La richiesta motivata di "lockdown totale, in tutto il Paese" deve fare riflettere. Per il Governo è giunto il momento delle decisioni. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Noi, come sindacato, abbiamo firmato un contratto, quello sulla didattica digitale integrale, indispensabile per tutelare il diritto degli insegnanti e il diritto all’istruzione. Certamente, mai e poi mai la dad potrà sostituire le lezioni agli studenti in presenza, ma se dobbiamo chiudere, nonostante i protocolli di sicurezza sottoscritti, lo si faccia pure. E subito, così da ripartire a gennaio in presenza, dopo aver fatto abbassare la curva dei contagi e purtroppo interrotto le attività produttive. La verità – conclude Pacifico - è che non esistono zone o territori rossi, arancioni o gialli, ma esiste solo la salute dei cittadini da preservare”.
Si è concluso l’incontro tra Anief e il Direttore Generale Mi; tante le proposte per la categoria. Marcello Pacifico (Anief): Il sindacato da anni è vicino al personale Ata, auspichiamo che tutti i punti proposti siano accolti, migliorando e chiudendo una situazione che si trascina da anni. Lavoreremo affinché si apra per gli Ata una nuova stagione che li veda inquadrati professionalmente in maniera ottimale, sia per gli stipendi che per mansioni precise e chiare
Con la pubblicazione della nota 2002 del 9 novembre 2020, concordata tra Ministero dell’istruzione, ANIEF e gli altri sindacati firmatari del CCNI, sono state fornite alle scuole le indicazioni operative e i chiarimenti per la corretta gestione della didattica digitale integrata.
Globalmente, al 30 settembre 2020 sono state oltre 54 mila le denunce di infortunio legate al Covid presentate all’Inail: l’istituto, a questo proposito, nell’occasione ha evidenziato la necessità di introdurre il medico competente nelle scuole e l’importanza della corretta sanificazione, con prodotti adeguati, negli istituti scolastici proprio per contrastare la diffusione dei contagi; più del 70% sono di donne, mentre l’età media è di 47 anni per entrambi i sessi. Il sindacato Anief ribadisce la linea comunicata durante l’incontro tra le diverse parti coinvolte. Secondo il dirigente Anief Gianmauro Nonnis il comparto della scuola “conta oltre 1,2 milioni di dipendenti e circa 8 milioni di studenti, ciascuno dei quali ha dei famigliari con cui interagisce quotidianamente, una stima prudente ci porta a pensare che la scuola sia l’unico comparto che coinvolge ogni giorno in maniera diretta e indiretta oltre 25 milioni di persone, e lo fa per 10 mesi l’anno. È difficile pensare che la protezione dai contagi negli istituti possa essere affidata alla sola scuola; insieme a essa infatti sono coinvolti in maniera diretta i trasporti pubblici, i servizi alle persone con handicap, gli enti locali e soprattutto la sanità pubblica, ma in maniera indiretta tutti i comparti di afferenza dei famigliari degli studenti e dei lavoratori della scuola”.
Marcello Pacifico, presidente nazional Anief: “Con l’aumentare dei rischi e dei pericoli diventa sempre più importante incrementare la sinergia tra i vari ministeri, a partire dai dicasteri della Salute e dei Trasporti pubblici. Solo in questo modo si potrà pensare di gestire al meglio oltre otto milioni di alunni e un milione e 200 mila dipendenti della scuola, con 362 mila insegnanti, in prevalenza delle superiori, già costretti alla didattica a distanza rivolta ad oltre 3 milioni di allievi”.
Pensione di anzianità, Quota 100, Ape social, Opzione donna: chi più ne ha ne metta. Sono tutti i modelli di anticipo pensionistico che nel 2021 permetteranno di andare in pensione dal lavoro anzitempo. Peccato che il docente italiano medio, anche se nell’80 per cento dei casi sarebbe il caso di dire “le docenti”, continui in netta prevalenza ad andare in pensione oltre i 65 anni, spesso a 67 compiuti, così come voluto dall’ultima scellerata riforma previdenziale Monti-Fornero che ha fatto seguito a quella altrettanto inaccettabile ideata qualche anno prima dal ministro Giuliano Amato. Tra volere e potere, infatti, ci si sono messe le norme restrittive approvate negli ultimi lustri: norme che oggi non fanno altro che alzare ancora di più l’età anagrafica dei nostri insegnanti, peraltro già tra i più vecchi al mondo. Lavoratori che per via delle continue relazioni con gli utenti scolastici si ritrovano dopo i 55 anni con disturbi e patologie da stress come in nessun altro comparto. Ecco perché le loro vanno collocate tra le professioni gravose.
“Come si fa a chiedere a una docente, a un’amministrativa o ad una collaboratrice scolastica di tagliarsi dalla pensione anche più di 600 euro al mese? Lo riteniamo un prezzo da pagare altissimo. Ancora di più perché lo si chiede a dei dipendenti pubblici nei confronti di quali non si applica alcuna considerazione per l’alta percentuale di insorgenza di malattie professionali derivanti al cosiddetto burnout: una condizione che comporta maggiore vulnerabilità psico-fisica in chi insegna e in generale di chi opera nei nostri istituti scolastici. Ecco perché continuiamo a chiedere una finestra d’accesso specifica per chi lavora a Scuola, la quale permetta di lasciare il lavoro a 61 anni. In ballo c’è un rischio biologico che lo Stato non ha mai voluto accertare e che però con il Covid è diventato palese. Gli oltre 200 mila insegnanti over 55, che l’Inps sino alla scorsa primavera collocava tra i ‘fragili’, salvo poi rimangiarsi tutto in estate, non possono attendere quasi 70 anni di età per andare in pensione”.