Sull’assegnazione della Carta del docente è impossibile pensare che il legislatore non abbia sbagliato: andava assegnata pure ai precari. A sostenerlo è anche il Tribunale di Padova, che ha fatto avere a un insegnante i 2.500 euro che l’amministrazione scolastica gli aveva negato a fronte di cinque lunghe supplenze tra il 2018 e il 2023. Il giudice ha spiegato che in virtù del parere favorevole della Corte di Giustizia europea, ribadito con una chiara Ordinanza dell’anno scorso, vanno “disapplicati, coerentemente con il principio enunciato da GCUE C-450/21, i cc. 121, 122 e 123 l. 107/15 e l’art. 3 del d.p.c.m. 18.11.16, nella parte in cui limitano l’assegnazione della carta elettronica ai soli docenti a tempo indeterminato”. Tra le motivazioni citate dal Tribunale veneto figura anche il riferimento all’art. 282 d.lgs. 297/94, il cosiddetto Testo unico della Scuola, in base al quale “l’aggiornamento delle conoscenze è un diritto dovere fondamentale del personale docente.
Inoltre, si legge nella sentenza di Padova, “i circoli didattici e gli istituti, anche sulla base delle proposte dei distretti, favoriscono con l'organizzazione di idonee attrezzature e di servizi, l'autoaggiornamento e l'aggiornamento, anche in relazione alle esigenze risultanti dalla valutazione dell'andamento didattico del circolo e dell'istituto e di eventuali iniziative di sperimentazione: tale disposizione si rivolge indifferentemente sia ai docenti a tempo indeterminato che a quelli a tempo determinato e quindi esclude che, dal punto di vista della natura del lavoro e delle competenze professionali richieste, sussistano ragioni oggettive, ai sensi dell’art. 4 pt. 1 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva 1999/70/CE, tali da giustificare una disparità di trattamento”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “fa riflettere come praticamente tutti i tribunali si siano allineati nel riconoscere il diritto dei lavoratori, di ruolo e precari, ad aggiornarsi. Chi dice ‘no’ all’aggiornamento professionale ad un supplente commette un atto illegittimo e discriminatorio. Come pure esplicitato lo scorso anno dal Consiglio di Stato, attraverso la sentenza n. 1842 del 18.3.2022. Il Governo ha concesso per un solo anno la Carta del docente solo ai supplenti annuali fino al 31 agosto 2024: è chiaro che non basta. Gli esclusi, con almeno 5 mesi di supplenze svolte per anno scolastico, anche per il passato e pure se oggi di ruolo, farebbero davvero bene presentare il ricorso con Anief recuperando in questo modo tutto il maltolto fino all’ultimo euro”.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DI PADOVA
“Il Giudice, definitivamente decidendo, ogni diversa domanda ed eccezione rigettata, dichiara prescritto il diritto alla carta docente per gli anni scolastici 2015/16, 2016/17 e 2017/18; dichiara il diritto di XXXXX XXXXX di usufruire della carta docente per gli anni di insegnamento 2018/19; 2019/20; 2020/21; 2021/22; 2022/23; dichiara tenuto e condanna il Ministero convenuto a rilasciare a XXXXX XXXXX una carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente, da impiegare con le medesime modalità previste per i docenti a tempo indeterminato e con accredito, per gli anni passati, della somma di € 2500,00; condanna il Ministero dell’Istruzione a rifondere le spese di causa, che liquida in € 2500,00 di compensi, oltre spese generali, cp e iva; da distrarsi in favore dei procuratori antistatari.
Così deciso in Padova, li 17.10.22.”.
IL RICORSO CON IL SINDACATO
L’Anief continua a proporre i ricorsi per accedere con Anief al bonus docente: l’obiettivo è quello di recuperare 500 euro per ogni supplenza, anche per i contratti fino al 30 giugno, al termine delle lezioni o di durante ancora inferiore. Per maggiori informazioni o per aderire all’impugnativa Anief, in modalità singola o collettiva, basta collegarsi con la pagina internet predisposta dal giovane sindacato autonomo.
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