È giusto che a un collaboratore scolastico venga dato uno stipendio non molto superiore ai sussidi sociali? Può un insegnante ultra titolato, abilitato e specializzato essere pagato meno di un impiegato? Può un docente o Ata rimanere bloccato anche 40 anni sullo stesso profilo professionale senza avere opportunità reali di carriera? Può un insegnante o un amministrativo della scuola svolgere servizio a mille chilometri da casa, in un istituto collocato in un territorio complicato, senza ricevere un euro di indennità? Perché nella scuola non si può nemmeno parlare di ‘buono pasto’? Come mai nel pubblico impiego l’assistente amministrativo delle scuole è l’unico che non percepisce la specifica indennità di videoterminalista prevista dalla legge? Nelle ultime settimane queste domande sono state poste dall’Anief ai parlamentari e ai rappresentanti dell’amministrazione pubblica nel corso di più occasioni di confronto.
Durante le audizioni in Parlamento, gli incontri svolti al Ministero e la trattativa per il rinnovo contrattuale, il giovane sindacato ha spiegato che la situazione economica e professionale dei dipendenti della scuola, un quarto dei quali pure precari di lungo corso, sta diventando insostenibile. Lo ribadirà anche nel corso dei prossimi incontri all’Aran, a partire da quello del 1° giugno dedicato al comparto Istruzione, ma anche prima, il 23 maggio, quando il confronto presso l’Aran sarà dedicata all’Afam.
“Siamo vicini allo sfruttamento puro, che si manifesta con malessere e frustrazione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. Per questo abbiamo chiesto e chiederemo sempre investimenti corposi per aumentare i compensi, introdurre delle indennità e adeguare gli organici alle esigenze delle scuole. Vale per i docenti, ma anche per il personale Ata: ci sono delle aree professionali presenti sulla carta, negli accordi, nei contratti, però mai attivate in trent’anni. Adesso, si vorrebbero sostituirle in un'unica nuova area professionale, ma il punto è un altro: senza risorse, non si va da nessuna parte. Dunque, è inutile andare a cambiare i nomi delle figure professionali, aggiornare e triplicar le mansioni, come si è fatto con la scuola dell'autonomia, mentre i compensi rimangono gli stessi. O meglio, diventano sempre più ridotti perché nel frattempo il caro vita avanza sempre più spedito”.
“Non siamo nemmeno contrari – ha detto Chiara Cozzetto, segretaria generale Anief – ad attivare una sequenza contrattuale solamente per il personale ATA, ma è chiaro che per noi serve prima che vengano stanziate adeguate risorse aggiuntive: lo diciamo da tempo e lo abbiamo chiesto in Parlamento anche durante l’audizione delle settimana scorsa per migliorare il decreto legge PA n. 44”.
Per il sindacato vi sono dei punti cruciali sui quali non si può soprassedere: introdurre anche per docenti e Ata alcune indennità, a cominciare da quelle di trasferta, di rischio e di sede, che in altri comparti sono assegnate da decenni. Va introdotto per via contrattuale il principio della formazione del personale da svolgere in orario di servizio. Come pagare i permessi motivati anche al personale precario, finanziare il congedo automatico per le donne vittime di violenza e di estendere ai docenti permessi orari per visite mediche già in vigore per il personale Ata. Come vanno stralciati i vincoli alla mobilità del personale e le sanzioni disciplinari per i docenti. L’Anief si sta anche battendo per includere i Glo tra le attività funzionali all'insegnamento. Per quanto riguarda il finanziamento delle risorse aggiuntive messe a disposizione dalle precedenti leggi di bilancio, pari a 300 milioni di euro, ora ridotti a 220 milioni, il sindacato ritiene che debbano essere estesi a tutto il personale scolastico.
“Non dimentichiamo – dice ancora Marcello Pacifico – che servono delle risorse per l’organico aggiuntivo e per valorizzare il personale Ata e i Dsga: per questi ultimi si sta per attuare un concorso da 2.600 posti, senza tenere però conto dei facenti funzioni con tre anni di esperienza anche senza laurea. Secondo noi anche la materia della formazione su tutor e orientatori deve essere ricondotta alla contrattazione”, conclude il leader dell’Anief.
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