Ecco il computo delle cattedre che non andranno assegnate: almeno 2mila i posti in più rispetto alle domande, altre 10mila domande sono irricevibili ed ulteriori 3mila posti non verranno assegnati tramite GaE e graduatorie di merito per mancanza di aspiranti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): a complicare tutto ci si è messa la stessa amministrazione, che invece di fare chiarezza ha pubblicato delle FAQ discordanti. Confermando la mancanza di rispetto per i tanti precari che dopo aver servito lo Stato per anni sono stati sottoposti al ricatto dell’assunzione a centinaia di chilometri da casa, in barba al diritto di famiglia; in secondo luogo per la nostra Costituzione e per la Carta europea dei diritti dell’uomo. Pertanto la via del ricorso è lecita, oltre che al momento l’unica praticabile.
Ha preso oggi il via la fase B per i 71.643 docenti precari che hanno presentato domanda di assunzione al buio, con i primi 18.476 posti avanzati nelle fasi precedenti che verranno presto assegnati attraverso una mail a cui gli individuati dovranno rispondere per accettazione entro dieci giorni: tuttavia, quello del 2015 è sempre più un piano di immissioni in ruolo che si ricorderà non solo per l’altissimo numero di docenti precari costretti a trasferirsi dal Sud al Nord, almeno 15mila, in particolare da Sicilia e Campania, ma anche per l’approssimazione con cui è stato realizzato.
È di queste ore la notizia che ammontano, dati alla mano, ad almeno 2mila i posti in più rispetto alle domande: considerando che ci sono altre 10mila domande irricevibili ed ulteriori 3mila posti che non verranno assegnati tramite GaE e graduatorie di merito per mancanza di aspiranti, il computo minimo di cattedre che non verranno assegnate superano con ogni probabilità quota 15mila.
“È davvero un paradosso -commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal –, se si riflette sul fatto che, dopo un anno di propaganda, 40mila precari aventi diritto hanno rinunciato a presentare la domanda, 7 mila precari abilitati fuori dalla Gae abbiano già chiesto ai legali dell’Anief di ricorrere per partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo. A complicare la situazione ci si è messa anche l’amministrazione scolastica”.
“Invece di fare chiarezza, le FAQ del Miur sono stati discordanti fino all'ultimo giorno. Confermando tutta la mancanza di rispetto, prima di tutto per i tanti precari che dopo aver servito lo Stato per anni sono stati sottoposti al ricatto dell’assunzione a centinaia di chilometri da casa, in barba al diritto alla famiglia; in secondo luogo per la nostra Costituzione e per la Carta europea dei diritti dell’uomo. Pertanto la via del ricorso è lecita, oltre che al momento l’unica praticabile”, conclude il presidente Anief.
Alla luce dell’inaspettata presenza di migliaia di posti che non andranno assegnati, nell’ambito del piano di assunzioni previsto dalla riforma, Anief ha quindi prorogato al 31 agosto 2015 i termini per aderire ai ricorsi per l’ammissione alle fasi nazionali (B e C) del piano straordinario di assunzioni di cui alla Legge 107/2015: si tratta, in particolare, di abilitati con Tfa, Pas, a seguito di un corso di Scienze della formazione primaria oppure con altre abilitazioni.
Ricordiamo che per aderire è necessario aver inviato al Miur, entro e non oltre il 14 agosto, la domanda cartacea predisposta dall’ANIEF. Per gli interessati è stato realizzato un apposito Form di adesione on line. Sempre al 31 agosto sono stati prorogati i termini per impugnare la chiamata diretta, sia dal personale già inserito nelle graduatorie, sua da chi è abilitato però fuori dalle stesse GaE e di merito.
Per approfondimenti:
DDL Scuola – Il maxiemendamento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazioni di docenti
Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
I 66mila precari che chiedono una cattedra (Corriere della Sera del 14 agosto 2015)
Sì alla cattedra anche se è lontana ma uno su cinque rifiuta il posto (La Repubblica del 14 agosto 2015)