Nelle commissioni Cultura del Parlamento si stanno rivedendo i criteri di assegnazione dei posti in rapporto agli alunni iscritti. Si tratta di un provvedimento che deriva dal decreto Interministeriale Miur-Mef del giugno 2014 sulla nuova dotazione organica del personale Ata, che aveva a sua volta recepito la riduzione del 17% della consistenza dell’a.s. 2007/08 (in applicazione della Legge Gelmini 133/2008). Alla base dei tagli, c’è un processo di informatizzazione e di de-materializzazione mai condotto in porto. Quindi, per far evidenziare il dramma che produrrebbero ulteriori riduzioni di amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, è bene che i dipendenti interessati si oppongano a qualsiasi richiesta di lavoro o prestazioni oltre quelle ordinarie. Di recente, la Cassazione ha dichiarato legittimo il rifiuto del dipendente pubblico a svolgere ore di lavoro extra.
Marcello Pacifico (presidente Anief): abbiamo già presentato ricorso al Tar contro la Nota 27715 del 28 agosto 2015. In questi giorni, è in corso la deposizione di quella class action e, nei prossimi mesi, sapremo così se è stato giusto scalzare dalle immissioni in ruolo i dipendenti precari che vi erano destinati, per far spazio ai lavoratori provenienti dalle province. È ora di finirla con questa politica al risparmio sulla categoria, perché il personale Ata è stato dimenticato anche nel ‘potenziamento’ della Legge 107/2015, visto che non c’è stata nemmeno un’assunzione, come per il bonus dell’aggiornamento e i mesi di lavoro estivo.
Per il personale Ata il fondo potrebbe ancora non essere stato toccato. Perché, dopo il taglio di 50mila posti in tre anni, di cui 47mila in meno in un solo triennio, la clamorosa esclusione di amministrativi, tecnici e ausiliari dalle assunzioni della Buona Scuola e dall’assegnazione del bonus di 500 euro di aggiornamento, il blocco del turn over nel 2015 per fare spazio al personale perdente posto delle province, e il confermato stop alle supplenze per i primi sette giorni di assenza, ora sarebbe in arrivo un’altra tegola: la riduzione dell’organico, dal prossimo settembre, a seguito della possibile ridefinizione dei criteri di assegnazione dei posti in rapporto al numero di alunni iscritti.
Tale ipotesi, che in base a quanto risulta al sindacato è in odore di calendarizzazione presso le commissioni parlamentari di competenza, non è una novità. La disposizione è “figlia” di quel Decreto Interministeriale Miur-Mef del giugno 2014, afferente alla nuova dotazione organica del pealrsonale Ata per l’anno scolastico 2014/2015, che aveva a sua volta recepito la riduzione del 17% della consistenza numerica determinata per l’a.s. 2007/08 (in applicazione la Legge 133 del 6 agosto 2008). Tramite quel decreto si stabiliva che i criteri di individuazione del contingente Ata si sarebbero dovuti ridefinire periodicamente, sempre dal Ministero dell’Istruzione di concerto con il quello di Viale XX Settembre, previo accordo con la Conferenza unificata delle Regioni incaricata del dimensionamento degli istituti.
La consistenza numerica nazionale dei tagli si tradurrà in singole dotazioni regionali, secondo principi legati alle varie specificità ed al numero degli alunni. E non risparmia nemmeno i Direttori dei servizi generali e amministrativi, che non possono essere più assegnati negli istituti con meno di 600 alunni iscritti. Il dispositivo prevede, inoltre, l’accantonamento di un assistente tecnico in quegli istituti laddove vi fossero Insegnanti tecnico pratici in esubero e, inoltre, la riduzione dei profili di assistente amministrativo e di collaboratore scolastico tra gli istituti di primo grado e quelli di secondo grado.
Netta contrarietà verso quel decreto è stata espressa, pochi mesi fa, dalle Regioni, da Anci e Upi. Ma il Governo ha ribadito il vincolo della Legge di stabilità 2015 in virtù del promesso, pur se mai attuato, processo di informatizzazione e di de-materializzazione. Inoltre, l’amministrazione ha fatto sapere che i tagli riguarderanno principalmente gli assistenti amministrativi, meno gli assistenti tecnici, mentre il numero dei collaboratori scolastici sarebbe “garantito” in virtù della necessità di assistenza agli alunni diversamente abili. Inoltre, la riduzione numerica del personale riguarderà principalmente gli Istituti con un numero di iscritti più elevato e che, quindi, può contare con maggior personale.
Il sindacato reputa a tutt’oggi incomprensibili questi tagli, ad iniziare dagli istituti di grandi dimensioni, con oltre 1.300 alunni, ove gli adempimenti legati al corretto funzionamento dell’attività (nomine, esami, solo per citarne alcuni) prevedono ad esempio la presenza di più amministrativi sulla stessa area di competenza, proprio in virtù dell’elevato numero di personale (oltre che di studenti). Come reputa non accettabile che alle superiori (tranne Tecnici, Professionali e Artistici), si sia provveduto al taglio di un’unità, già alla soglia di 600 alunni, poi a 1.000 e quindi a 1.200. Sembra quasi che abbiano cercato i numeri degli assistenti amministrativi previsti per far coincidere i tagli con la cifra stabilita. Ancora peggio è andata per i collaboratori scolastici, in parte “salvati” sia dalla tipologia di incarico (apertura e sorveglianza in primis) sia da reali esigenze di presenza, anche pomeridiana. Ma mantenere la soglia al limite del 10% (12 collaboratori ogni 1.200 alunni) farà certamente scaturire problemi al corretto funzionamento delle scuole, specialmente in quelle comprendenti più plessi e più indirizzi o ordini di scuola.
Inoltre, il “presunto” incremento di posti di collaboratore scolastico in presenza di un elevato numero di alunni disabili è certamente insufficiente, dato il trend in crescita delle concessioni di sostegno. Senza dimenticare che il personale non è sufficientemente preparato e soprattutto formato, secondo la normativa vigente, per l’assistenza dedicata; manca inoltre anche il riconoscimento della figura superiore, relativa al Collaboratore Scolastico addetto ai servizi (Area As). E, con un maggior numero di alunni disabili, aumenta la necessità di personale, il quale non può dedicarsi sporadicamente ai ragazzi, magari in pieno svolgimento di altre funzioni abbandonando, quindi, il posto di ingresso per far fronte alle necessità dell’alunno.
Alla luce di queste indicazioni, Anief chiede al personale Ata di declinare qualsiasi invito da parte della propria amministrazione nello svolgere ore di straordinario: in caso contrario, i tagli effettuati su amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, oltre che il blocco delle supplenze per la prima settimana di assenza, sarebbero “tamponati” direttamente dal personale in servizio. Sono diverse le norme e le sentenze trovate che supportano questa richiesta.
A partire dall’art. 5-bis del R.D. n. 692 del 1923, il quale dispone, al secondo comma, che il ricorso al lavoro straordinario deve essere contenuto e che, “in assenza di disciplina ad opera dei contratti collettivi nazionali”, esso “è ammesso soltanto previo accordo tra datore e prestatore di lavoro” e che “le prestazioni di lavoro straordinario sono rivolte a fronteggiare situazioni di lavoro eccezionali e non possono essere utilizzate come fatto ordinario di programmazione del tempo di lavoro e di copertura dell’orario di lavoro. La prestazione di lavoro straordinario è disposta sulla base delle esigenze individuate dall’amministrazione, rimanendo esclusa ogni forma generalizzata di autorizzazione.” Di recente, anche la Cassazione, con sentenza nr. 17582/2014 ha dichiarato legittimo il rifiuto del dipendente pubblico a svolgere lavoro straordinario.
Sono provvedimenti che si sommano ad altri, tutti sulla stessa linea. Oltre ai tagli dell’ultimo Governo Berlusconi, abbiamo assistito alla Legge di Stabilità 2015, (la Legge 190/14 art. 1) che ha introdotto l’obbligo, per i dirigenti scolastici, salvo casi particolari, a nominare i supplenti del personale Ata solo dall’ottavo giorno di assenza. Con effetti negativi prevedibili. E con i tagli alle supplenze “brevi” proprio tra il personale Ata, molte scuole sono state messe in ginocchio. E a poco è servita la nota n. 2116 del 30 settembre 2015, che ha dato facoltà ai presidi di nominare supplenti anche “per i primi sette giorni di assenza” però per il solo “profilo di collaboratore scolastico”. Lasciando completamente scoperto il servizio in tutti i casi di assenza di assistenti amministrativi e tecnici.
Il Governo in carica ha quindi confermato questa manovra nell’ultima Legge di Stabilità. E precedentemente aveva pensato bene di attuare un piano straordinario di assunzioni “dimenticando” clamorosamente il personale Ata. Superandosi, quando ha deciso di congelare le oltre 5mila assunzioni già annunciate per coprire almeno il turn over, in attesa di conoscere il destino del personale in esubero delle province. A poco sono servite le parole del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, di “riprendere a partire dal prossimo anno scolastico".
“Questo assurdo blocco del turn over – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief – sta svilendo la professionalità di migliaia di amministrativi, tecnici e ausiliari. Il nostro sindacato ha già impugnato quella mancata assunzione e l’illegittima sottoscrizione di tutti i contratti annuali con scadenza 30 giugno 2016, anziché 31 agosto 2016: per tale motivo, abbiamo presentato ricorso al Tar contro laNota 27715 del 28 agosto 2015. In questi giorni, è in corso la deposizione di quella class action e nei prossimi mesi sapremo se è stato giusto scalzare dalle immissioni in ruolo i dipendenti precari che vi erano destinati, per fare spazio a dei lavoratori provenienti dalle province. È poi paradossale che questo stesso personale sia stato dimenticato anche nel ‘potenziamento’ della Legge 107/2015, come per il bonus dell’aggiornamento e i mesi di lavoro estivo”.
I diritti del personale Ata hanno dunque raggiunto livelli minimi: niente assunzioni, niente aggiornamento professionale, contratti ridotti di due mesi (luglio e agosto) e niente sostituzioni fino a 7 giorni, salvo casi particolari.Ecco perché occorre ricorrere in tribunale: per dimostrare che nelle scuole non lavorano dei fantasmi. Ma dei lavoratori in carne o ossa.
Per approfondimenti:
DDL Scuola – Il maxiemendamento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazioni di docenti
Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
Mancate assunzioni personale Ata, dal Miur una risposta minimale: Anief avvia il contenzioso
Scuola, l'ultimo fronte: se i bidelli si ammalano si rischia la chiusura (La Repubblica del 16 settembre 2015)