo con Anief”. Per presentare ricorso contro l’esclusione dai corsi a causa della mancata inclusione nel bando di selezione di un numero adeguato di posti sulla base dalle effettive esigenze territoriali cliccare qui.
La parola precario sarà anche scomparsa su qualche giornale, come ha detto qualche giorno fa il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, rispondendo al Workshop Ambrosetti, però nelle scuole italiane i supplenti sono ben presenti. Tanto che anche quest’anno un insegnante su sei è contrattualizzato a tempo determinato, visto che è necessario assumere un’altra volta un numero esagerato di supplenti annuali, con scadenza del contratto 30 giugno o 31 agosto 2022: tra cattedre avanzate dalle immissioni in ruolo (quasi 55mila), docenti di sostegno con contratti anche in deroga (circa 70mila), insegnanti curricolari in organico di fatto (almeno 10-15mila) e docenti Covid (oltre 20mila), l’Ufficio Studi Anief ha calcolato che le supplenze annuali quest’anno saranno non meno di 160mila.
“Non hanno voluto darci retta e ora ci troviamo punto e a capo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché una scuola con così tanti docenti precari è un’istituzione che non dà piene garanzie all’utenza. La mancata stabilizzazione di tanti docenti che avevano tutti i requisiti per essere assunti, anche da seconda fascia Gps, è un errore strategico che ora sta presentando il conto, con un numero ancora una volta inaccettabile di cattedre da coprire. Nemmeno il monito della Commissione europea, il rischio sempre più concreto di dovere pagare una maxi-multa a Bruxelles per l’abuso reiterato negli anni della supplentite, il parere di diversi giudici nazionali e non, ha convinto i nostri governanti a cambiare registro e a introdurre quel doppio canale di reclutamento che in passato ha risolto molti problemi”.
“La verità è che – dice Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief – si continua ad abusare della disponibilità e della serietà professionale di lavoratori indefessi, docenti e Ata precari, che da svariati anni vengono vengono assunti e licenziati dopo meno di un anno, come se fossero delle pedine da utilizzare in uno scacchiere. E quando poi si procede con le stabilizzazioni vengono sistematicamente dimenticati. Il nostro ricorso, contro le mancate immissioni in ruolo da seconda fascia Gps e da prima per i troppi limiti imposti, nasceva proprio da questo. Se anche il Comitato europeo per i diritti sociali ha acconto il reclamo collettivo Anief 146/2017, sulla scia della Direttiva 70 del 1999, non comprendiamo perché il Governo continui a ignorare tutto: noi continueremo a combattere fino a quando l’ultimo precario storico non sarà immesso in ruolo ed è per questo che continuiamo a rivolgerci al giudice attraverso precisi ricorsi per favorire la stabilizzazione dei docenti con tanto di risarcimento danni”, conclude il sindacalista.
Ministero della Salute, dell’Istruzione e Istituto superiore della sanità sono intenzionati a mandare in DAD chi non ha fatto il vaccino: in caso di positività di uno studente al Covid19 e i compagni del positivo sono tutti negativi al test continua la didattica in presenza. Dopo 5 giorni si ripeteranno i tamponi, e nel caso in cui vi sia un altro positivo, agli alunni non vaccinati verrà imposta la didattica a distanza, mentre quelli vaccinati potranno restare in classe.
Il sindacato Anief è pronto a fare le barricate e a ricorrere nuovamente in tribunale. Il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, spiega: “Un provvedimento del genere, con una parte degli studenti a casa e l’altra in classe, sarebbe un messaggio diseducativo inviato proprio a quei giovani ai quali dovremmo insegnare i principi basilari della nostra Costituzione, quali sono l’uguaglianza, la parità di trattamento e l’istruzione”.