Sulla Carta del docente da dare ai precari c’è “una discrasia rispetto alla direttiva 1999/70/CE affermata recentemente dalla stessa CGUE (ordinanza 10.5.2022 nella causa C-450/2021) che, ritenuto preliminarmente che l’assegnazione della carta docente per le sue peculiarità e pur non costituendo retribuzione si configuri con ”condizione di impiego” per la quale non vi può essere discriminazione tra personale assunto a tempo determinato o indeterminato che non sia fondata su obiettive ragioni”. A scriverlo è il giudice del lavoro di Venezia nell’accordare i 1.000 euro richiesti da un’insegnante che ha presentato ricorso con Anief dopo aver svolto due annualità come supplente tra il 2021 e il 2023. Per il tribunale veneto – che ha fatto anche riferimento alla posizione favorevole ai precari del Consiglio di Stato con sentenza n. 1842/2022, oltre che a quella recentissima pubblicata il 27 ottobre scorso dalla Corte di Cassazione - “si impone dunque per il giudice nazionale il dovere di disapplicare la normativa interna per la parte in cui non attribuisce anche al personale assunto a tempo determinato il diritto al rilascio della carta docente per la fruizione dell’importo di € 500,00 per anno scolastico finalizzata a iniziative formative indicate dalla L. 107/15”.
IL COMMENTO ANIEF
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, rammenta che “con la sentenza di pochi giorni fa della Corte di Cassazione sul bonus annuale del docente si è chiuso il cerchio. Inizialmente abbiamo calcolato che saranno 150 mila i beneficiari potenziali di questo beneficio negato, ma potrebbero essere molti di più, soprattutto se il Governo non metterà mano alla Legge 103 del 10 agosto 2023, che ha concesso la card solo ai supplenti annuali con contratto in scadenza il 31 agosto 2024. Questo significa che chi oggi non ha accesso alla card docente da 500 euro annui e non l’ha avuto fino ad oggi non rimane che presentare ricorso gratuito con Anief: basta avere svolto 150 giorni di docenza come precari e rivolgersi alle nostre strutture sindacali”.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DI VENEZIA
P.Q.M.
Il Giudice del Lavoro, ogni contraria istanza disattesa, accerta il diritto della ricorrente all’accredito sulla Carta elettronica di € 1.000,00, e conseguentemente condanna il Ministero a provvedere al relativo accredito a favore della stessa.
Condanna il Ministero convenuto a rifondere ai procuratori della ricorrente - che si sono dichiarato antistatari - le spese di lite, liquidate in € 1.000,00, oltre IVA, CPA e rimborso spese generali 15%, e le spese di contributo unificato per € 21,50.
Venezia, 10/11/2023.
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